Intanto che ci avviciniamo alla consultazione europea, è bene non distogliere lo sguardo da quanto vanno facendo gli addetti ai lavori nei cantieri della riforma costituzionale e dell’ autonomia differenziata. Due indirizzi uguali e contrari, destinati a viaggiare sulla stessa corsia, il primo contro-mano al secondo e viceversa.

Il dottor Stranamore costruisce la casa partendo dal tetto, intanto che ne scalza le fondamenta. Un buon inizio per finire a carte quarant’otto. Ma tant’è: questo è ciò che oggi passa il convento. Ad ogni modo, soprattutto di questi tempi in cui tematiche e livelli differenti si intersecano senza posa, la politica ha bisogno di uno sguardo a grandangolo, di una visione che copra quanto più possibile l’ ampiezza del campo visivo.

Intanto che le elezioni europee attraggono l’attenzione – ed, in un certo senso, addormentano il gioco, in ordine al profilo nazionale della questione politica – si fa formando, nel discorso pubblico del nostro Paese, una sorta di dorsale che fa da spartiacque e ridefinisce i versanti del nostro quadro politico complessivo.

Riforma della Costituzione nel segno dell’elezione diretta del Capo del governo ed autonomia differenziata non sono argomenti qualunque, anche se c’è chi ritiene – ed e’ pur vero – che non accendono il cuore degli italiani. I quali, però, non sono mai caduti nella tagliola di riforme destinate ad alterare l’impianto di garanzia democratica e popolare della Carta Costituzionale, dimostrando che, in realtà, comprendono, eccome, il rilievo determinante che l’impianto istituzionale del nostro ordinamento democratico assume in ordine alla generalità delle politiche, cominciando da quelle di ordine sociale, che il Paese assume. Insomma, si va formando una pregiudiziale costituzionale e repubblicana che ha a che vedere con la democrazia e l’unità dell’Italia, rispetto alla quale o si sta di là o si sta di qua.

Non sono possibili equivoci e più o meno alambiccati compromessi. Si tratta di un discrimine che va affrontato in termini di verità e schiettezza. Vale fin d’ ora per quanto sembri meno impellente in un contesto di carattere europeo.
E vale, soprattutto, nella prospettiva delle prossime elezioni politiche nazionali, per quanto possano apparire remote.
Ma non è così. Si tratta, insomma, di una linea di demarcazione netta di cui deve essere consapevole una certa sinistra che, in altri tempi, si è pur cullata in un’ipotesi semi o simil-presidenzialista, che forse allora sembrava suggestiva per ragioni di bottega. E vale, sull’altro fronte, ad esempio, per un partito come Forza Italia, che è
pur nato nel segno di quella cultura liberal-democratica e moderata, nella quale tuttora sembra riconoscersi, senonché, a rigor di logica, questa fa a pugni sia con il premierato che con l’autonomia differenziata.

Domenico Galbiati

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