Quali sono gli strumenti per tradurre in concreto le idee che INSIEME sta veicolando? Trovo che finora il pensiero inespresso riguardi il passaggio dalle parole ai fatti, come cioè dare coerenza ai principi ispiratori, su cui in genere si conviene per cultura e formazione.

Discrimini ci sono rispetto ad altre forze politiche, come la preferenza per il sistema proporzionale anziché il maggioritario, ma non credo sia sufficiente a distinguersi. Penso più che altro al diverso approccio che dovrebbe contraddistinguere, chi guarda a INSIEME come nuovo soggetto politico. C’è una visione ampia, generale, non parziale o settoriale e credo che questo sia un concetto distintivo se non originale. Basterebbe la pandemia a richiamarci alla necessità di tener conto di una visione a 360°, delle problematiche sul campo, se si vogliono evitare disfunzioni, contrasti, divisioni, malumori e quant’altro.

Il politico che liscia il pelo e dice ai vari gruppi di persone, categorie, enti e associazioni quello che vogliono sentirsi dire, va messo all’indice. Serietà e responsabilità esigono che si prendano in carico tutte le esigenze oltre alle emergenze, quando si manifestano. Prebende populiste come il reddito di cittadinanza, nella versione M5S o l’osannata Quota 100, soddisfano alcuni a scapito di altri, in genere i più esposti e meno rappresentati, cioè i giovani.

Potrei insistere ma credo che INSIEME debba stare proprio a significare che l’unica risposta accettabile ai problemi che premono e ci assillano, derivi da un approccio generalista, sistemico, in antitesi con le concessioni del politico alla ricerca del consenso. INSIEME quindi deve essere un modo di essere e di pensare politicamente. Ma dove individuare la differenza, rispetto al dejà vu.

La novità della proposta potrebbe essere individuata nella sinergia tra la Dottrina Sociale e l’impegno attivo del politico. La Chiesa Cattolica, attraverso la sensibilità e l’intraprendenza del suo massimo rappresentante, è impegnata a richiamare il popolo dei credenti al rispetto del prossimo e della natura e ad adottare giuste politiche di distribuzione del reddito, ad attuare cioè comportamenti corretti e coerenti coi propri insegnamenti. E’ la sua, una visione a tutto tondo che richiede il contributo consapevole di ogni cattolico e che si esprime con un’elaborazione continua di dettati e precetti, al passo coi tempi.

Come partito, INSIEME, nella sua autonomia, guarda alla Pastorale Sociale come autorevole riferimento per le scelte politiche da mettere in atto secondo sistemi perequati e rispettosi del prossimo. Questo procedere in sintonia, ciascuno nel proprio ambito, ecclesiale e politico, è il modo in cui credo INSIEME debba attuare la propria missione di partito aconfessionale, quindi laico, e aperto a tutte le istanze della società civile. Ma perché aderire a INSIEME; perché dovrebbe/potrebbe riuscire dove molti altri hanno fallito.

Ovviamente, non basta dichiararsi antagonisti alla destra e alternativi alla sinistra, essendo necessario distinguersi in ragione di valori, ideali, obiettivi e esplicitare il rapporto privilegiato per le priorità delle scelte, con la sensibilità per il sociale e l’attenzione per i bisognosi cui si richiama la Dottrina Sociale. Allora può essere utile rifarsi alla giusta osservazione di Gianni Verga, quando sostiene che sono tanti i cattolici presenti nelle istituzioni e nei partiti ma irrilevanti come peso politico.

Ci si potrebbe chiedere se servono ancora i cattolici in politica o se, come credo intenda essere e fare INSIEME, trasferire nella politica gli insegnamenti che derivano dall’educazione cattolica. Forse si pensava a questo quando si sosteneva, all’indomani del Concilio Vaticano II, che da uno stesso credo potessero nascere varie opzioni politiche, mentre si è visto che troppo velocemente l’ispirazione si è dissolta, fagocitata dalla contingenza.

Ritentare quindi con INSIEME? Ci si può pensare secondo le intenzioni espresse dai fondatori del partito. Le prossime elezioni, in particolare a Milano costituiscono un importante banco di prova, su cui misurare la capacità di INSIEME di dimostrare di essere pronto a contribuire al buon governo, distinguendo tra il COSA e il COME fare. In un modo sempre più globalizzato e nelle metropoli all’avanguardia, come appunto Milano, l’approccio al buon governo non può che essere strutturale, sistemico. Interventi a spot, per quanto gradevoli, sconterebbero una disarmonia nel contesto urbano. Se non si ha una visione d’insieme, appunto, della città si rischia di introdurre elementi di disturbo e di disequilibrio, con conseguenze per la qualità della vita. Se si guarda al particolare e non si tiene conto della visione generale, non si rende un buon servizio alla città. Elemento di distinzione rispetto alle proposte che possono venire dalle altre forze politiche, candidate al governo della città, è l’attenzione al fattore umano, spesso relegato in subordine rispetto a interessi cosiddetti collettivi.

A Milano operano, per tradizione molti organismi di volontariato sociale e associazioni culturali di ispirazione cristiana, con cui, come si sta facendo, si stanno cercando accordi per condividere un comune percorso politico-amministrativo. INSIEME in questo caso potrebbe essere elemento di raccordo e di convergenza verso un programma condiviso, riconoscendosi gli attuali attori sotto un’unica insegna. Questa sarebbe già una differenza notevole, rispetto al recente passato. Pur senza avere candidati propri INSIEME si riconoscerebbe in esponenti di associazioni già attive, condividendo con loro un disegno organico per la città, in cui far capire che senza un approccio strutturale la città ne soffrirebbe. Da qui l’esigenza di mettere a frutto ciò che già funziona e spingere sui temi prioritari della modernità urbana, sociale e culturale al servizio della persona, che è e rimane l’autentico protagonista di qualsivoglia progetto di cambiamento e dei programmi di attuazione possibili.

Adalberto Notarpietro

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