E’ stata una percezione tutt’altro che immediata: all’inizio e per diversi mesi la Covid-19 è sembrata solo un’epidemia dell’occidente ed in tanti, dopo lo stupore iniziale, abbiamo agito, ciascuno con le proprie dotazioni e le proprie competenze, nell’intento risoluto di contrastarla. Ed è grazie all’impegno poderoso e senza cedimenti di tanti straordinari professionisti che nel nostro Paese, tra i primi a subire gli effetti tremendi di uno tsunami apparentemente inarrestabile, sono stati raggiunti risultati eccezionali. Ora, però, non possiamo non prendere atto che la stessa epidemia ha preso a circolare, fulminea e devastante, anche in quei Paesi ai quali la povertà sembrava far da scudo quasi che, per una sorta di indulgente contrappasso, almeno il coronavirus potesse risparmiare quelle realtà sociali non adeguatamente attrezzate sul piano sanitario e, per questo, più indifese e vulnerabili. Ed invece, del tutto incurante di confini e passaporti e facendosi forte di un’interconnessione globale oramai capillare e sistemica, il virus ha dimostrato e continua a dimostrare anche in Africa e nei paesi asiatici il suo insanabile cinismo.

Così, nel mentre oramai da mesi venivano richiesti a gran voce interventi adeguati a proteggere tutta la popolazione mondiale ma soprattutto quella più esposta ai rischi maggiori, in qualche modo provando a compensare il divario tra il Nord e il Sud del mondo, arriva dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden la decisione di riconoscere, con la liberalizzazione dei brevetti dei vaccini, il sacrosanto diritto globale alla salute. Si perché, a voler sviluppare un semplice sillogismo, proprio di questo si tratta.

Partiamo dal presupposto che esistono e sono stati creati in tempi rapidissimi mezzi efficaci per contrastare una pandemia destinata a durare ancora a lungo. E che, per produrre questi “mezzi”, le grandi case farmaceutiche hanno ricevuto finanziamenti pubblici per un importo colossale di circa 100 miliardi di dollari. La domanda allora è: “chi ha il potere di decidere l’accesso ai vaccini?”  “E’ etico che a decidere siano le case farmaceutiche che, per produrre quei vaccini, hanno usufruito di importanti erogazioni di fondi pubblici?” “E, se così fosse, è possibile che queste erogazioni siano state concesse dai Governi senza avere in cambio alcuna garanzia sulla disponibilità e sui prezzi dei prodotti che dovrebbero essere accessibili a tutti e sufficienti per tutti, con particolare riguardo per le popolazioni più povere?”

Nel continente africano, al momento, è stata vaccinata appena appena l’1,7% della popolazione. Nei paesi poveri 2,5 miliari di persone chiedono e attendono di essere immunizzate.

Tutti, indipendentemente da razze ed etnie, abbiamo lo stesso diritto alla tutela della salute. E considerando che il virus, come oramai quotidianamente constatiamo, non smetterà di mutare e colpire, senza immunoprotezione indotta dal vaccino si rischia evidentemente di rendere inutili gli enormi sacrifici sociali ed economici fin qui realizzati da tanti di noi. Per tutto questo non si può non salutare con viva soddisfazione la decisione di sospendere i brevetti al fine di garantire la produzione di strumenti di vita sufficienti ed indispensabili per bloccare, soprattutto nei paesi poveri, l’evoluzione di una vera e propria catastrofe umanitaria.

Mauro Minelli

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