Meglio prevenire che combattere è il motto che vale tantissimo oggidì e che ci è stato inculcato da sempre, saggiamente, dai seguaci di Ippocrate. Ergo, continuiamo placidamente la prescritta e coatta quarantena che durerà, con ogni probabilità, ben più di 40 giorni e verrà diluita, verosimilmente, e articolata in vario modo e con una serie di passaggi graduali, paragonabili ad una sorta di tappe verso il traguardo dell’agognata, conquistata libertà con il meritato ritorno all’attività lavorativa, di studio e di ricerca scientifica, non che alla vita sociale cui ognuno era abituato e infine alla possibilità di viaggiare in Italia e nel mondo.
La resistenza civile, morale e psicologica di cui la quasi totalità degli italiani si sta facendo carico è del tutto indispensabile per sconfiggere o almeno superare momentaneamente la fase più critica in cui il nostro nemico invisibile e incontrollabile ha già mietuto già undicimila cinquecento vittime, forse non proprio tutte accertate a causa della letalità del virus. E nella speranza che si riesca a individuare lo specifico genoma e produrre il vaccino attendiamo, dunque, pazientemente.
Né il mondo scientifico, né tanto meno le autorità governative si avventurano in questo momento a fare precise previsioni temporali, quindi che dire: “mala tempora currunt”!
Tuttavia appare corretto, utile ed opportuno secondo la gran parte di economisti, politologi e intellettuali iniziare sin d’ora a pensare al futuro del Paese, a pianificare quel “piano Marshall” che dovrà essere politicamente condiviso e strategicamente ponderato. Nel mentre stiamo cercando, faticosamente, di ri-creare un clima di unità nazionale e di solidarietà comunitaria, per la prima volta in oltre 60 anni dalla fondazione dell’Unione europea come istituzione la nazione italiana sta facendo valere – con un “fair play” definibile autorevole e costruttivo – il proprio peso a Bruxelles e nei confronti degli altri 26 Paesi membri, a motivo del carattere di straordinarietà dell’emergenza sanitaria ed epidemica che sta colpendo tutto il ns. apparato, ma che non tralascerà il resto d’Europa, con conseguenze economiche che avranno – e stanno già avendo – effetti devastanti e sostanzialmente di carattere recessivo.
Indipendentemente dal risultato che si otterrà per effetto della “moral suasion” condotta con la consueta diplomazia e capacità dal Presidente Mattarella, sarà più che mai importante rimboccarsi le maniche, fare sistema tra l’attore pubblico e l’imprenditoria, l’artigianato, l’agricoltura ed il terzo settore; accorciare il divario economico e socio-culturale esistente ad oggi tra nord e sud/isole del paese, mettendosi – tutti gli italiani – a posto con la propria coscienza civica, con riferimento specifico all’evasione ed evasione fiscali, tanto più alla corruzione, fattori questi che costituiscono un’enorme quota del deficit statale, il cui algoritmo totale,risalente a centinaia di mld. di euro, potrà essere una delle chiavi di volta per uscire dalla crisi economico-finanziaria che ci attanaglia e tenderà, purtroppo, a crescere.
L’epoca attuale è fortemente, direi universalmente, caratterizzata dalla mediocrità del pensiero – guida e dell’azione politica e perciò una personalità come Papa Francesco svetta, forte del suo pensiero libero, aperto e moderno, premonitore colto e dinamico dei danni che vengono provocati quotidianamente e sempre più pesantemente dall’azione dell’Uomo e dalla mancata chiamata all’appello alla “conversione ecologica”, alla tutela della “casa comune”, esposta a numerosi, micidiali pericoli planetari, quali: a) quelli derivanti dal cambiamento climatico, b) quelli causati dall’inquinamento e dalla contaminazione idrogeologica, c) quelli causati dalla sproporzione della produzione industriale e dell’approvvigionamento idrico e alimentare. Tant’è vera la tesi di Francesco, che non è scevra da queste problematiche l’origine stessa della pandemia da COVID-19!
La “mediocrazia” molto diffusa tra i governanti contemporanei della Terra ha sottovalutato, se non anche ignorato, la rilevanza “vitale” delle raccomandazioni contenute nell’Enciclica “Laudato sì” e ne stiamo constatando gli effetti per ora incontenibili; sarebbe curioso conoscere, a tal riguardo, quanti di loro l’abbiano letta, essendo stata elaborata da esperti di livello mondiale ( e sarebbe molto utile diffonderla, comunque).
