“Civismo”, purché dentro una chiara visione dei “valori” ai quali ci si ispira. Da solo non basterebbe. In estrema sintesi, è, anzitutto, questo il messaggio che, domenica, a San Patrignano, Letizia Moratti ha trasmesso ai vari soggetti – tra cui INSIEME – che hanno concorso all’ iniziativa politica promossa in Lombardia, in occasione del rinnovo del Consiglio Regionale dello scorso 13 febbraio. Ai quali si sono via via aggiunte presenze “civiche” già sperimentate in più Regioni dell’ intero territorio nazionale.

Esperienze di varia natura e di differente provenienza, accomunate da una forte aderenza ai propri contesti locali e dalla preoccupazione di affrancarsi dalle movenze e da un linguaggio della politica nazionale, declinato sulla falsariga della reciproca invettiva, piuttosto che incentrato su una leale competizione programmatica.

L’ idea di Letizia Moratti di trarre una prospettiva nazionale dalla recente esperienza lombarda è coraggiosa, mossa dalla legittima speranza e dall’ ambizione di riportare il confronto politico, al di là della polarizzazione destra-sinistra, impegnate in un pregiudiziale processo di estremizzazione dei rispettivi schieramenti, alla misura di una riflessione ragionata ed oggettiva in ordine ai reali problemi che l’Italia è tenuta ad affrontare. Dunque, una proposta di carattere nazionale, per quanto abbia mosso i primi passi dalla Lombardia e da Milano, dove, peraltro, almeno da un secolo e più a questa parte, hanno esordito i movimenti che, nel bene o nel male, hanno fatto la storia d’Italia.

Non un qualunque “aggregato elettorale” che si giustifichi in virtù delle attese di potere che coloro che vi
concorrono intendono rivendicare, ma piuttosto una proposta “di sistema”, consapevole che l’ossificazione bipolare, innescata dalle leggi elettorali maggioritarie, va superata quanto più celermente sia possibile. Altrettanto esplicite le fondamenta culturali cui si rifà il progetto enunciato dalla signora Moratti, destinato a puntualizzare e maturare la sua fisionomia non a tavolino, ma nella concreta condivisione di un percorso che sappia stare dentro il “tempo” che le è dato e le effettive dinamiche del Paese, così da portare gli attori della vicenda a definire una piattaforma programmatica che sia “aperta” a differenti contributi.

La persona e la famiglia, il “terzo settore” ed il protagonismo dei cosiddetti ”corpi intermedi” della società civile, un nuovo ecologismo ed i valori umanistici comuni alla tradizione liberal-democratica ed alla cultura popolare si compongono in un esplicito riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa, che Letizia Moratti non ha mai omesso di richiamare fin dalla campagna elettorale. Ha posto una domanda cruciale cui è necessario rispondere: cosa significa in concreto, oltre ogni declamazione retorica, “centralità della persona”? Come la costruisce davvero, attraverso quali politiche? Occorre – ha affermato Letizia Moratti – un pensiero politico nuovo. Ed anche noi la pensiamo così.
Si tratta di avviare un ricerca che si sviluppi in mare aperto, ma sappia, nel contempo, mantenere fermi e saldi gli ancoraggi.

Domenico Galbiati

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