Soprattutto chi non si occupa di Politica, deve sapere che, prima o poi, la Politica si occuperà di Lui. Vero è, però, che la Politica deve autoriformarsi ritrovando la forza del discorso complesso, alleandosi o scontrandosi sulle grandi visioni di futuro. Il futuro è adesso, e l’Europa è giusto che sia ora  il “tema” del dibattito. Nel caso delle riforme proposte dall’attuale maggioranza di Governo, Pastrocchi inestricabili.

Domande: l’eventuale approvazione delle due riforme, in termini di collocazione europea, verso dove porteranno il Paese? La diminuzione del numero dei votanti alle ultime elezioni regionali quali considerazioni suggerisce?

Proviamo a sgomberare il campo da un equivoco: non solo l’Italia, ma anche l’Europa sono nate sulla base dell’antifascismo; l’Italia lo manifesta con la Costituzione (sulla quale giurano coloro i quali assumono ruoli di governo o di responsabilità pubblica) ed i suoi singoli articoli, a cominciare dagli articoli 1 e 3 (per chi abbia voglia di leggerli), fino alle Disposizioni finali; l’Europa lo testimonia con il Manifesto di Ventotene.

Quando affronta questo tema, la cerchia della Presidente del consiglio lo fa in modo maldestro e controproducente Non c’è quadro senza cornice; la cornice della convivenza civile e del contemperamento di opposti interessi, è la legge.

E’ importante, ai fini della prosecuzione di un contesto Democratico, il mantenimento del sistema di contrappesi previsti dall’attuazione del Principio della “separazione dei poteri”, minacciato dai recenti emendamenti alle norme sul Premierato, in tema di scioglimento delle Camere  da parte del Premier eletto.

Un Presidente emerito della Corte Costituzionale[1], , ha dichiarato: “Tra il Disegno di legge sull’Autonomia differenziata ed il Premierato c’è un rapporto esistente ed evidentemente pericoloso. Imprudente proseguire su questa via”.

L’opinione pubblica assiste, impotente, all’insidioso assedio degli alleati di Governo sul tema Autonomia Differenziata, provvedimento ritenuto ostile verso il Centro\Sud.

Autonomia Differenziata

 “Se tutte le 15 Regioni a Statuto Ordinario potessero ottenere tutte le 23 materie in discussione, l’eccezione si convertirebbe in regola e la nuova regola sarebbe l’anarchia, con buona pace dell’unità degli italiani,  prevista dall’articolo 5 della Costituzione[2]”.

“Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni ed agli altri; lo sviluppo dell’Italia ha bisogno del rilancio del Mezzogiorno; è il caso di sottolineare che una crescita equilibrata e di qualità del Sud assicuri grande beneficio all’intero territorio nazionale. Due gravi problemi: si è inceppato l’ascensore sociale che rende la nostra Società aperta e libera; ciascuna delle (molte\troppe) morti per infortuni sul lavoro è inaccettabile[3].”

La reazione alla Moral Suasion del Presidente della Repubblica non si è fatta attendere: pare, ripeto, pare che si allontani la possibilità che la Lega tenti di approvare il Disegno di Legge sull’Autonomia differenziata prima della data delle Elezioni europee ed il blitz del Ministro Calderoli, per la prima volta, rallenti. Le opposizioni, compatte in tutte le componenti, hanno dichiarato che il provvedimento in discussione “distruggerà l’unità del Paese, calpestando il Principio di eguaglianza”.

Quale, ora, l’impatto sulla “Madre di tutte le Riforme”, il Premierato? L’elezione diretta del Premier aveva fatto passi avanti: il 17 aprile dell’anno 2024 la Commissione affari costituzionali del Senato aveva terminato l’esame degli emendamenti al Disegno di legge Casellati e presto si riteneva che sarebbe stato eletto il relatore. La Legge elettorale era previsto che sarebbe stata istruita nel periodo intercorrente tra le due letture del DdL; “Escluso che si arrivi al Premierato senza Legge elettorale[4]”.

L’iter legislativo del Disegno di legge in tema di “Autonomia differenziata a Finanza invariata”, aveva seguito un percorso accidentato (la maggioranza, su un emendamento presentato dal M5S è venuta a mancare 7 a 10: tutte le maggioranze forti tendono a farsi male da sole ); conseguenti aspri contrasti e incongrue forzature regolamentari. E’  comunque arrivato in Aula con l’obiettivo dell’approvazione da parte della Camera dei Deputati prima delle Elezioni europee. Davvero difficile che ciò possa avvenire, posto che dopo il 14 maggio si devono votare i decreti in scadenza.

