Alitalia torna sulle prime pagine dopo la decisione di ieri della Commissione europea di bocciare come “aiuti di stato”  il prestito di 400 milioni concesso a quella che allora era ancora la compagnia di bandiera. L’Italia ora dovrebbe mettersi a recuperare dalla compagnia l’aiuto illegittimamente ricevuto, e maggiorato degli interessi. La somma da recuperare, insomma, dovrebbe aggirarsi attorno ai 600 milioni.

In realtà, non sarà recuperata una lira dal Governo italiano come già, del resto, accaduto con il precedente prestito da 900 milioni del 2017 e con quello di prima ancora da 300 milioni deciso dall’Esecutivo a guida Prodi. Come accaduto in tutte le occasioni precedenti, la somma sarà iscritta nel passivo dell’amministrazione straordinaria. In poche parole, saranno gli italiani a mettere ancora mano al portafogli per una delle vicende più emblematiche della gestione della cosa pubblica “all’italiana”.

Lo abbiamo già ricordato molte volte, dal 1974 ad oggi Alitalia ci è costata 12 miliardi in alcuni decenni e questo non non è servito a farla sopravvivere. E non possiamo che ripetere quel che già scrivemmo poco meno di due anni fa: “Resta la considerazione che l’Alitalia è il simbolo negativo di un’Italia da trasformare. Di una classe dirigente cui manca la capacità di ragionare pensando ai decenni a venire, invece che alle modeste vicende domestiche che affrontiamo sempre in termini di “faida di comune” di carducciana memoria. E ancora oggi proviamo ad affidarci in buona parte alla logica del sussidio CLICCA QUI).

Vediamo se, sull’altare della “finta” italianità, uno dei tanti pozzi di San Patrizio di questo Paese continuerà a restare aperto e lo si vorrà far continuare ad ingoiare i soldi pubblici per accontentare ciechi e senza sbocchi interessi privati.

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