“Abbiamo pensato ad una missione di politici e della società civile italiana in Ucraina per dare un segno concreto, per lanciare un messaggio, ma adesso è nata anche una questione pratica per trenta bambini orfani, adottabili, che ci stavamo organizzando per portarli in Italia da Mariupol. Purtroppo, per fare questo sono stati trasferiti a Zaporižžja dove i russi hanno attaccato la locale centrale nucleare, la seconda che hanno conquistato, e così questi bimbi sono finiti dalla padella alla brace”.

Chi ci racconta questo è Gianpiero Cofano, da trent’anni impegnato con la Comunità Giovanni XXIII a portare aiuti umanitari in tutte le zone del mondo in cui sono scoppiati dei conflitti. Il quadro che ci fa della situazione è davvero drammatica. Come, forse, neppure le notizie giornalistiche e televisive riescono a rappresentarci pienamente.

D) Lei ha visto tante guerre…

Cofano: ” Sì, ma nessuna come questa così magmatica …”

D) Perché?

Cofano: ” Ma perché è una guerra “veloce”. Non sai dove avverrà il prossimo attacco. In realtà, vi sono attacchi in tutte le parti. E’ chiaro che si colpisce progressivamente zona dopo zona. Del resto, il fatto che in pochissimo tempo registriamo già un milione e mezzo di profughi vorrà pure dire qualcosa”.

D) Lei è stato, subito dopo gli inizi, per una settimana in Ucraina e alle sue frontiere. Qual è la reazione degli ucraini?

Cofano: “Continuano a dire che non interveniamo perché abbiamo paura, ovviamente riferendosi a noi occidentali. L’unica cosa che possiamo dire loro è che altissimo è il rischio di una escalation e che mai siamo stati così vicini al Terzo conflitto mondiale e alla Guerra nucleare”.

D) Lei è appena rientrato da Leopoli e sta per ritornarci nel giro di poche ore. Cosa state organizzando?

Cofano:” Guardi Leopoli è diventata un’enorme campo profughi. Gente che arriva da tutte le parti e che non può fare altro che scappare…”.

D) Le grandi organizzazioni internazionali…?

Cofano:” Neppure l’ombra. Io non ho incontrato nessuna di loro. Non ho visto gli uomini della Croce Rossa internazionale o quelli dell’Unhcr E questo posso assicurarlo per Leopoli e le frontiere. Magari sono a Kiev. Però in televisione, se ci si fa caso, non si vede alcuna pettorina di quelle che siamo abituati a vedere in casi simili, con sopra le diciture delle agenzie umanitarie…”-

D) Eppure  sono partite le campagne per la raccolta di aiuti e di fondi?

Cofano: “Certo. Quelle sono partite, ma non se ne vedono ancora gli effetti. A Leopoli io non le ho viste e ripeto che lì si è formato un campo profughi fatto di centinaia di migliaia di persone. Non le ho viste neppure alle frontiere. Quella con la Polonia, ad esempio. Lì ho visto all’opera ucraini che aiutavano altri ucraini, le guardie di frontiere polacche che li aiutavano, persino del personale dell’ambasciata francese, ma neppure un “gruppetto”, come li chiamiamo in gergo, di operatori umanitari internazionali. Ripeto saranno a Kiev. Di certo è che sono “macchine” così pesanti che non è facile vederle subito in moto. Poi … non vorrei …”.

D) Cosa, mi dica …

Cofano:” Non vorrei ci fossero anche delle ragioni “politiche”.

D) Nel senso?

Cofano: “Nel senso che possa essere scattato, come dire?, un eccesso di realismo e cioè si pensasse che la situazione sia al punto di precipitare talmente da non essere in grado di fare più niente”.

D) L’impegno di voi della Giovanni XXIII com’è concepito? A cosa è diretto?

Cofano:” Noi stiamo occupandoci in primo luogo dell’accoglienza. Stiamo organizzando la raccolta dei profughi da portare in Italia. Stiamo così già da subito definendo il trasferimento e la sistemazione nelle nostre case predisposte nel nostro Paese. In questo ambito c’eravamo attivati per i trenta bambini di Mariupol di cui le ho detto e che ci fanno stare estremamente preoccupati. Poi organizziamo il collegamento tra gli ucraini che stanno in Italia con i loro parenti in Ucraina”.

D) Prospettive?

Cofano: ” Siamo costretti a fare una programmazione che non può andare oltre l’orizzonte di un mese. Ovviamente, pronti ad andare oltre, ma come dicevo agli inizi le caratteristiche di questo conflitto non consentono che di ragionare in questo modo. La situazione può precipitare da un momento all’altro”.

D) Quindi, tornando al vostro appello ai politici?

Cofano: ” La nostra vuole essere un’iniziativa europea e civile. Non possiamo alimentare una escalation militare, ma possiamo dare vita ad un forte e coraggioso intervento civile. Adottando tutte le cautele possibili, muovendoci anche sul piano diplomatico, possiamo fare un gesto concreto umanitario. E magari riuscire a trasferire i bambini di Mariupol”.

Intervista di Giancarlo Infante

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