Dal fronte delle opposizioni è arrivata una novità: la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha detto di essere pronta a collaborare con il Governo, al fine di evitare che l’Italia perda la storica occasione del PNRR. In effetti non si può rinunziare al PNRR a causa della mancanza di risorse finanziarie e dell’impossibilità a renderlo operativo, essendo, i costi a carico della Ue, mentre le difficoltà di attuazione sono imputate dalla commissione europea alla mancanza della necessaria concretezza nell’indicare nuove direzioni di marcia e nel farle vivere nella realtà.
Per rimediare alla mancanza di concretezza non si può non essere d’accordo nel tener presente che la fine dell’impermeabilità alla scienza economica della Pubblica Amministrazione (Bernardo Mattarella 2017) ha sostituito , con la riforma costituzionale del 2012, la vecchia P.A. “per Procedure”, con la nuova P.A. “per Risultati”. Ne è derivata una profonda ristrutturazione del vecchio rapporto Stato Enti locali, misurato non più solo dall’osservanza della legge ma anche dalla sostenibilità. E questa la concretezza richiesta perché la P.A. “per Risultati” passa dall’analisi teorica alla ricerca empirica, per valutare l’effettivo impatto dei nuovi strumenti. In particolare, stabilendo uno stretto nesso di funzionalità tra i due parametri economici dell’equilibrio di bilancio e del concorso alla stabilità del Debito Pubblico, ha anche indicato con esattezza la procedura di calcolo per applicarli e garantire l’ottima allocazione delle risorse .
Pertanto, non è possibile attuare il PNRR, legandolo ad obiettivi elettorali e demandandone ,poi, la realizzazione all’attività di programmazione della P.A che, generalmente, non li realizza per carenza di risorse .La “direzione di marcia richiesta è, invece, quella indicata dal complessivo programma di riforme del PNRR, rivoluzionario rispetto a queste precedenti esperienze. La diversità strutturale è dovuta ad una programmazione complessiva delle riforme prima che di investimenti, vincolata agli impegni assunti in sede Ue e non ad esigenze elettorali ed ,infine, con un costo non a carico dello stato ma del bilancio UE. Il legame tra riforme e finanziamenti è fortissimo ed è una garanzia di efficienza rispetto ad altri esperienze , non realizzate ,a causa delle ristrettezze di bilancio. Di qui la necessità che la programmazione delle riforme venga sempre prima della conseguente riforma amministrativa, sicchè il “Pari Passo “tra programmazione delle riforme e conseguente riforma amministrativa è un vincolo al quale non è possibile sottrarsi.
Il PNRR fa “vivere nella realtà” questo profonda innovazione strutturale del rapporto Stato/Enti Locali, classificandola “Riforma orizzontale” dalla quale fa derivare le Riforme Abilitanti ,ovvero gli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano , rimuovendo le vischiosità procedurali che condizionano la qualità dei servizi erogati.
Tra di essi, mi limito a ricordare il più importante perché l’unico comparto della P.A centrale regolamentato “per Risultati”. Trattasi della Riforma del Codice dei Bani Culturali ( D.L. 21 settembre 2019n32 modificato dalla Leg 18 novembre 2019, n. 132) di Dario Franceschini, che ha completato la statuizione giuridica del principio con le norme di comportamento. Ne è derivata una procedura di valorizzazione dei beni culturali diretta a promuoverne la conoscenza e ad assicurarne le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica. La concreta realizzazione delle risorse stanziate è garantita da una corretta contabilizzazione degli effetti economici, che assicura la compatibilità delle scelte di investimento con il complessivo equilibrio dei conti. La tecnicità del calcolo non stende un ombra di opacità ma, al contrario, consente ex ante di valutare gli effetti e correggerli nella maniera migliore evitando risultati inattesi ed ormai non più modificabili.
Questa Riforma abilitante, sostituendo la spesa storica con quella sostenibile in tutti gli altri settori della citata Riforma Orizzontale rende possibile estendere la “messa a terra “all’intero sistema della autonomie locali, gravando sui Fondi PNRR a debito con UE a costi particolarmente contenuti.
Se a questo vantaggio , si aggiunge il rinvio al 2028 per la restituzione, il maggior aumento di produttività della P.A locale, derivante dalla sostituzione della spesa storica, genererà, nel giro dei tre anni disponibili, i flussi di cassa aggiuntivi necessari per recuperare il contenuto costo del debito con l’UE.
In conclusione: il ricorso al modello “Pari Passo”, anticipato dalla riforma Dario Franceschini , assicura all’impegno comune Governo/Opposizione, la riqualificazione della Spesa pubblica realmente aggredibile, quella cioè degli enti locali pari al 32%della spesa complessiva della P.A.
In tal modo, riducendo a livelli sostenibili il peso del Debito Pubblico, questo “fare squadra “ Governo/opposizione consentirà all’Italia di realizzare il complessivo programma di riforme del PNRR, nella prospettiva di ripresa e resilienza del Sistema Paese.
Antonio Troisi