Le riflessioni che seguono assumono particolare attualità in un momento come questo, lo sforzo di ritorno alla normalità dopo la pandemia che ha messo in ginocchio il settore economico trainante del Paese, il turismo; hanno una qualche validità a supporto dell’iniziativa del Ministro della P.I., Patrizio Bianchi, per un’attività extra scolastica nell’estate che si approssima.

Al di là dei fattori contingenti detti il “turismo scolastico”, così come attuato da anni, consiste nell’effettuare una “gita” verso località italiane, spesso anche all’estero, senza che tali uscite dalle mura scolastiche siano integrate sistematicamente nel programma educativo/istruzionale; certo vi sono eccezioni ma spesso la scelta dell’itinerario della gita scolastica avviene secondo mode o scelte casuali.

Vivo in Assisi, meta di tantissime gite di studenti italiani ed esteri…quasi tutti arrivano senza saper molto della Città, storia ed arte; raramente incontrano personalità che parlino loro di ciò che la Città Serafica significa, la ricerca di discoteche o altri luoghi similari è spasmodica …non mancano, qui come ovunque, danni alle strutture alberghiere ospitanti (alcune non prendono più studenti).

Così come non serve più far fare il militare per andare a Cuneo …come diceva Totò, credo che la gita scolastica per far conoscere l’Italia o Parigi, Londra, Praga …ai giovani non serva più. Troppo spesso diventa solo momento di trasgressione e di ambasce per i docenti accompagnatori; purtroppo molte volte c’è scappato il morto con cadute notturne dalle finestre degli alberghi.

La Gita Scolastica non va però abolita ma va strutturalmente rivista! Propongo che si trasformi, per tutti i livelli scolastici, in Campo Scuola Natura e Cultura. Cerco di esplicitare in sintesi cosa intendo: un’intera classe, con l’intero corpo docente o gran parte di esso, si reca, per alcuni giorni, in un luogo significativo, sia città, che borgo o parco, ove ha preliminarmente contattato le Scuole omologhe, dopo averne studiato in precedenza storia, arte, cultura, modi vita, natura, artigianato, agricoltura. L’attività si effettua in un periodo dell’anno scolastico relativo agli aspetti che si intendono conoscere, tenendo conto che in ogni luogo vi sono aspetti sempre presenti, ad esempio beni culturali, mentre altri sono legati allo svolgersi delle stagioni.

Esemplifico su Assisi: le basiliche ci sono sempre ma se poi si vuol far conoscere la cultura dell’olivo e dell’olio bisogna venire in fine Ottobre primi di Novembre. Affinché le Scuole possano effettuare il Campo Scuola Natura e Cultura occorre però che i Territori si attrezzino per offrire una concreta possibilità di “immersione globale” nel loro contesto socioculturale. Anche qui esemplifico: edifici scolastici o di altra tipologia non più fruiti debbono esser attrezzati come ostelli e/o laboratori per accogliere le Scuole ospiti; le varie realtà del territorio, culturali, commerciali, artigianali, agricole, debbono esser “organizzate” in maniera sistemica per l’accoglienza.

In tal modo si potrà, sempre esemplificando su Assisi per farmi ben capire: avere il recupero edilizio di edifici dismessi; avere religiosi che spieghino il messaggio francescano e spirituale della Città; commercianti che offrano articoli di interesse per i giovani e, nella ristorazione offrano e illustrino cibi del territorio legati alle stagioni; recupero di mestieri e attività artigianali tipiche; agricoltori e allevatori che mostrino le loro realtà. Tutto questo, messo a sistema e comunicato adeguatamente alle Scuole italiane ed anche U.E. potrà favorire presenze che effettuino il Campo Scuola Natura e Cultura.

Si tratta di un impegno organizzativo certo complesso, dovrebbe far capo agli assessorati competenti dei Comuni e che, una volta posto in atto, “giri” in modo da produrre incremento occupazionale e fidelizzazione turistica: uno studente che sia stato ben accolto e si sia “affezionato” tornerà, nelle varie stagioni della vita, recando con se fidanzata, moglie, figli, nipoti … e generando un turismo di qualità, al posto di quello massificato, mordi e fuggi, che a volte causa più difficoltà che non guadagni.

Certo porre in atto l’accoglienza sistemica per Campo Scuola Natura e Cultura nei territori necessità di una visione a 360° e organica e, per contro, da parte delle Scuole, un impegno educativo sempre maggiore.
Insomma quanto detto si inscrive in quella “transizione culturale” di cui il Paese ha urgenza per uscire dalla crisi evidenziata, non generata dalla pandemia!

Roberto Leoni

 

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