Nadia Herawi Anjuman poetessa afghana venne uccisa dal marito poco dopo aver composto la poesia dal titolo “Il diritto di gridare”. Un diritto che, a costo della vita, molte donne iraniane stanno rivendicando in questi giorni. Hanno bisogno di solidarietà e anche noi sosteniamo il loro diritto di gridare…

Il diritto di gridare

Non ho voglia di aprire la bocca
di che cosa devo parlare?
Che voglia o no, sono un’emarginata
come posso parlare del miele se porto il veleno in gola?
Cosa devo piangere, cosa ridere,
cosa morire, cosa vivere?
Io, in un angolo della prigione
lutto e rimpianto
io, nata invano con tutto l’amore in bocca.
Lo so, mio cuore, c’è stata la primavera e tempi di gioia
con le ali spezzate non posso volare
da tempo sto in silenzio, ma le canzoni non ho dimenticato
anche se il cuore non può che parlare del lutto
nella speranza di spezzare la gabbia, un giorno
libera da umiliazioni ed ebbra di canti
non sono il fragile pioppo che trema nell’aria
sono una figlia afgana, con il diritto di urlare.

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