E’ francamente preoccupante – ma non sorprendente, se appena si considera la postura complessiva del Governo – l’attacco al sindacato, definito niente meno che “tossico”, condotto ieri l’ altro da Giorgia Meloni, guarda caso, dal palco del Congresso della CISL.

Purtroppo, non risulta che la cosa che avrebbe dovuto indignare la platea del Congresso, sia stata respinta, seduta stante, al mittente. Alla CISL – ed alla nuova segretaria, cui e’ giusto augurare buon lavoro – sicuramente non mancano gli anticorpi e, cioè, le avvertenze necessarie a non cadere nella tagliola, magari fino ad essere grati del privilegio, a loro riservato, rispetto alla “concorrenza” di CGIL ed UIL.

Stiano pur certi gli amici della CISL che l’ attacco – a meno che non vogliano recitare la parte degli “utili idioti”, lasciandosi addomesticare ed ammansire – è diretto anche contro di loro. Giorgia Meloni non ce l’ha con Landini, ma con il sindacato come tale o meglio con la sua funzione di attore del conflitto sociale. Gli amici cislini dovrebbero sentirsi offesi dal fatto che questo avviene approfittando della loro ospitalità. E’ un po’ come sputare nel piatto che ti viene offerto, pensando che chi te lo porge sia talmente tonto che neppure se ne accorge. La cosa, in ogni caso, rientra a puntino nella strategia della Presidente Consiglio e la conferma.

Giorgia Meloni sa che per tornare a vincere, tra due anni o poco più, ha bisogno di spaccare l’ Italia in due come una mela. Ci si sta organizzando e lo fa volentieri, a maggior ragione, perché questo atteggiamento sta nelle sue corde.
Punta a spaccare il sindacato, ma non solo per indebolirlo. Questo sarebbe l’obiettivo minore.
Come già detto ne contesta, anzitutto, la funzione. E questo è molto di più.

Senonché il conflitto sociale – per quanto non c’è dubbio che il sindacato lo debba governare garantendo i diritti dei lavoratori , ma pur guardando all’ interesse generale del Paese – è un momento essenziale della tenuta democratica del Paese.

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