Condividiamo la presa di posizione della Santa Sede sulla proposta di legge Zan e riprendiamo alcuni passaggi della nota che, nel merito, abbiamo pubblicato su queste pagine fin dal luglio dello scorso anno: “……un impiego, in sede legislativa, generico e disinvolto del concetto di discriminazione rischia oggettivamente di introdurre ad una china pericolosa per le stesse basi della convivenza civile….e  la pretesa di definire, su basi largamente soggettive, la fisionomia di una reato penalmente perseguibile…scivola di fatto verso la criminalizzazione di un’opinione”.

Sostenevamo, altresì, che “…..quando si estremizzano le posizioni….gli estremi si toccano e si rovesciano l’uno nell’ altro, cosicché anche la legge in oggetto, concepita contro la discriminazione, di fatto approda esattamente all’assunto che vorrebbe negare”.

“In secondo luogo – osservavamo – ….la pretesa di codificare sul piano giuridico, ricorrendo alla sua normazione legislativa, una particolare concezione antropologica, può rappresentare il pericoloso incipit di una inarrestabile deriva verso forme vetuste di Stato etico….siamo di fronte ad un caso….di quell’approdo illiberale…cui necessariamente esita, come chiaramente argomentato da Papa benedetto, il relativismo etico”.

Resta da dire che è, perlomeno, sorprendente la reazione che nel PD ha suscitato la nota ufficiale del Vaticano.

Il sostegno convinto e pervicace del segretario Letta alla legge Zan ribadisce, in sostanza, come la deriva “radicaleggiante” del partito sia ormai un elemento costitutivo della sua identità, tale da risultare impegnativa anche per i cattolici che vi militano. I quali, con tali atteggiamenti, concorrono a spingere il voto dei credenti in braccio alla destra. 

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