Dunque l’otto dicembre, preceduto da alcuni impegnativi convegni, ha preso forma ed abbrivio il movimento politico “Insieme”. Esattamente un anno dopo la consacrazione a Maria, nella stesa Cappella delle Religiose di Maria Bambina, di un pugno di cattolici impegnati, raccolti attorno a Monsignor Simoni, a Monsignor Apicella ed al sacerdote don Gianni Fusco.

Nel mezzo, il naufragio politico del 4 di Marzo e la eclissi sul piano elettorale dei vari partiti e partitini di ispirazione cristiana, ma anche la elaborazione di un programma ampio, ricco e variegato promosso e realizzato dal  gruppo di “Insieme”, affiancato da intellettuali e studiosi cattolici impegnati sui più diversi fronti.

Si è subito detto che la iniziativa era di derivazione CEI e di marca PD per contenere la deriva inarrestabile dell’elettorato cattolico verso la Lega di Salvini. Tesi questa naturalmente fuorviante ed errata.

E’ ben vero che gran parte di Vescovi Italiani desidera qualche cosa di radicalmente nuovo sul piano politico, di fronte allo sbandamento valoriale della società italiana, all’aumento esponenziale del numero dei poveri al suo interno ed alla incerta e disperata paura del domani.

Altrettanto vero però, che l’iniziativa è stata ed è dei laici e solo dei laici. E’ stata in particolar modo opera del gruppo di intellettuali ed economisti raccolti proprio da ed attorno a Convergenza Cristiana 3.0 di cui il movimento ‘Insieme’ è la naturale prosecuzione organizzativa ed il fisiologico prolungamento territoriale.

Altri hanno sostenuto che dalla strutturale diversità e divisione del mondo cattolico non può nascere alcuna unità senza un progetto condiviso ed una più ampia sintesi; progetto e sintesi che non possono derivare da una Chiesa e da un ceto Vescovile fortemente diviso. La tesi sarebbe condivisibile se effettivamente la iniziativa fosse di derivazione Vescovile, mentre invece essa è squisitamente laicale e propria di quei laici più sensibili alle tematiche politiche ed alle sorti del loro paese.

Il cammino fatto dall’otto dicembre dello scorso anno ad oggi è stato quello specifico della formazione di una piattaforma politica e culturale  quale base di un ampio progetto politico e momento di sintesi delle migliori teste energie intellettuali e morali cattoliche, da oggi lanciate sul territorio. Ed è esattamente ciò che serviva.

Si è paventato da ultimo e da autorevoli ex, che un partito di cattolici sarebbe un rischio per il mondo cattolico e per la Chiesa in caso di suo fallimento. La verità è esattamente l’opposto. Il disastro delle liste del 4 marzo ha sancito l’irrilevanza, la subalternità e l’assoluta marginalizzazione dei valori, degli ideali e della incidenza del mondo cattolico nella società italiana ed europea. Cosa peggio di così per il Cattolicesimo Politico, ma anche per la Chiesa?

Né è immaginabile alcuna “Rete” che possa essere un qualche cosa di diverso dal pre politico e dunque da un qualche cosa capace di incidere o modificare, o indirizzare. In politica le reti hanno senso se poi si traducono in soggetto perfettamente identificabile perché perfettamente caratterizzato, e perciò operativo ed incidente.

Ora il Censis ci rivela che in Italia è ormai evidente ciò che noi al momento di far nascere “Convergenza Cristiana 3.0” avevamo ben visto e percepito: egoismo, diffidenza e chiusura, grande incertezza, paura per il futuro, come temi dominanti e dunque come fattori sociali destrutturanti fortissimi; come ostacoli di fondo da rimuovere e da cui ripartire per rimettere in piedi il paese. Ed è questa proprio l’intuizione di fondo da cui abbiamo preso le mosse lanciando l’iniziativa di Convergenza Cristiana 3.0: dopo 25 anni di irrilevanza e di subalternità forzata, è il cattolicesimo politico italiano e la sua grande tradizione storica a dover riprendere in mano le redini del paese e farlo usciere dalle secche nelle quali lo ha precipitato il Berlusconismo prima ed il socialismo ( si fa per dire ) radical – chic e pseudo libertario del P.D. di conio Renziano.

