Pubblichiamo l’intervista concessa da Stefano Zamagni all’Agenzia stampa Adn – Kronos in merito all’accordo raggiunto per cancellare il debito pubblico dell’Argentina grazie all’intervento della Pontificia accademia delle scienze sociali.
La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, attraverso l’intervento di alcuni suoi membri ha svolto un ruolo determinante per l’annullamento del debito in Argentina. ”In questa vicenda è stato fondamentale il contributo delle idee. Membri della Pontificia accademia come il Nobel Joseph Eugene Stiglitz, supervisore di Martin Guzman, Ministro delle Finanze argentino e Jeffrey Sachs, che pure era stato il docente di riferimento di un altro ministro, nei mesi scorsi hanno mostrato al gruppo di creditori guidato da Larry Fink, ceo del fondo Black Rock, quali sarebbero state le conseguenze per la stabilità finanziaria globale di un terzo default nel Paese nell’arco di 20 anni, essendo l’Argentina la terza potenza economica dell’America Latina”.
A rivelare il retroscena all’Adnkronos è Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, che aggiunge: ”Questo modello andrebbe trasferito in Italia sui Recovery Fund attraverso l’intervento di chi
se ne intende. Sarebbe un grande contributo se gli economisti assolvessero alla loro funzione civile, senza interessi di parrocchia o personali in gioco. Restituiamo il pensiero teorico all’economia”.
‘In Argentina Alberto Fernàndez si era trovato a gestire un debito di proporzioni enormi, senza averne responsabilità diretta. Per portare i creditori all’annullamento è dunque intervenuta sul piano delle idee l’Accademia attraverso Stiglitz, Sachs ed altri membri. Così il Governo argentino non è stato abbandonato come in passato. Già a marzo
– ricorda Zamagni, che è anche ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna – avevamo affrontato il tema: la responsabilità sociale deve essere a carico sia del debitore che del creditore perché il debito, se il debitore non può pagare, strangola. In quest’ottica l’Accademia ha trovato delle soluzioni praticabili ed eque. Se gli economisti svolgessero questo ruolo civile e smettessero di pensare esclusivamente ai loro interessi di parrocchia, le cose
andrebbero molto meglio”.
Come va interpretata la nomina di Mario Draghi nella Pontificia accademia? ”So che potrebbe esser letta fuori dalle righe. Ma tutto è nato da una mia scelta. Ci conosciamo da 35 anni, Draghi aveva abbandonato le sue cariche ed annunciato che non ne avrebbe prese altre offrendo però la sua disponibilità a fornire il proprio expertise – ricorda – Così ha accolto di buon grado il mio invito, approvato in seguito a voto a scrutinio segreto dal Consiglio dell’Accademia, validato poi dalla segreteria di Stato per quanto riguarda la rispondenza ai criteri di moralità generale richiesti, non legati all’essere o meno credenti. Quindi il processo si è concluso con l’emissione del decreto di nomina da parte del Pontefice”.
Draghi – conclude l’economista – in quanto membro dell’Accademia, parteciperà ai prossimi lavori. Ad ottobre, ad esempio, al webinar internazionale in cui discuteremo delle politiche post-covid in campo finanziario e sanitario”.
Intervista di Roberta Lanzara