Riformare non basta. Occorre piuttosto trasformare la politica secondo un modello di sviluppo inclusivo e solidale. E’ la premessa dalla quale si articola la proposta del Movimento popolare federalista (Mpfe), formazione politica siciliana guidata da Domenico Cutrona, attivista politico di lungo corso e d’ispirazione morotea.
Lo scopo è quello di riattivare il centro in politica partendo da valori fondanti quali il solidarismo e l’interclassimo. Ovvero, le linee guida annunciate nel 1919 da Luigi Sturzo nel suo ‘appello ai liberi e forti’ alla vigilia della costituzione del Partito Popolare.
“Ormai da tempo in Sicilia nascono movimenti che rivendicano solo con parole vuote la loro appartenenza al centro moderato. Ma lo fanno senza nessuna cultura, solo ed esclusivamente per acquisire e consolidare posizioni di potere – afferma Cutrona -. Aggregazioni che non poggiano sulle basi sui valori del Cattolicesimo democratico e che di fatto hanno creato soltanto confusione senza riuscire a dare risposte concrete ai cittadini, a cominciare da quelli siciliani in termini anzitutto di soluzioni al problema della disoccupazione“.
Dito puntano, insomma, contro una mala gestione reiterata da trenta anni che ha spinto la Sicilia nel baratro economico, quello da cui i giovani fuggono per potere lavorare.
“Si è affermata solo una politica affaristica, che ha allontanato la gente: un’azione priva di progetto e di proiezione di sviluppo futuro – riprende Cutrona -. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, prodotto da situazioni scandalose che hanno confermato il fallimento dell’attuale classe politica e accelerato di fatto lo sfacelo della Pubblica Amministrazione“.
Occorre allora voltare pagina. Con una forza politica “alternativa – spiega – a una destra con cui non è possibile dialogare: non trasversale ma dichiaratamente di matrice cattolica, capace di correre in politica mettendo al centro una inderogabile ‘questione morale’. Momento di riferimento saranno le prossime elezioni regionali, dove annuncia Cutrona “ci presenteremo con un nostro candidato al ruolo di governatore“. L’Mpfe aderisce a Politica Insieme ( CLICCA QUI ), il movimento di ispirazione cristiana che annovera tra altri anche l’economista Stefano Zamagni, tra i principali studiosi di economia sociale. E che ha di recente pubblicato un manifesto per propugnare l’impegno in politica dei cattolici laici ( CLICCA QUI ).
Tre i punti fondamentali del Mpfe: giustizia sociale; ripristino del potere di rappresentanza delle classi sociali; ritorno al sistema elettorale proporzionale.
Più in concreto, secondo Cutrona “è indispensabile rivitalizzare anziututto gli enti territoriali. Per la Sicilia eliminare le province è stato un errore; dovrenbbero essere riformate anziché insistere con strutture di super-comuni che esprimono solo paralisi. Un esempio? Basta percorrere la rete stradale siciliana: le strade secondarie, inn precedenza amministrate dalle province, versano tutte in gravi condizioni di dissesto e, dal momento che non si riesce più a definire la competenza territoriale per metterle a posto, restano abbandonate“.
“Ci rifacciamo ai principi di solidarietà e sussidiarietà, peraltro indicati dalla Dottrina Sociale della Chiesa. E naturalmente a don Sturzo, che si definiva un ‘federalista impenitente’. Sul suo esempio vogliamo propugnare il decentramento amministrativo e quindi l’autonomia degli enti territoriali. Le municipalità devono essere vicine al cittadino. Un comune, per le sue scelte gestionali, non può ‘dipendere’ da Roma. Non si tratta certo di principi nuovi; ma di certo accantonati, mentre la politica di questo paese, a ogni livello, è stata sminuita da partitocrazia e incompetenze“. Inolte “la legge Bassanini sulla pubblica amministrazione andrebbe abrogata perché ha finito per dare ai dirigenti eccessivo potere rispetto per esempio agli stessi sindaci“.
Il lavoro, tema centrale. “E’ possibile sbloccare l’impasse della disoccupazione se la Sicilia punterà su agricoltura, turismo e settore creditizio. Occorre valorizzare un’agricoltura di qualità attraverso finanziamenti ai consorzi agrari. Potenziare il settore turistico migliorando trasporti, ricettività e offerta culturale. E ridare una banca alla Sicilia“.
Cutrona non ha dubbi: “un nuovo istituto di credito sul modello della Sicilcassa. Sul fronte creditizio siamo deficitari: “Mentre da noi l’impegno bancario pro-capite non supera i 5mila euro annui, al nord è pari a 17mila euro“. Per ridurre il gap della Sicilia rispetto a altre regioni, infine, bisogna ridurre il peso fiscale per le imprese che vorrebbero investire nel nostro territorio.
Fondamentali le grandi infrastrutture per creare occupazione. Ma vanno valutate bene le priorità: “Non siamo contrari al megaprogetto del Ponte sullo Stretto. Ma prima di puntarci seriamente è indispensabile realizzarne altre per facilitare i trasporti. Prima del Ponte, l’alta velocità“.