Certo, abbiamo fortemente sperato ed ancora speriamo nella Democrazia cristiana storica e nel coraggiosissimo tentativo portato avanti da Gianni Fontana: chiudere la partita del 93 costringendo i protagonisti di allora a prendere atto che la Democrazia Cristiana non si sarebbe fatta processare sulle piazze, cioè eliminare dalla scena politica con processi popolari e mediatici condotti  e guidati da vertici oscuri, dai soliti di sempre, per capirci; e poi ed al contempo, chiudere la partita dei caporal maggiori, i quali divedendosi in malo modo le spoglie, hanno finito per generare divisione insieme a scandalo ed irrilevanza.

Purtroppo il Congresso che doveva essere costituente ha portato alla ribalta una classe dirigente del tutto inadeguata ed il nulla sul piano politico e culturale. Oggi in assenza di conseguenze politiche tangibili e conseguenti  alla coraggiosa ed intelligente autosospensione del Presidente del Consiglio Nazionale, la Democrazia Cristiana appare consegnata alla nobile sepoltura nella cassa di zinco della irrilevanza assoluta, neanche nella cassa di legno del ‘Cattolicesimo Liberale’ di marca Berlusconiana.

Non abbiamo sperato invece e neanche per un istante in qualche cosa di nuovo a sinistra. Non è possibile mimetizzare dietro alcun argomento logico o politico la costante, vistosa e colpevole irrilevanza dei cattolici che militavano in quel versante politico, e basti per tutti il silenzio dimesso e triste sulla legge Cirinnà, la quale è ben valsa ‘una messa’, cioè un misero voto di fiducia.

Né mi addentro in temi sociali parlando per esempio della legislazione di favore del creditore contro l’inerme debitore spogliato in malo modo dei suoi beni a favore delle Banche come – tanto per dirne una – con la modifica disastrosa e perversa dell’articolo 560 del Codice di Procedura Civile.

Di più: non è nascondibile la evidenza che a sinistra non esiste ormai più nulla né di cattolico, né di marxista, né di socialista. Non esiste nulla su cui si possa costruire qualche cosa di fondato e duraturo. Questo non è certo un bene per il paese. Occorre attendere che la sinistra rifondi sé stessa, si dia una nuova e chiara identità, dica qualche cosa di chiaro e forte al paese. Solo allora si potrà riprendere il dialogo ed un confronto costruttivo.

Perché stupirsi dunque che un gruppo di laici che si è messo “Insieme” rispondendo ad un invito del Cardinal Bassetti, conquisti consensi e simpatie vieppiù crescenti, giorno per giorno?

E’ la situazione stessa dell’Italia e dell’Europa di oggi che chiede, direi esige una classe dirigente nuova, idee guida e progettualità credibili, l’emergere di valori sociali e culturali propri del cristianesimo, così come delineati e declinati dalla Dottrina Sociale della Chiesa; che chiede il ritorno di un partito di forte ispirazione cristiana, un partito di centro e protagonista della rinascita italiana ma nella discontinuità dal triste ed opaco passato ventennio.

Certo il cammino non è né breve, né facile ed una rivolta di “Gilet gialli” è in agguato anche in Italia così come in tutta Europa. Né si intravedono protagonisti in grado di contrastare la deriva in atto.

Nel breve periodo è certamente ineliminabile, ma altrettanto certamente senza futuro, il Partito della Famiglia, partito meritorio ma monotematico e moncorde,  che ha dichiarato ancora una volta ed in più modi di non volere convergere con nessuno. Se per loro sta bene così, sta bene così per tutti!

E’ parimenti ineliminabile nel breve periodo, ma parimenti senza alcun possibile futuro, il blocco cattolico moderato che si sta coagulando nel vasto mare dell’area indistinta formata da Berlusconi, Salvini e la Meloni. Irrilevanza ed inincidenza garantita. Auguri!

