Chi ha frequentato i politici della Prima repubblica, di tutti i partiti e di tutte le qualità, non può che restare un pochino perplesso nel leggere le dichiarazioni degli sconfitti in Umbria.

Di Maio: “ Per la prima volta nella storia abbiamo deciso di fare un’alleanza, un patto civico, col Pd. Non ha funzionato, in Umbria siamo a uno dei risultati più bassi, questo esperimento non è più praticabile. Il M5s va meglio quando corre da solo”. Zingaretti: “ su future alleanze decideremo volta per volta”.

Insomma, sono stati vittime dell’ansia da prestazione come capita a tanti giovani al momento del loro primo rapporto: cade il mondo.

Il motivo che entrambi invocano per giustifcare l’insuccesso? Quello dell’alleanza tra di loro. Non va bene a livello locale. Tutto qua. Va cercato un altro posto, altra intimità!

Le questioni economiche sociali degli umbri non avrebbero inciso. Così come il secondo disastro del terremoto, quello della ricostruzione. I motivi veri di una sconfitta sono tutti un di più.

Come accade sempre dopo il fallimento della “ prima volta”,  la polemica non è diretta. Il broncio è in qualche modo represso. Eppure, Pd e 5 Stelle si rimproverano l’un l’altro la sconfitta. La repressione del sentimento di stizza, in effetti,  è innescato anche dalla necessità di non toccare il Governo cui partecipano insieme.

Se vale la proprietà transitiva anche in politica, però, dobbiamo ritenere che parlino così perché, in cuor loro, si attendono lo stesso risultato dopo le prossime elezioni politiche generali. Una buona ventata di ottimismo sostiene le loro vele, dunque.

Dove sono finite le ipotesi di trasformare l’estemporaneo e forzoso accordo di governo in un’alleanza a tutto tondo, tra due organizzazioni politiche che hanno vissuto congiuntamente in terra d’Umbria l’amaro sapore della sconfitta?

Altri quesiti incalzano. In particolare, quello su come possano essere giunti così ignari i gruppi dirigenti di 5 Stelle e Pd all’appuntamento elettorale di due giorni fa.

Eppure, che le cose non potessero andare bene lo si sapeva da un pezzo. Che il Pd fosse in trance dopo lo scandalo giudiziario che l’ha travolto era palpabile. Che i seguaci di Beppe Grillo avessero problemi a sostenere il centrosinistra dell’Umbria era cosa alla portata d’orecchio in ogni bar o mercato in provincia di Perugia o in quella di Terni.

Solo per Zingaretti e Di Maio il risultato è stata una sorpresa. Anime candide. Ma se quello che ci raccontano i due capi è vero, i loro seguaci avrebbero davvero di che preoccuparsi.

Le anime candide, però, stanno facendo capolino anche tra alcuni osservatori cattolici che stanno spulciando le liste degli eletti tra i vincitori della destra. La speranza è quella di trovare almeno un cattolico che la pensa come loro tra i nuovi componenti il parlamentino regionale. Sembrano che facciano un po’ di fatica perché i premiati sarebbero solo leghisti con il bollo.

A destra come a sinistra, insomma, è sempre la stessa storia. Ci  si rivolge ai voti dei cattolici con il “ barese” o con quello “ a vite”: due arnesi che servono per il richiamo dei tordi. Poi, gli eletti sono gli altri, quelli degli apparati di partito.

Meditate gente, meditate. Diceva Renzo Arbore e finiva tutto con una … birra.

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