Mai come in questo tempo l’evangelizzazione deve arrivare soprattutto nei luoghi dove l’uomo esercita il “potere/servizio” come costruttore di Bene.

Ancora una volta esprimo un mio chiodo fisso e mi unisco all’urgenza più volte espressa dal nostro Partito Insieme perché si dedichi la massima attenzione al tema dei temi per noi cattolici: evangelizzare la Politica.
Evangelizzare, secondo la DSC, vuol dire affrontare le nuove tematiche, quelle che la società di oggi mostra con tale velocità mai vista nella storia dell’umanità, come per esempio la crisi antropologica, la crisi climatica, la Pace, la Fame nel mondo, con uno sguardo sull’uomo da rigenerare.
Evangelizzare, cioè toccare con la Parola del Vangelo la vita nelle sue diverse dimensioni, è proporre l’alternativa di Gesù a quel vissuto caratterizzato dall’indifferenza, testimoniare il Suo tocco divino che diventa umanità salvata.
Ma oggi evangelizzare la Politica, intendiamoci bene, non vuol dire favorire il Cristianesimo rispetto ad altro credo religioso, bensì dare voce e corpo ad una proposta di vita che da più di duemila anni dimostra essere l’unica alternativa vera che spinge l’uomo a dare il meglio di sé in tema di relazioni con gli altri, di equilibrio del proprio ego, di crescita autentica.
Senza fare un excursus storico che rimando al lettore, dobbiamo arrivare alla seconda metà del Novecento per ritrovare l’espansionismo cristiano con una nuova veste, raffinata dalla novità del Concilio Vaticano II, che invitava, nell’evangelizzare i popoli, a mantenere quel rispetto dell’altrui credo e puntare soprattutto all’aiuto umano. Pensiamo ai profughi, al problema delle migrazioni dalle terre dove regnava e regna ancora la fame e la guerra.
Se dunque questa visione dell’evangelizzazione ha subito trasformazioni nella storia del Cristianesimo, a maggior ragione possiamo cogliere nel Terzo millennio la necessità di un aggiornamento, del resto già enunciato dagli ultimi Papi nei molti Discorsi ed Encicliche pubblicate.
Leggiamo dal Discorso al Parlamento tedesco di Benedetto XVI, nel 2011: «contrariamente ad altre grandi religioni, il Cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio».
Dunque l’uomo, a immagine e somiglianza di Dio, può fare sintesi tra ragione oggettiva e soggettiva che diventa espressione della coscienza e dunque tocca la morale.
Se questo è vero, perché molti credenti ancora vivono con forte imbarazzo il termine evangelizzazione unito a quello della politica?
Scrive Angel Rodríguez Luño (XIII Sinodo): ” La politica non è separabile dalla morale, perché la politica è essenzialmente riferita al bene comune, che comprende la promozione e la tutela di beni rilevanti per la vita in comune delle persone umane, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà, la giustizia e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la solidarietà, ecc.”.
Ma quando parliamo di evangelizzazione della politica non possiamo non unire il tema della formazione dei cittadini all’esercizio della propria coscienza sul piano etico come l’importanza di essere partecipi alla vita pubblica. Questo oggi si rivela come il più grande ostacolo da dover rimuovere con urgenza. Il relativismo degli ultimi anni ha invaso con risultati devastanti anche il credo religioso lasciando nell’uomo immobilismo e un vuoto esistenziale, vuoto che riscontriamo con dolore anche nella politica perché sono i politici a non esprimere più coraggio, ideali di appartenenza a cominciare proprio da chi non riesce ad esprimere quella sintesi tra ragione e natura di cui tanto Benedetto XVI parlava. Ancora: “La passività, la pigrizia, il “lasciar fare ad altri”, rappresentano una tentazione continuamente in agguato, poiché il lavoro per il bene comune richiede impegno e sacrificio.
La partecipazione attiva è coerente quando la propria attività mira costantemente al bene comune, vale a dire, a ciò che secondo la propria coscienza meglio contribuisce qui e ora al bene del proprio paese e, talvolta, anche della comunità internazionale, senza permettere che interessi di parte, il desiderio di raggiungere o mantenere situazioni di potere o la ricerca dell’arricchimento personale, facciano deviare dal bene comune l’intenzionalità che ispira l’attività pubblica”.