Non mi scandalizzo della possibilità della pluralità di partiti o movimenti fortemente identitari e di ispirazione Cristiana presenti in Parlamento, purché essi siano coerenti con quanto dicono e professano di fronte ai loro elettori. L’unità politica dei cattolici non è un dogma e non pare essere cosa di oggi.

Si sappia però che in tempi di accelerazione storica quale quelli che stiamo vivendo; in tempi nei quali classi dirigenti e politiche nascono e muoiono nello spazio di una breve stagione, può succedere tutto. Tutti perciò devono guardare con grande simpatia e incoraggiamento a quei laici che sporcandosi le mani scendono in campo osando. Scendono in campo in prima persona per costruire un futuro migliore e possibile per le nuove generazioni che vengono avanti e che osservano giudicando in silenzio. Cattolici con certezza minoranza oggi, ma con sicurezza maggioranza domani, purché coerenti e leali con i principi e le idee che professano e propongono.

Di fronte a questo orizzonte vasto, impegnativo ed affascinante, di fronte ad una sfida che per i cattolici si profila epocale, ci viene oggi servita riscaldata una, cento, mille volte la minestra un po’ rancida su cui voglio brevemente tornare per chiudere l’articolo; la ministra della piccola polemica: “è il partito dei Vescovi”!

Mi fa tenerezza questa idea un po’ retrò che ci rinvia ai tempi che furono e propri di quelli che avanzano questo tipo di critica: i tempi del collateralismo e della subalternità ‘ontologica’ del laicato, obbediente e devoto. Oggi invece, e proprio in questi giorni – guarda tu! – si celebra il ventennio della “Christi Fideles Laici” mentre la “Apostolicam Actuositatem” ha ben superato il cinquantennio. Allora forse è molto più coerente pensare – per chi ci riesce –  che nei nostri giorni è finalmente arrivato ad esistere un laicato maturo e consapevole, che di fronte alle non più nascondibili divisioni esistenti nella Chiesa, ma anche nel Ceto Vescovile, prende in mano la situazione per rimettere in piedi il paese.

Non a caso Convergenza Cristiana 3.0 ha fatto un convegno di studi e di approfondimento proprio sulla dimensione ontologica e sacramentale del sacerdozio battesimale dei laici impegnati in politica. Laicato e Ordine Sacro hanno pari dignità nella Chiesa Mistero e Sacramento Universale di Salvezza. L’uno sostiene ed illumina l’altro rapportandosi i due tra loro nella dinamica relazionale propria delle “Mutae Relationes”.

Ora al laicato spetta l’impegno nel mondo. Ed allora, se questo è vero, – ed è vero – come stupirsi che tanti, tanti Vescovi guardino con attenzione e gratitudine a chi sostiene il loro impegno e la loro fatica. A chi pur fregiandosi del laticlavio parlamentare o della fascia di sindaco si guarda bene dal salire sui carri sguaiati dei Gay Pride e non si scandalizza, anzi aiuta, se un Pastore vuole riconsacrare il territorio della sua Diocesi profanato.  A chi nel silenzio operoso, obbedendo ai suoi convincimenti religiosi profondi, si impegna a creare un modello sociale e politico veramente fondato sul bene comune e sui grandi principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Sono molti di più di quanto si pensi i Vescovi Italiani lieti e pronti a impegnarsi e lottare perché si realizzi una testimonianza visibile, concreta e solida dei cattolici in politica.

Una testimonianza che fermi anche nella vita pubblica la crescente apostasia e la dilagante ingiustizia. Il problema non sono i Vescovi. Il problema è di quelle forze politiche e sociali che non riescono ad intercettare questa sensibilità e le esigenze profonde ad essa sottostante, traducendole in progetto politico ed in consenso elettorale. Dei grafomani un pò e superficiali che nei loro post più o meno sciatti, non riescono a vedere la cassa di zinco della irrilevanza o dello zero virgola. Forse è il caso che tutti coloro che vogliono cimentarsi nella politica tornino per un istante solo con i piedi per terra.

Emilio Persichetti

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