Dobbiamo proprio fare i complimenti a Matteo Salvini che ha fatto di tutto per farsi processare per il caso della nave Gregoretti bloccata in mare con immigrati a bordo. Da apprezzare soprattutto il suo affidarsi all’imparzialità della magistratura. All’eventuale meravigliato lettore che ci considera anti salviniani per partito preso dobbiamo rispondere alla romana: quanno ce vo ce vo!
Nel caso della nave Diciotti non prese la stessa decisione. Potendo allora contare sul supporto dell’intera maggioranza a sostegno del primo Governo Conte non disdegnò il rifugio garantito dall’immunità parlamentare. Anche in questo secondo caso di richiesta di rinvio a giudizio, non sono mancate le sue reiterate promesse di fare le barricate parlamentari e minacciato di portare le folle in piazza a sua difesa. Oggi è tutto risolto: si va a processo.
E’ un bene perché Matteo Salvini avvalora il principio fondamentale che, se necessario, possono andare alla sbarra anche ministri e parlamentari. E’ un bene, soprattutto, perché così sapremo davvero se egli fece opera valorosa e commendevole e difese davvero i sacri confini del nostro suolo patrio. Oppure se, si è ecceduto un tantinello e non sono state proprio rispettato le leggi che, come al solito, in effetti, sono tante ed interpretabili.
Poi, c’è l’altra questione: quella che riguarda eventuali corresponsabili. Salvini dice che Conte e Di Maio furono d’accordo. In effetti, alcune dichiarazioni riportate dalla stampa a quei tempi andarono in quella direzione. Ma si sà: gli inquirenti devono prendersela con chi materialmente firma le carte e dà disposizioni.
Noi, in ogni caso, crediamo che la politica non si faccia nelle aule dei tribunali e che la Giustizia non possa essere né piegata né strumentalizzata, anche se sono cose che ogni tanto succedono.
Bene dunque che egli vada a processo secondo le massime “nel dubbio pro reo” e “innocente fino a prova contraria”.
Prima si fa chiarezza sulle norme da applicare in casi del genere e meglio è. Se la decisione di farsi processare l’avesse presa subito in occasione del caso della Diciotti non sarebbero stati tutti i tira e molla parlamentari cui abbiamo assistito. Avremmo fatto prima, lui e noi, a ricevere una risposta che ci auguriamo, oggi, sia davvero espressa in punto di diritto. Lo si deve a Salvini, lo si deve a tutti gli italiani.