“L’uomo è un mammifero”. Il nostro Presidente della regione ha esordito così alla sua decisione di convocare i 2.450 medici veterinari del Veneto chiedendo loro di eseguire i tamponi alle persone in aiuto al personale medico già in campo nella gestione della pandemia da Covid-19.
Condividiamo e sottoscriviamo come Insieme Veneto, le dichiarazioni di Maria Chiara Bovo, segretario regionale del SIVEMP (sindacato italiano veterinari medicina pubblica) che, replicando al presidente, ha sottolineato come tale pratica si configurerebbe come abuso della professione infermieristica o medica. Facciamo presente che il codice deontologico dei veterinari inquadra l’ambito della loro professione circoscritto alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie degli animali non avendo nel corso di studi svolto l’esame di anatomia umana.
Un ringraziamento da parte nostra va a quei consiglieri regionali che stanno interrogando la Giunta per capire quali siano i presupposti giuridici alla base della richiesta del presidente Zaia.
Non sarebbe scelta più oculata, coinvolgere i laboratori privati di analisi accreditati in Regione che attualmente eseguono i tamponi solo a scopi privati senza alcun raccordo con il S.I.S.P. ma lasciando i risultati delle analisi del tampone in mano all’ignaro cittadino. Ci vorrebbe un coordinamento tra laboratori e S.I.S.P. al fine di avere in tempo reale la situazione dei contagi e intercettare i contatti stretti per evitare un amplificazione del contagio.
Il personale sanitario degli ospedali Covid è al collasso: turni massacranti, personale in aiuto da cooperative, corsi di formazione brevi ai medici per utilizzare i macchinari della pneumologia. Ricordiamo per dovere di cronaca che per diventare pneumologo un medico deve compiere il percorso della specialità, anni di studi e pratica difficilmente condensabili in corsi di formazione. A livello dei medici di base regna l’anarchia: non ci sono linee comuni di gestione dei casi di positività ma il tutto è demandato al singolo medico.
In questo fase emergenziale, stanno venendo alla luce tutte le criticità della sanità veneta, a detta di alcuni la migliore in Italia e fra le prime in Europa: mancanza di investimenti in risorse umane, tecnologie, mancata visione programmatica nel breve-medio periodo sta portando al collasso tutto il sistema sanitario e non solo: cittadini che non sanno a chi rivolgersi in caso di positività, talvolta senza aver associato un proprio medico di base.
Simone Donadello

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