Quando sbarca dal treno sotto le volte della Stazione Centrale, Totò spiega a Peppino che a Milano c’è la nebbia e che la nebbia è una cosa che quando c’è non si vede e quando non c’è si vede. Del leader, federatore o quant’altro di simile sia, si può dire qualcosa di analogo, ma a rovescio.
Il “leader” quando c’è si vede. Quando non si vede è perché non c’è. In buona sostanza, in ambedue i casi è perfettamente inutile cercarlo. Il leader – diversamente da un presidente o da un segretario, ad esempio in una qualunque associazione oppure anche in un partito politico – non lo si elegge. Lo si riconosce e basta.
Un movimento d’ opinione, una corrente di pensiero oppure, ancora una volta, una forza politica, infatti, se ha un’effettiva consistenza, una corrispondenza vitale con quel particolare momento storico, il leader lo crea, se lo trova fatto e lo scodella pronto e servito. Se vogliamo perfino a suo dispetto o, almeno fino ad un certo punto, addirittura a sua insaputa.
Questo assunto vale anche a rovescio. Cioè se si pensa che sia necessario trovarne il leader perché una certa corrente d’opinione si affermi, vuol dire che tale corrente è ancora, per lo meno, immatura ed informe. Del resto, le leadership non si improvvisano e non si costruiscono a tavolino. Sono consistenti – cioè dotate di una coerenza interna – se frutto di un processo storico che il leader ha attraversato, interpretato, ispirato e, in un certo senso, fatto suo. Ne è, in fondo, una riprova anche la vicenda dell’Ulivo. O meglio di Prodi che l’ha “federato” due volte nell’ arco di dieci anni, e in ambedue le occasioni i suoi governi sono caduti assai prematuramente, per fratture interne, non per il prevalere delle opposizioni.
Il rapporto tra il leader ed il relativo movimento è sempre biunivoco e più intrecciato e complesso di quanto mai si pensi. In un certo senso, è un po’ il discorso dell’uovo e della gallina. Ed anche qui si può ricorrere ad un caso, a suo modo esemplare: il sorgere impetuoso della prima Lega. E’ Bossi che crea la Lega oppure la Lega – cioè lo spirito, le istanze, le pulsioni sociali di quel tempo – a creare Bossi, cioè a condensarsi nella figura di un leader, senza il quale quel sentimento diffuso non sarebbe approdato a nulla?
Piuttosto che pensare al “federatore”, si può e si deve costruire l’ alternativa al governo della destra, costruendo un vasto, ampio, profondo processo di partecipazione democratica.