“ Prima di analizzare alcune riflessioni riguardanti alcuni punti che dovrebbero essere considerati essenziali del Contratto per il Governo del cambiamento, quale quello della Famiglia e della Scuola, credo sia fondamentale affermare che la leadership di chi ci governerà dovrà esprimere insieme al programma anche un’Etica di valori come la Trasparenza- Lealtà – Coraggio- Onestà – Generosità- Umiltà. Quei valori cioè che le persone si aspettano di veder seguiti ed applicati dai nuovi leader, i quali, in nome di un superamento del vecchio modo di fare politica, non dovranno dimenticare la storia del nostro Paese e, soprattutto, dovranno ancora attingere ai tanti Testimoni che hanno costruito la democrazia italiana ed europea, spesso donando la loro stessa vita”. Così Eleonora Mosti inizia una riflessione sul documento politico programmatico sottoscritto da Luigi Di Maio e da Matteo Salvini per conto dei 5 Stelle e per la Lega.
“ Noi cattolici siamo pronti sempre al dialogo. Desideriamo poter vivere una cultura del dialogo, perché come ci ricorda Papa Francesco solo così si potrà ricostruire il tessuto sociale, purchè, si parli in termini di Verità e di autentica ricerca del Bene delle persone. Un altro fallimento minerebbe definitivamente la stabilità e l’identità dell’intero popolo italiano.
Eleonora, esaminiamo la parte del Contratto che riguarda la Famiglia. Come la valuti?
“ Il contratto al punto numero 18 tocca il tema della famiglia e quello drammatico della natalità. Diciamo che, nella visione d’insieme, appare come un tentativo di prospettare per alcune criticità qualche ipotetica soluzione, come l’apertura di asili nido, il lavoro femminile conciliabile con il vissuto familiare , le agevolazioni economiche per le future madri. Mi limito ad osservare che senza il recupero di quei Valori, anche visti solo sotto il profilo costituzionale, cui è legato il raggiungimento del vero bene delle persone , tutto potrebbe suonare come un tradimento dello stesso popolo che il 4 marzo ha votato con la speranza di un ritorno alla serenità, alla fiducia verso i politici, intenti a lavorare per il superamento della crisi riscontrata nei luoghi educativi per eccellenza: la scuola , la famiglia e le istituzioni.
Mai come in questo tempo, oltre a specificare dei programmi, occorre riposizionare la Persona al centro del cambiamento e la famiglia, come insieme di persone, ha bisogno di sentirsi tutelata. Ogni giorno ascoltiamo notizie di omicidi in famiglia, uomini che usano una violenza inaudita contro mogli e figli. La famiglia naturale, quella costituita dall’unione di un uomo ed una donna, è stata abbandonata a se stessa. Lo stesso Stato attraverso una dura fiscalizzazione ha concorso alla destabilizzazione di molte famiglie del ceto medio, piccoli imprenditori hanno dovuto chiudere per fallimento, giovani senza lavoro non possono sposarsi. Siamo il Paese più vecchio perché non ci sono nascite. Allora, osservo che ci troviamo di fronte ad un Contratto redatto in materia con solo diciannove righe e che sul tema Famiglia e Natalità non possiamo cavarcela con dei semplici enunciati.
Constato che il M5S ha una visione molto distante da quella del mondo cattolico che fa riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa. Ma non riesco a comprendere come temi quali aborto, utero in affitto, gender, eutanasia, unioni omosessuali con adozione ecc., possano mai conciliarsi con una visione della famiglia così ben definita dalla Costituzione.
Purtroppo, siamo abituati anche a vivere certe schizofrenie, quali quelle che emergono leggendo in parallelo il precedente punto 16 del Contratto dedicato alla realizzazione di un ministero per le disabilità. Giustissimo, ma quale valore è alla base di una scelta di campo a favore di certi valori quando lo stesso valore viene negato ad altri soggetti ? Quante tipologie di vita ci sono? Quali tutele per la vita? Cosa si deve intendere per disabilità? Non è resa disabile forse una famiglia che non riesce più a pagare il mutuo di casa? Non è reso disabile un giovane che non trova lavoro dopo anni e anni di studi, costretto ad emigrare?”.
Come valuti i punti relativi alla denatalità?
