In un bosco incantato, popolato da fauni e ninfe, gnomi e folletti, Di Maio andrebbe a nozze.
Sarebbe quel mondo fiabesco in cui la Fata Turchina, con la bacchetta magica del taglio dei parlamentari, risolverebbe d’incanto ogni nostro problema ed il brutto anatroccolo, finalmente conscio della sua vera identita’, dispiegherebbe il suo volo maestoso su un grazioso villaggio di casette di marzapane.
La favole sono attraenti, anche oltre una certa eta’, perche’ spesso evocano questa magica sproporzione tra una causa modesta e degli effetti grandiosi.
E’ un trucco cui di frequente ricorre la pubblicita’, spesso ingannevole, e fa tornare alla mente, per spontanea associazione di idee, un vecchio Carosello degli anni ’60 che recitava così: “Falqui, basta la parola”.
Quel che sorprende e lascia francamente perplessi circa la posizione assunta, in questi primi giorni della crisi, dal M5S non e’ in se’ il merito della questione – dato che il numero dei parlamentari non e’ un dogma di fede, anche se, nei termini in cui viene affrontato adesso l’argomento, significa porlo in modo francamente pedestre – ma piuttosto la maniera drastica e tassativa con cui un tema del genere viene anteposto ad ogni possibile interlocuzione diretta ad affrontare la crisi.
Suscita, infatti, una preoccupazione che va oltre il singolo episodio.
Viene da domandarsi quale sia l’abito mentale, il contesto concettuale complessivo in cui si puo’ pensare che una questione del genere, in ogni caso marginale, rappresenti un nodo scorsoio cui impiccare temi di ben altra portata che appesantiscono, giorno per giorno, la vita degli italiani e soprattutto i ceti piu’ deboli.
La dialettica politica – anche quando diventa scontro al calor bianco – si sviluppa pur sempre tra soggetti che si riconoscono in un comune universo mentale, in un orizzonte di pensiero condiviso, per quanto i contenuti, entro tale orizzonte, possano essere addirittura antitetici.
Se non fosse così non si tratterebbe di confronto, ma nemmeno di scontro, piuttosto di sordità reciproca; da soggetti alieni gli uni agli altri.
I 5Stelle diranno – e va riconosciuto: non a torto, dal loro punto di vista – che appunto
qui sta la virtù della loro radicale diversità.
E, non a caso, del resto, non sono nati – che so – da una ideologia o da qualche dottrina, da una qualunque corrente culturale , ma da un “vaffa….” che non e’ esattamente un pensiero.
Molte volte e’ capitato a tutti, nel linguaggio corrente della politica o dei commentatori, di dire, ad esempio: “Siamo in una situazione schizofrenica”
Stiamo attenti a non infilarci addirittura nel girone infernale di una sorta di “ autismo politico” dove campeggia solo l’incomunicabilità.
Del resto, senza voler essere capziosi il “contratto” di governo non è forse stato concepito come una forma di rapporto alternativo alle consuete “alleanze” politiche, cioe’ una modalita’ di accostamento molto circospetta?
Anche considerazioni del genere possono avere qualche incidenza sugli sbocchi della crisi.
Ma c’è’ pur sempre, nel mondo delle fiabe la Fatina buona dagli occhi turchini.
Domenico Galbiati

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