E’ stato molto infelice Marco Liorni a definire un gesto patriottico il “dono” delle fedi alla Patria  organizzato dal regime fascista nel 1935 per sostenere la guerra in Etiopia.

Mia madre non lo fece. Alla Patria aveva già dato un marito che riuscirà a tornare a casa solo dopo il ’47 avendo avuto la ventura di far parte dell’esercito italiano in quelle assolate terre del Corno d’Africa dove Mussolini, e Re Vittorio Emanuele III, cercavano il “posto al sole” per un singulto colonialista destinato ad avere un duro prezzo.

Quelle fedi servirono a fare un impero da barzelletta. Anche a spese di migliaia e migliaia di etiopi, alcuni dei quali gasati per ordine di Graziani e Badoglio con la diffusione di sostanze letali utilizzando apparecchi appositamente predisposti.

E fu l’occasione in cui l’Italia ruppe con le nazioni democratiche e cominciò ad avvicinarsi sempre più alla Germania nazista. Poi, venne il risveglio dall’ubriacatura dei sogni totalitari di gloria e, in molte e molti, si pentirono di essersi tolte e tolti le fedi. Costretto a riflettere, magari a posteriori, su quanto fossero inconsistenti le basi su cui poggiavano  le manie di grandezze del fascismo.

Nonostante la sfrenata voglia di riscrivere la storia, se quanti fanno televisione riflettessero prima di parlare non farebbero un soldo di danno…

GI

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