“ In questi giorni cade il quarantennale della legge 194. Un provvedimento che ha collaborato a farci ritrovare con il disastro demografico che abbiamo dinanzi. Un provvedimento rivelatosi, paradossalmente, una legge che va anche contro lo stesso Stato. Si è pensato di garantire una certa impostazione ideologica verso alcune donne, senza riflettere sul valore della Vita che, in sé, esprime e tutela la stessa vitalità e crescita di un intero Paese. Contemporaneamente, sono state abbandonate a loro stesse tante donne costrette ad abortire perché lasciate sole, consumate dalla paura di un futuro incerto, non aiutate da quei centri di ascolto che lo Stato avrebbe dovuto creare per accompagnare una scelta non facile e non certo neutrale a livello psicologico e sociale. Ora stiamo pagando tutti la realtà che ci troviamo a vivere, la quale non fa sconti a nessuno. Un prezzo che va ben oltre un discorso moralistico e confessionale”.
La riflessione sulla famiglia porta, quindi, ad un ampliamento delle prospettive…
” Certo, non in ultimo quelle sulla scuola. Mentre la famiglia è, infatti, il luogo naturale e responsabile della prima educazione dei figli, la Scuola ha il compito istituzionale di educare e di formare attraverso la cultura. Ma quale cultura e come? Per noi cattolici fare cultura significa garantire a ciascuno il diritto ad una dimensione umana e civile, conforme alla dignità della persona, senza discriminazione di razza, di sesso, di nazione, di religione o di condizione sociale, come ci ricorda la Dottrina sociale della Chiesa.
La scuola oggi non parla più di visione generale, di progetto esistenziale, del senso della vita: è il risultato di continui cambiamenti ad opera dei vari governi che hanno introdotto modelli di istruzione sempre più orientati verso una cultura del tecnicismo come risposta ai nuovi scenari che si riteneva la modernizzazione richiedesse.
Molti sono stati i tentativi di ridare valore al “ mondo Scuola” , ma anche con l’ennesima legge, la 107, chiamata della “ Buona Scuola”, sembra che lo stile progettuale sia stato quello di puntare al raggiungimento di risultati valutati solo in termini quantitativi e produttivi.
Con il prossimo governo, leggendo il punto 22 del Contratto, capiamo che ci troveremo di fronte all’ennesimo “cambio di rotta” effettuato sulla pelle dei docenti, degli studenti e delle famiglie.
Spero si tenga conto che non si tratta solo di affrontare pur importanti questioni come quelle delle competenze professionali oggi richieste ad ogni docente, o quelle dei nuovi scenari demografici, sociali, religiosi così complessi che richiedono conoscenze psicopedagogiche puntuali e che l’aggiornamento debba essere indirizzato anche verso il raggiungimento di una sempre maggiore capacità di lavorare in stretta collaborazione tra colleghi, o che l’utilizzo delle nuove tecnologie debba trovare insegnanti preparati . Il punto è che l’innovazione, le nuove urgenze culturali, la questione sulla competitività tra le scuola in regime di Autonomia scolastica, non dimenticando la triste questione del complessivo stato di crisi economica del Paese, hanno creato negli insegnanti un vero e proprio corto circuito e non mi meraviglia neanche un po’ lo scontento in cui operano, non molto dissimile da quello delle famiglie.
Non basterà un’altra riforma scolastica per arrivare, o meglio, per ritornare alla buona qualità in tema d’istruzione scolastica se non si ritornerà a parlare di recupero della dimensione antropologica che negli ultimi decenni ha lasciato il posto a quella della ricerca tecnica: saper fare invece che saper essere. E’ fondamentale dunque riportare al centro, anche nella Scuola, il valore della Persona, contestualizzando il significato di essere uomo, oggi, contro una disumanizzazione che ha travolto il valore educativo alla base di ogni crescita equilibrata dei nostri ragazzi, cui è legato il futuro dell’Italia.
Mettere al centro la Persona significa da parte dei docenti trasmettere, con il sapere, anche qualità educativa agli studenti. Cosa che sembra essere completamente saltata nel contratto M5S-Lega, mentre questa, a mio avviso, è l’unica ricetta che potrà salvare la scuola”.
E questo non lo ritrovi nel Contratto di Governo?
“ Purtroppo no. Il recupero di questi temi valoriali non compare minimamente nel Contratto presentato da Di Maio e da Salvini. Al di là di alcune problematiche indicate con i riferimenti al sistema di reclutamento,alla formazione dei docenti, a quello dell’inclusione, all’alternanza scuola-lavoro, mi chiedo a quali cambiamenti di rotta si riferiscano. Dovremo aspettarci delle altre sorprese?
Mi chiedo se questa volta la classe dirigente e docente rimarrà obbediente, silente, semplice esecutrice di esercitazioni politiche che per nulla parlano di ricerca o riflessione pedagogica, frutto della poca conoscenza del meraviglioso “ mondo Scuola”, retto soprattutto dalla passione di tanti insegnanti e dalla pazienza di studenti e genitori”.