Attraverso gli interminabili “talk-show”, più o meno acculturati, piuttosto che interessanti come lo sono i dossier di “Report” su RAI3 o interventi “spot” nel corso di trasmissioni “generaliste”, ben conditi da interviste eterodosse e dichiarazioni varie online, ovvero su quotidiani nazionali e locali, non che riviste periodiche, assistiamo supinamente e talvolta interdetti, “poveri” ed inerti o distratti cittadini, ad una sequela disordinata e scoordinata, semmai incontrollata di informazioni – s’è definita “infodemia” – raccomandazioni medie o forti e notizie “para-scientifiche”, attendibili o meno, dai seguenti organi/organismi nazionali e sovranazionali: Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Stato Pontificio e C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), Commissione
europea, OMS (Organizzazione mondiale Sanità), Ministero della Salute, degli Affari Regionali, Commissario straordinario Emergenza, Dipartimento Protezione civile – Comitato Tecnico scientifico, Ispettorato Superiore della
Sanità e Consiglio Superiore Sanità, Regioni e relativi organi, Esperti e professori in epidemiologia, virologia e immunologia, oltre ad innumerevoli “leader”, perciò inflazionati, della maggioranza e dell’opposizione.
Si tratta di una ricca e variegata tipologia di oltre una ventina di soggetti-attori cui fa capo, a vario titolo, la responsabilità in materia di “Corona-virus” e di comunicazione istituzionale ad esso relativa. Quest’ultima è stato detto e ripetuto che lascia molto a desiderare, in quanto viene spesso strumentalizzata demagogicamente a fini politici e senza alcun arricchimento in termini effettivi di informazione o di opinione (si pensi alle pubbliche minacce del Presidente della Campania).
Indubbiamente i messaggi che ci provengono dal Santo Padre o dal Presidente  Mattarella sono sempre utili in quanto saggi e stimolanti sotto il profilo e morale e civico; mentre abbiamo potuto registrare un’assurda
discontinuità e alternanza, scarsa trasparenza e talvolta dubbia competenza da una fonte di grande rilievo come dovrebbe essere quella dell’OMS.
A proposito della trasparenza e dell’accesso agli atti amm.vi, nessuno ha avuto conoscenza di quelli riguardanti i lavori della cosiddetta Commissione Colao (che fine ha fatto?); così come in tanti ci chiediamo il vero, palese motivo della mancata pubblicità dei verbali del CTS, cosa sottolineata da alcuni “addetti ai lavori”, tanto sotto l’aspetto
formale, trattandosi di organismo tecnico-amministrativo istituito presso l’apparato di Governo e quindi per il perseguimento di obiettivi noti a tutti, connessi all’attuale stato d’emergenza; quanto sostanzialmente non è dato comprendere le ragioni di tale “segretazione” preventiva e generalizzata, invece di render edotti i cittadini e
nondimeno i giornalisti ed opinionisti, addetti alla sanità.
Le autorità governative, a tratti allineate o non appropriatamente competenti, dovrebbero attenersi con un certo rigore alle indicazioni del “regista” di Palazzo, ma operativamente l’attività della comunicazione si snoda e si snocciola in modo disomogeneo, tramite le conferenze a cura dell’Ufficio stampa di palazzo Chigi o del Ministero
della Salute – durante il “lockdown” presiedute dal capo dipartimento della Protezione civile, ovvero attraverso dichiarazioni del Ministro Boccia o del coordinatore del CTS, Miozzo, integrate da Ranieri (all’anagrafe Raniero!) Guerra e/o rettificate dall’ex Min. Lorenzin, ecc. ecc.
E così va detto pure che è stato “battezzato” l’ingresso in politica del primo virologo o epidemiologo, pugliese d’origine, pisano d’adozione, il prof. Lopalco, neoassessore alla sanità della Regione Puglia che si sta
barcamenando tra le problematiche della costa adriatica e di quella ionica, con sufficiente efficacia finora, tra l’indolenza e l’incoscienza di una parte dei cittadini apuli, “in primis” quelli giovani e giovanissimi.
A seguire è degna di nota la recentissima istituzione della “task-force” in Liguria, presieduta dal prof. Bussetti, sempre molto presente sulle reti MEDIASET, che ha criticato duramente la centralizzazione delle operazioni in programma per le vaccinazioni anti-COVID ’19, annunciate da gennaio ’21. A proposito delle competenze o meglio dei poteri attribuiti al commissario Arcuri, risulta anche quella in materia di bandi e assunzioni di medici e paramedici a scapito di un ministero sempre più relegato a comparsa “da (molto) remoto”!
A proposito della risposta ben diversa o antitetica alle esigenze dell’emergenza sanitaria è stato sottolineato che si tratterebbe, in realtà di 21 sistemi sanitari, differenti in vario modo: va peraltro precisato che trattasi di figli legittimi di uno stesso padre, scellerato e irresponsabile, nel senso che questa, deprecabile riforma sanitaria “regionalizzata” che ha declassato il Ministero “della sanità” a “della salute” è stata voluta e legiferata dal potere politico espresso nella cosiddetta Seconda Repubblica e grazie/a causa di un Titolo V della Costituzione che ha devoluto agli enti territoriali non poche competenze per materia, decisamente onerose, complesse e sproporzionate, cioè non proprio adeguate alla qualità dell’organizzazione delle strutture e della dirigenza regionali (in una conferenza nazionale delle Regioni, 1998,Bari, ebbi a lamentarmi della improvvida selezione del personale, in presenza del ministro Bassanini).
Secondo argomento: grazie all’ex collega, Stefano Rolando, e ad altri precursori della comunicazione pubblica, sono esattamente 30 anni che esistono gli “esperti in comunicazione”, quindi per tale specializzazione (oltre a quella di “tecnico legislativo” tra cui annoveriamo anche il presidente Conte), la dirigenza pubblica potrebbe tornare molto utile in questa fase di programmazione del PNR, Piano nazionale ripresa e resilienza, senza dover ricorrere a “manager” troppo facilmente (o politicamente) spacciati per super-esperti che poi non riescono a produrre risultati così brillanti.
L’unico problema, paradossalmente strano a dirsi, ma comprensibile nel “Paese delle clientele”, è che noi dirigenti “di carriera” (nel senso che abbiamo superato diversi sbarramenti per l’accesso e per la qualifica) non
costiamo, se non il trattamento spettante in servizio o in pensione, mentre è da sempre invalsa la prassi di chiamare “estranei qualificati” o esperti che di norma trovano il modo per essere “comodamente” inquadrati nei ruoli, con aggravio di spesa non preventivato, e vieppiù senza assicurare un miglioramento nella qualità del servizio per la
nazione.
Michele Marino

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