Primi segnali di minore tensione nei rapporti tra l’Occidente e la Cina. Non sono ancora le brezze di pace. Forse e’ solo il prevalere degli interessi economici reciproci, ma dietro le quinte della corsa al riarmo e delle forsennate minacce di conflitto qualcosa si muove.

I fatti nuovi che lasciano intravedere qualche spiraglio sono due: il primo è un colloquio recente tra il Presidente francese Macron e quello americano Biden; il secondo è una conferenza tenuta dalla segretaria al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen alla Scuola di alti studi internazionali della Johns Hopkins University.

Lo scambio di vedute tra la Casa Bianca il presidente francese segue il recente incontro di Macron a Pechino. Secondo i soliti pessimisti, specie di casa nostra, è stato un colloquio di prammatica e nulla più. Osservatori più attenti come il nostro ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) hanno invece notato per la prima volta una consapevolezza nel considerare la realtà che sta dietro la corsa al riarmo e alle manovre militari nel Mar Cinese e nel Pacifico: il concreto interscambio commerciale tra le due più rilevanti economie del mondo.

Il discorso della professoressa Yellen all’università di Baltimora è andato oltre quanto realismo. Nonostante il clima di nuova guerra fredda tra le due superpotenze, ha spiegato, è necessario mantenere aperto il dialogo e una eventuale decoupling (disallineamento) tra le due economie sarebbe disastroso per entrambe, oltre ad avere conseguenze destabilizzanti per il mondo intero.

In effetti l’interscambio USA-Cina nel 2022 al netto di dazi, limitazioni, sanzioni e restrizioni varie è stato di quasi 700 miliardi di dollari. Alcune imprese americane come Tesla, Intel, Texas Instruments e altre vendono ai cinesi oltre la metà della loro produzione. Le rivalità politiche, che a quanto si legge in tutte le analisi ,nei libri e nelle dichiarazioni, sembrano destinate alla guerra, si può esprimere anche attraverso la competizione economica.

E l’Europa? Quanto a interscambio con la Cina non è da meno. Anzi, sempre secondo ISPI, che riporta i dati delle dogane cinesi, il volume è addirittura superiore a quello americano: oltre 800 miliardi di dollari e per Pechino L’Europa è l’area con i maggiori scambi fuori dal continente asiatico. La Germania emerge su tutti ma l’Italia è in crescita più marcata rispetto agli altri Paesi dell’Unione nel 2022.

Morale (si diceva una volta): la lista dei contrasti tra la Cina e gli Stati Uniti è lunga, la collocazione strategica dell’Europa non è in discussione, ma la realtà economica ci dice che nessuna delle tre grandi forze egemoniche è in grado da sola di affermare il suo potere sulle altre. Ne consegue che si possono aprire sempre spazi per il confronto, sia pure limitato e pragmatico o, quantomeno, questa realtà può indurre ad evitare lo scontro.

Ecco l’importanza dell’economia reale “che non rispetta le frontiere-come scriveva il teorico della scuola austriaca Ludwig Von Mises- perché il suo campo è sempre il mondo”.

Guido Puccio

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