Cosa succede nella Sanità campana, tanta ostentata dal Presidente De Luca?
Questa è la domanda ansiosa, che si fanno i Campani e che riecheggia nel Paese. Che il virus si stia ripresentando in regione in tutta la sua drammaticità è un fatto, anche prevedibile, ma che l’Assistenza sanitaria, territoriale ed ospedaliera, si sia fatta trovare impreparata è inaccettabile. In questi mesi di campagna elettorale giocata, in gran parte, sull’efficienza del SSR, cosa si è fatto oltre all’acquartieramento dei prefabbricati del Covid Hospital all’Ospedale del Mare ed operazioni o discorsi roboanti?
La salute di noi tutti è una cosa seria e la Sanità campana sembra che guardi, attonita, rassegnata, inerte, al caos gestionale dei cittadini, che si recano diligentemente a sottoporsi ai tamponi. Impassibile assiste ai tempi lunghi e alla dispersione dell’analisi dei tamponi, all’accompagnamento distratto di tante persone, che, angosciate, in quarantena o isolamento volontario, aspettano gli esiti del tampone, all’impazzimento del sistema preposto a rintracciare i contatti avuti dai positivi e, non ultimo, alla solitudine degli Amministratori locali, abbandonati nelle loro realtà periferiche.
Sembra di essere ritornati sudditi di un cieco assolutismo borbonico.
Nessuno dice che sia una situazione facile, ma era prevedibile e ci si è fatto cullare da effimere sicurezze. Adesso subiamo, con ansia e trepidazione, le conseguenze di questa distrazione propagandistica. Si è, colpevolmente, sprecato tempo, e forse denaro, nella lotta contro il virus.
Laura riferiva ieri alla stampa l’assalto, l’accoglienza, l’abbandono, le difficoltà trovate per farsi il tampone, richiesto e prenotato dal suo medico. In un girone infernale, bisogna arrivare nottetempo al Frullone, rimanere all’aperto senza appoggio e sotto la pioggia, in attesa delle 9 del mattino per avere il “numero”. Si doveva subire assembramenti mostruosi e certamente molto pericolosi per arrivare al tampone dopo sette ore. In che modalità, poi, secondo quale protocollo prudenziale doveva essere aspettato l’esito e quando lo si poteva sapere: nessuno lo diceva o c’erano risposte vaghe.
Parliamo, ancora, delle attese di chi proveniente dall’estero deve porsi in isolamento volontario, aspettare giorni per fare il tampone e, se positivo, andare in quarantena. Da qui in poi c’è l’abbandono: poche o nulle le indicazioni come comportarsi. La condanna è aspettare, giorni e giorni, per sapere l’esito dei tamponi ed arrivare con una angoscia, sempre più ingravescente, ad un tampone negativo.
Che dire poi dei Sindaci, che sono la vera catena di trasmissione tra i cittadini e il Sistema Sanitario, posti tra le istanze di salute e lavorative dei loro concittadini e un SSR senza risposte. Emerge nel loro agire la generosità di stare in prima linea nella lotta e l’avvilimento per un’assistenza inadeguata.
Ultimi, ma non ultimi, parliamo di tanti Medici, eroi di una guerra improba, in cui subiscono profonde mortificazioni per l’inefficienza politica del sistema. Essi sono pronti a surrogare, con la loro umanità e le loro capacità professionali, una assistenza sanitaria, che, però, necessita di tecnologie avanzate e costose e di supporti organizzativi per avere i migliori risultati possibili, la cui acquisizione non dipende dal governo clinico, sempre più negletto, ma dalla gestione politica regionale.
Si comprende la necessità da parte del cittadino di fare tutti i giusti passaggi in questo periodo pandemico, ma offende l’abbandono da parte delle strutture sanitarie regionali, che non danno a ciascun cittadino, incappato in qualche modo nel virus, una pronta risposta assistenziale e adeguati flussi informativi.
È da domandarsi come si è fatto a perdere il vantaggio di un interessamento iniziale morbido della nostra regione da parte del virus e di come si è giocato e si gioca sulla salute psichica, oltre che fisica, di tanti cittadini campani. Forse non si partiva dal migliore SSR, come veniva reclamizzato, con una forte approssimazione, certo è che allo stress test del Covid19 non si è dimostrato tale.
De Luca che dice? È andato a chiedere aiuto a Roma per avere volontari per coprire quell’enorme vuoto dell’accompagnamento delle persone in isolamento, ma forse non solo per questa bisogna, che già, in altre regioni, è stata risolta, a marzo, con l’aiuto degli studenti di Medicina. De Luca, che ha mantenuto la delega alla Sanità, tace, forse si sta allontanando da un impegno così gravoso di rendere un po’ più efficiente il nostro Sistema sanitario e non solo per la prevenzione e gestione pandemica? Queste sono responsabilità, veramente terribili per chi deve servire il bene comune.
Non sudditi, ma fratelli, ci ricorda la recente enciclica di Papa Francesco, non dimostrazioni muscolari, ma limpida coscienza nell’amore fraterno e nell’impegno civile. Ancora una volta l’etica della responsabilità dei cristiani viene chiamata in correo. Bisogna che la coscienza dei cristiani, degli uomini di buona volontà, credenti e non credenti, si impegni, in una tensione unitiva, verso una vera e chiara azione politica per il bene comune e riproporre quei diritti inalienabili di dignità umana, tra cui appunto, il diritto alla salute.
L’inefficienza, la confusione, le mancate promesse fanno alienare, e sempre più pericolosamente, dalla partecipazione politica, tanti elettori, che vanno ad ingrossare il partito maggioritario dell’astensione. I cattolici democratici e gli uomini di buona volontà devono far emergere, invece, in un Partito, autonomo e di centro, come vuol essere INSIEME, quell’esempio di gratuità perché gli Italiani possano allontanarsi da quei sentimenti di profonda delusione, che Stendhal mette, già nella Francia di Luigi Filippo, in bocca a Lucien Leuwen, nell’omonimo romanzo,: Ah, quella miscela di ipocrisia e di menzogna che viene chiamata governo rappresentativo!
Alfonso Barbarisi