Sulla scia di “Tangentopoli” si verificava, quasi inspiegabilmente per la gente comune, l’estinzione improvvisa dei partiti storici dell’Italia repubblicana del ‘900 e s’affermò, semi-miracolosamente, il neonato partito-azienda del Cavaliere, Forza Italia (possiamo considerarlo il più “antico” oggidì), che veniva affiancato in modo estemporaneo dalla Lega nord- Padania e dal M.S.I., fortemente presente nel Mezzogiorno, molto minoritario nelle città del settentrione. L’operazione novità passò positivamente con un lieve sorpasso del centrodestra sull’Ulivo, inventato da Prodi, grazie al “contratto con gli italiani” (promessa di un milione di nuovi posti di lavoro, solennemente sottoscritta da Berlusconi a “Porta a porta”) ed allo spauracchio del pericolo comunista. Sappiamo bene come andò a finire  a causa dell’instabilità della compagine governativa, fin troppo eterogenea, nonostante l’intelligenza e la sagacia politiche del “ministro dell’armonia”, alias Pinuccio Tatarella, al cui fianco sedevo al terzo piano di Palazzo Chigi.

Oggi la situazione è molto diversa – una matassa ancora da dipanare – sia all’interno delle tre forze politiche, sia per il contesto europeo ed   evidente che Salvini sta soffrendo non poco il fatidico sorpasso, presupponendo di dover rappresentare l’area economicamente più potente dell’Italia (quella che non accettò la catalogazione di “Zona rossa Covid 19), ed essendo comunque un “animale politico” a tutto tondo. Dovrà certamente difendersi dai tanti, piccoli imprenditori, “partite IVA”, del nord che appaiono agguerriti nei suoi confronti.

Le spigolose caratteriali si stanno confrontando e si affronteranno per la divisione delle poltrone ministeriali con (tro) la Giorgia nazionale che ha perso, come d’incanto, il piglio duro e la retorica pseudo-fascista degli eclatanti comizi spagnoli e polacchi e degli incontri con i “sovranisti” ungheresi e  polacchi, riuscendo così a risultare/apparire facilmente sorridente e persino accomodante; quindi persuasiva verso un notevole numero di indecisi e di ex leghisti. Toccherà, dunque, alla Presidente in pectore invitare i suoi due alleati alla danza della pace e della collaborazione nel nascituro governo, avvalendosi specialmente della capacità comunicativa del co-fondatore Crosetto.

Quanto al punto relativo al programma di Governo, il nascituro esecutivo viene preventivamente chiamato, tanto dalle istituzioni europee quanto da alcuni Paesi-membri al rispetto dei fondamentali diritti umani e civili, acquisiti negli ultimi decenni. E non è credibile, in linea di principio, che potrà assumere provvedimenti ostili o repressivi in tal senso, né tanto meno poco allineati al PNRR, ormai definitivamente approvato e già in via d’esecuzione.

Restano, pertanto, sul tavolo, destinate ad entrare come priorità dell’agenda governativa, le quattro emergenze già evidenziate in precedenti interventi: economica, energetica, internazionale e pandemica. L’onerosità e la complessità multidisciplinare di questi temi abbracciano, in buona sostanza, un po’ tutti i campi d’attività dei ministeri e quindi del futuro Consiglio dei Ministri. In primis la figura del capo del governo che – va ricordato – non è un premier, bensì il primus inter pares nel nostro ordinamento. Va detto anche che ella sta dando prova di essere molto impegnata, concentrata ed attenta ai vari input provenienti dal Palazzo, dal quale il Presidente Mattarella non farà mancare – soprattutto in funzione dei vincoli finanziari U.E. e della nostra posizione filo-atlantista – il peso della propria competenza di professore di diritto parlamentare e prima ancora di Capo dello Stato al secondo mandato, attraverso una “moral suasion” garbata ma ferma; e perciò rassicurante per la gran parte degli italiani.

Spetterà, infine, all’on. Meloni, avvalendosi di consiglieri esperti e seri (“al servizio esclusivo della nazione”), e assumendosi la piena responsabilità di guida da parte di un leader politico, quale donna capace di indossare le vesti di personalità di Stato, sì da ascoltare attentamente le parole e le sagge indicazioni. Ciò sarà indispensabile soprattutto onde evitare incidenti di percorso, simili a quanto occorse al Berlusconi I che durò soltanto otto mesi, la qual cosa non possiamo assolutamente permetterci se non vengono superate, a breve-medio termine, almeno due emergenze su quattro (ad es. quelle economica ed energetica/ambientale).

Michele Marino

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