Se guardiamo agli ultimi eventi di alcuni politici aperti alle prossime elezioni europee, assistiamo al solito teatrino alla ricerca del più facile posizionamento. Non fa nulla se questo va a colpire chi ha impiegato ore, trattative, viaggi come abbiamo compiuto noi di INSIEME nel tentativo di proporre loro un’alternativa nel costruire la futura politica anche europea.
Purtroppo mancano il coraggio e la coerenza, quell’esercizio della coscienza che ferma logiche di posizionamento rispetto ai contenuti di un Programma politico di grande respiro. Leggiamo ancora: “La politica non consiste nell’enunciazione teorica di alcuni principi ma nella realizzazione pratica del bene che qui e ora è possibile, tenendo presenti le circostanze concrete”.  Da questo preciso punto di vista, il compito di evangelizzare la vita politica
non comporta per i cittadini cristiani alcuna esigenza “specificamente cristiana”, dato che l’impegno politico di tutti i cittadini onesti, cristiani e non cristiani, mira a promuovere ciò che in coscienza si ritiene sia bene per la collettività…
Dal punto di vista dei contenuti, l’attività dei cittadini cristiani dovrebbe essere ispirata da principi etico-politici congruenti con l’antropologia cristiana e la dottrina sociale della Chiesa. E ciò pone il problema della formazione della coscienza in materia di etica politica”. Questo discorso è stato presentato nel 2011 in sede sinodale. Sono trascorsi diversi anni, ma qualcuno ha cominciato a prendere sul serio la sfida che nascondeva.
Non senza difficoltà, dopo anni di riflessione e formazione si è sentita l’esigenza di costituirsi Partito, quale soggetto che potesse rappresentare, attraverso un Programma politico, la voce di coloro che vivono il luogo ed il tempo fuori da una esistenza umana vivibile, partecipi veri del Bene comune così tanto evocato. Il Partito Insieme è anche questa opportunità di rappresentare quei cittadini che sentono forte l’esigenza di evangelizzare la Politica e dunque trasformare questa società in questo tempo di grave necessità e crisi , nei luoghi istituzionali preposti all’esercizio della democrazia.
Come Partito di programma dunque si accoglie il desiderio di credenti e non credenti purché uniti da valori umani che sia la DSC che la Costituzione italiana racchiudono. Il tempo delle riflessioni, delle elaborazioni, delle azioni sul versante pre-politico è giunto a conclusione. È ora della scelta che diventa azione dettata da un Programma politico che riflettendo il Bene dell’uomo, riporta questi alla vita, alla bellezza del tempo e non più alla mera sopravvivenza.
La Cultura che non diventa Bene agito e condiviso è un grave peccato che ricade sulla coscienza di tutti noi, soprattutto di quei cattolici che hanno il ” dono” dell’annuncio, famosi perché aiutati dai media, ma che non contaminano le proprie idee nei luoghi di “perdizione” della politica, oppure non hanno il coraggio dei
“cristiani della prima ora”.
Per questo Insieme non può condividere certe scorciatoie e la condizione di essere messi fuori da contesti dei cosiddetti ” moderati” ci rende liberi da imbarazzanti tavoli di negoziazione. Il Vangelo parla chiaro, perché la Via, la Verità e la Vita è destinata a quelli che si fanno piccoli tra i piccoli. Detta in altre parole occorre conoscere le criticità per poterle sanare, scendere in basso e toccare con mano cosa vuol dire oggi ” sopravvivenza “.
Allora evangelizzare la Politica significa anche ridare valore prima a Dio e poi a Cesare, cioè aver compreso che la storia dell’uomo non può prescindere dall’ascolto di una coscienza che non può fare a meno di Dio, fonte creatrice, ma anche di Cesare, realizzazione possibile sulla Terra di una parte di Cielo. Evangelizzare la Politica oggi è come quando si restaura un dipinto, l’occasione di riportare al naturale i suoi antichi colori, una volta brillanti, ma ora invecchiati dal tempo e dall’uso sconsiderato degli uomini. Certo non tutti possiamo essere “restauratori”, ma rivivere la partecipazione e la cittadinanza attiva significa rientrare in se stessi, fare un esame di coscienza e risvegliare la parte migliore che regna in ogni persona, oggi più che mai, cittadina del mondo e possibile protagonista di cambiamento attraverso una Politica restaurata, rinnovata, purificata.

Insieme e con la speranza nel cuore ce la faremo. Magari cercheremo di fare alleanze tra le vie povere delle città, con gli ultimi che desiderano un riscatto, tra chi della Politica vuole tornare a dire : ” È cosa buona e giusta”.
Eleonora Mosti

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