Anche la Nato ribadisce lo stesso concetto emerso nel corso del recentissimo G7: la Cina rappresenta un rischio. Una vera e propria “sfida di sistema”. Ovviamente, i paesi partecipanti al G7, organizzato dal Regno Unito, si sono riferiti soprattutto agli aspetti economici ( CLICCA QUI ). In sede di Alleanza del Nord Atlantico sono state ulteriormente focalizzate soprattutto le questioni relative alla difesa con la conclusione che è necessario rispondere alla crescita della potenza cinese.
Più di quanto non sia stato fatto in occasione della riunione del G7, vi è stato un riferimento ai problemi della democrazia assicurata in Cina e all’atteggiamento tenuto dalle autorità di Pechino verso talune minoranze, in particolare riferendosi alle repressioni in atto ad Hong Kong e contro i musulmani Uyghur del Xinjiang. L’atteggiamento è evidentemente “muscolare”, anche se è stato mitigato dalla dichiarazione del Segretario generale Nato, Jens Stoltenberg, che ha tenuto a precisare che la Cina ” non è un avversario” e che l’Occidente non intende ingaggiare una “Guerra fredda”. In ogni caso, il confronto è più che mai avviato in considerazione del fatto che la il colosso orientale sta per diventare la più grande potenza economica mondiale ed è già il paese con la seconda spesa militare più grande al mondo e la flotta navale più ampia.
La riunione della Nato è servita a confermare anche che, mai come oggi, sono tanto critici i rapporti con la Russia. Così, con molto realismo, si guarda all’incontro diretto tra Joe Biden e Vladimir Putin, ma senza farsi tante illusioni. Soprattutto, però ha confermato la decisa svolta di Biden rispetto alla visione di Trump per quanto riguarda la considerazione della Nato. Biden ha voluto ribadire che la Nato è giudicata adesso dagli Usa “decisivamente importante” e che la nuova amministrazione Usa considera vincolante l’art.5 del Trattato su cui si basa l’Alleanza atlantica che rende vincolante l’intervento a favore di uno dei suoi paesi partecipanti in caso di attacco esterno.