Il sistema mediocratico per eccellenza si sta dimostrando palesemente quello delle istituzioni dell’U. E., incapaci di prendere decisioni forti e risolutive, di attribuirsi competenze di grande rilievo come quella delle epidemie sanitarie e garantire non solo la sopravvivenza stessa del Vecchio continente, ma la propria come Istituzione all’altezza di tutelare gli interessi comunitari da ogni evenienza e assicurare il progresso.
La recente espressione di prese di posizione ondivaghe e molto incerte in ordine alla pandemia ci parlano anche di una mediocrità anglosassone e statunitense, non proprio in grado di adottare i provvedimenti urgenti e necessari in codesta fase emergenziale, facendo da pendant con quella cinese per il ritardo con cui è stato divulgato il nascere del virus con tutte le conseguenze del caso…
Per uscire di slancio da tale sistema mediocratico l’Italia è chiamata a dare il meglio di sé ed è in grado di farlo, come ci ha giustamente ricordato il Capo dello Stato nel suo ultimo messaggio alla nazione. E Iddio ci liberi da certa opposizione, costantemente in campagna elettorale, che “spara” semplicisticamente una cifra di 100 miliardi da investire per gli “italiani” senza indicare come e dove reperirli e tanto più come investirli nei distinti campi e settori d’intervento pubblico.
Magari, per poter ricostruire rapidamente e positivamente penso che dovremmo dotarci di una “catena di comando” diretta e univoca, cioè priva di incertezze e/o sovrapposizioni, e nel contempo attrezzarci di buon senso, sia in termini di responsabilità che di appartenenza, vincendo una gara “virtuale” tra difetti e qualità, riferibili alla “gens italica”, così rappresentabile:
– burocrazia (non solo pubblica, ma culturale) <vs.> creatività (si pensi solo ai tanti video musicali, recitativi e scenografici di questo periodo);
– spirito anarcoide/anti-sistema (scarso spirito di appartenenza) < > solidarietà, laica e cattolica, ben organizzata;
– individualismo (scarso cooperativismo) < > orgoglio nazionale, emergente in casi di necessità;
– volubilità (elettorale, comportamentale) e separatismo (bianchi/neri, guelfi/ghibellini, nordisti/sudisti) <> tradizionalismo e progressismo in pari tempo e misura.
In fin dei conti, a mio avviso, per uscire vincenti dalla sfida assai ardua in cui – aimé – ci siamo imbattuti sarà determinante in linea assolutamente generale l’approccio “politico”, psicologico e morale di ciascuno di noi nel far prevalere gli aspetti positivi del nostro “modus vivendi”, le qualità umane che ci derivano da una storia gloriosa, a scapito dei nostri difetti, superando così convintamente il falso o apparente problema del razzismo, tanto caro ai leghisti, che potrebbe valere come una sorta di ago della bilancia facendola “pendere” a nostro favore rispetto ai fattori negativi che indubbiamente ci caratterizzano.
Mentre è sperabile che gli organi statali (leggasi Uffici legislativi ministeriali) riusciranno a rispondere con maggior puntualità, efficacia ed efficienza con particolare attenzione alla tempistica e alla formulazione dei testi normativi (magari meno complessi formalmente e più allineati alle regole del “drafting” legislativo), è auspicabile che si lavori ri-aprendoci al dialogo e alla collaborazione tra le istituzioni per la ricostruzione nazionale, perseguendo obiettivi di vero progresso, inclusivi della pace e degli scambi culturali e commerciali con i paesi a noi tradizionalmente vicini (ricordo in modo speciale l’Albania), limitrofi e non, in un mondo che sarà indubbiamente meno globalizzato di adesso, quanto meno nel breve-medio termine.
Infine, indubbiamente dovrà essere un Paese più solidale di quello attuale, attento all’ambiente in ogni senso – leggasi anche igiene e sanità – e alla sostenibilità energetica. A tal proposito, si pensa già ad una campagna di rottamazione dei veicoli più inquinanti – euro 0/3 – che potrebbe avere effetti economici positivi oltre a quelli ecologici e salutari per la cittadinanza.
Soltanto allora potremo finalmente, veramente dire ai quattro venti: “andrà tutto bene”.
Michele Marino