A titolo di suggerimento si ricorda qui che la Costituzione postula Coesione, Convergenza, Perequazione fra i vari territori che costituiscono il nostro Paese.

Il Segretario di Forza Italia ha più volte ribadito che pretenderà che l’impegno relativo al “finanziamento” dei Livelli Essenziali di Prestazioni venga assunto formalmente dai Parlamentari italiani. “Se non ci sono risorse per tutti, il processo si ferma; l’Autonomia non deve essere una Riforma a vantaggio di uno e svantaggio di un altro, deve favorire tutti; su questo, vigileremo[5]”.

Il Presidente della Regione Calabria ed anche Vice segretario di FI, ha dichiarato il 29 aprile: “Nessun pregiudizio, ma consiglierei prudenza anche nei tempi dell’approvazione, poiché l’attuazione di una riforma così importante, secondo me, deve avvenire dando tempi adeguati al Parlamento”. Per Carlo Calenda l’Autonomia Differenziata, causa LEP\LUP, è un progetto inesistente.

Piccolo impedimento. Perché non si ampli il divario tra aree del Nord ed aree del Mezzogiorno non basta che i Livelli Essenziali ed anche Uniformi di Prestazioni siano “individuati”; servirebbe che siano “finanziati” e per ottenere questo, costituzionalmente previsto, servirebbe un fondo perequativo a favore delle regioni con minore capacità fiscale, di non meno di 100 miliardi di Euro in ragione di anno, di cui non c’è traccia in alcun documento del Disegno di Legge Calderoli, in corso di approvazione.

Il trucco c’é ma non è facile vederlo; consiste nel fatto che parecchie delle 23 materie da trasferire non sono comprese nel gruppo LEP, (non attenendo ai diritti civili e sociali erga Omnes); secondo alcuni tecnici rappresentano addirittura la “ciccia” dell’intero trasferimento; per queste, il secondo comma dell’articolo 4 del Disegno di Legge Calderoli prevede la possibilità del trasferimento delle funzioni appena approvata la Legge.

Un rischio poco considerato: un Premier reso forte dalla riforma vorrebbe davvero governare su territori privati di tante materie, funzioni, competenze?

Il Premierato

“Questa Riforma é una carica esplosiva sotto la nostra architettura istituzionale” dice la Maiorino dei 5 Stelle [6]”, ma nella stessa maggioranza di governo, ad oggi, le idee non sembrano molto chiare. Alla Madre di tutte le Riforme, manca ancora molto. Nulla si sa del sistema con il quale si voterà per  eleggere i componenti delle Camere. Nulla si sa dei contrappesi opportuni per rispettare il principio della “separazione dei poteri” cardine dei sistemi democratici[7], compromesso dall’incrementato potere di scioglimento delle Camere da parte del Premier eletto direttamente dal corpo elettorale. Infine, nulla ancora si è deciso in tema dei rapporti tra Presidente della Repubblica e Premier eletto.

Domanda: l’opinione pubblica è realmente consapevole di cosa sta accadendo nel Paese dopo il settembre dell’anno 2022 e sue implicazioni, anche in termini di condizionamenti del Parlamento e di quanto il “piano inclinato” può ancora fare accadere, per eccesso di “condiscendenza del cerchio magico”, nella inconsapevolezza dei distratti, alcuni dei quali ancorché chiamati all’azione dal ruolo occupato?

Abbiamo tutti chiaro che una democrazia senza il rispetto del principio della separazione dei poteri è una democrazia dimidiata, ove viene pretesa come investitura un consenso concretamente consistente nel 20% circa del corpo elettorale? Dove il potere senza contrappesi esercitabili, consente di inanellare problemi ai quali contrapporre nubi di fumo?

“Siamo chiamati a difendere la Costituzione, perché una volta di più esiste un progetto non per riformarla ma per stravolgerla; non sta in piedi il Premierato, fa presto a trasformarsi in una democrazia illiberale; distorsione che non può e non deve passare[8]”.

