«L’abbiamo definita, senza esagerazioni, la sanità dei paradossi, la sanità delle disparità incomprensibili. E ancora una volta, e per la quarta volta, è la Regione Veneto “a balzare agli onori”, per un provvedimento che certo non ci fa sorridere. Ricorderete, prima di tutto, la controversa vicenda dei Super Oss, quelle figure “quasi ibride”, che la Regione Veneto ha pensato bene di istituire per coprire la carenza infermieristica. Quante volte, con le nostre campagne stampa, abbiamo evidenziato che il nostro sistema sanitario ha bisogno sempre più di infermieri specializzati e di un indispensabile ricambio generazionale, e non certo di figure che, seppur di supporto, non potranno mai sostituire gli infermieri per competenze, professionalità e titolo di studio. Ma non avrete dimenticato, certo, sempre in Veneto, la vicenda degli infermieri interinali retribuiti fino a 6mila euro al mese, colleghi che il più delle volte vengono ingaggiati da agenzie esterne. Tutto questo mentre i nostri infermieri si dimettono in massa o decidono di andare all’estero per accettare offerte certamente più dignitose”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale Nursing Up
«E sicuramente non vi sarà sfuggito che, sempre il Veneto, è stata una delle prime regioni a ingaggiare, precisamente nella Marca Trevigiana, nel luglio 2021, infermieri extracomunitari.
La ragione è sempre la stessa: coprire le falle legate alla voragine del personale sanitario, laddove però, il più delle volte, non smetteremo mai di dirlo, le toppe rischiano di aggravare il problema che sta all’origine, visto che siamo di fronte a colleghi che il più delle volte non parlano la nostra lingua, con variegate tipologie di studio.
Ma non è finita qui, poiché la Regione Veneto adesso, come se non bastasse, ancora una volta si distingue per le sue decisioni, in campo sanitario, tutt’altro che condivisibili. E’ dello scorso agosto infatti la notizia che, neanche a dirlo, per coprire le voragini di personale dei caotici pronto soccorsi, è stato siglato un accordo per pagare gli straordinari dei camici bianchi fino a 100 euro l’ora.
Un accordo, quello raggiunto tra la Regione e le organizzazioni sindacali, che tenta di rendere nuovamente attrattiva l’area di Emergenza-Urgenza dove, tra carenza di personale, turni massacranti, aggressioni e contenziosi, non vuole lavorare più nessuno.
Come noto le aziende ospedaliere in difficoltà ricorrono sempre più a cooperative e società private che assicurano la copertura dei turni a costi elevatissimi per la collettività, senza garantire la stessa qualità assicurata dai medici dipendenti assunti con concorso. Per questa ragione si è pensato bene di arrivare a pagare cifre del genere per i medici che decidono di restare “al fronte”, accettando di fare straordinari nei pronto soccorsi.
Fin qui non ci sarebbe nulla di male, continua Antonio De Palma, se questa notizia oggi non venisse messa a confronto con la conferma che in Veneto, così come in altre regioni, come previsto dal CCNL gli altri operatori sanitari del comparto, che sono anche loro in prima linea nei pronto soccorsi, percepiranno una indennità annuale di 1300 euro.
Avete capito bene! Per i turni di straordinario nei medesimi pronto soccorsi, i medici percepiscono già oggi fino a 100 euro l’ora, invece agli infermieri e altri professionisti della sanità spetterà dal 2023 una indennità che, come dire, se da un lato è stata finalmente riconosciuta con il nuovo contratto, perché prima non c’era, dall’altro resta ancora troppo lontana da quella della dirigenza medica.
Chiediamo al Ministro della Salute risorse integrative per il SSN, questa volta destinate anche a bilanciare l’enorme divario esistente tra le retribuzioni del personale della dirigenza e quelle del resto del personale sanitario.
Alla fine dei giochi, 13 ore di lavoro straordinario di un medico costeranno, al SSN, più o meno l’equivalente di un anno intero di indennità di pronto soccorso destinata ad un infermiere.
Il discorso è sempre lo stesso: non finiremo mai di denunciare alla collettività l’enorme sperequazione ad oggi esistente, sia tra le retribuzioni dei medici e quelle degli infermieri e le altre professioni sanitarie, che in relazione al trattamento giuridico, mentre ai primi concede l’esercizio della libera professione intra moenia, agli altri la nega inspiegabilmente.
Tutto ciò per noi travalica qualsiasi limite di oggettività e ragionevolezza! E non smetteremo certo di chiedere ai nostri interlocutori, se è davvero questo il metro di misura più equilibrato possibile per costruire la sanità del futuro», chiosa De Palma.