Secondo alcuni opinionisti[9], il traguardo al quale tende Fratelli d’Italia, ancor più che l’improbabile approvazione parlamentare, è il referendum che in molti prevedono che possa  essere celebrato tra la fine dell’anno 2025 ed i primi mesi dell’anno 2022.

Elezioni Europee

Mario Draghi: “Il Mondo sta cambiando velocemente; siamo stati colti di sorpresa. Per costruire un’Europa che sia in grado di competere nel Mondo, di oggi e di domani, è ora di mutare paradigma e preparare l’economia dell’Unione ad un cambiamento radicale. Ripristinare la nostra competitività non è un obiettivo che possiamo raggiungere da soli; ci impone di agire come unione Europea, come non abbiamo mai fatto prima [10].

Enrico Letta: “Il contesto globale, demografico ed economico è cambiato radicalmente”. La sua relazione, fra i tanti problemi, pone l’accento sulle tre principali barriere da abbattere tra i paesi dell’Unione europea:

– la creazione di un regime societario europeo, definito in base a regole comuni che le imprese potrebbero adottare in alternativa alle regole di una specifica nazione;

– la creazione di un coordinamento istituzionale tra Governi nazionali;

– l’armonizzazione della regolamentazione dei Mercati Finanziari, rafforzando le Autorità Europee ed attribuendo loro un ruolo di coordinamento delle Autorità nazionali.

Perché tutto ciò sia realizzabile, occorre superare un problema culturale: aggregarsi significa cedere quote di controllo, confrontarsi, condividere decisioni con protagonisti che magari parlano una lingua diversa dalla nostra.

I leader degli altri paesi europei sono più cauti. Le proposte si possono realizzare ove siano sostenute da un sistema di Paesi che sia in grado ed abbia la voglia di tradurre le Volontà in decisioni. Ci sono oggi le condizioni istituzionali? Ad alcuni commentatori sembra di no.

Purtroppo, la surrettizia preoccupazione maggiore è misurare la forza nazionale dei singoli partiti. L’Europa dovrà decidere se ha la forza di fare quel salto di coesione necessario ad affrontare il nuovo contesto internazionale  che la vede oggi esposta su più fronti[11]”. Le grandi linee: maggiore autosufficienza in aree critiche, maggiore competitività, transizione energetica, sicurezza, il tutto compatibile con la sostenibilità sociale.

In giugno si voterà il rinnovo della governance europea. E’ il momento di propositi e proposte per i prossimi cinque anni a venire. In ambito rigorosamente europeo, si potrebbe proporre: “una strategia comune che superi i sovranismi, basata su grandi investimenti pubblici e privati, a dimensione continentale[12]”, su difesa comune, su sistema bancario unificato, su Bond comuni, su i sistemi sanitario e scolastico tendenti alla convergenza ed a miglioramenti in tema di efficienza ed efficacia.

Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia, integra quanto sopra quando ritiene importante tendere verso “una Europa più unita, verso l’indipendenza energetica e digitale, che gestisca unitariamente i flussi di migranti necessari per far fronte all’invecchiamento della sua popolazione; che progredisca verso una Unione vera e propria , con una integrazione più stretta in termini sia finanziari che fiscali”.

Nel momento di trarre un bilancio, c’è da dire che vincerà solo chi sarà riuscito ad attrarre, con le sue proposte e le sue ipotesi di soluzioni, ai seggi elettorali, una percentuale maggiore di votanti, rispetto alle elezioni dell’anno 2019.

Massimo Maniscalco

 

[1] Ugo De Siervo.

[2] Michele Ainis, la Repubblica, 5 Maggio 2024.

[3] Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, attentissimo interprete dell’interno sentire degli Italiani, il 30 Aprile 2024, durante la sua visita in Calabria.

[4] Alberto Balboni, Fratelli d’Italia.

[5] Antonio Tajani.

[6] Alessandra Majorino, M5S.

[7] Teorizzato da Montesquieu, La separazione dei Poteri, 1644.

[8] Beppe Sala, Milano, Piazza Duomo, 25 Aprile 2024.

[9] Fra tutti, Massimo Franco

[10]  Mario Draghi, La Hulpe, High-Level Conference sui Diritti Sociali.

[11]  Lucrezia Reichlin, E’ tempo di parlare di Europa, Corriere della sera, 28 Gennaio 2024.

[12]  Guido Puccio, PoliticaInsieme.com; Draghi e l’Europa: il Futuro è oggi, 21 Aprile 2024.

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