L’Associazione FareRete Innovazione Bene Comune partecipa e patrocina l’evento organizzato da Associazione Onconauti “Return to work” che contiene una sfida sociale che non va dimenticata. “Per creare benessere nelle
persone, è necessaria l’integrazione tra salute, lavoro e ambiente, – afferma Paola Pisanti, Presidente di FareRete Innovazione Bene Comune – quindi non possiamo più ragionare soltanto in termini di ‘stato clinico’ del paziente, da
qui la sfida”.

Il convegno “Return to work”, iniziativa che si è svolta oggi, presso la Sala del Cenacolo del Complesso Valdina a Roma, vanta i patrocini di AIOM, Federfarma, FAVO, SIMLII, ANMA, e SUMAI, ed è finalizzata al
reinserimento sociale dei pazienti oncologici lungo-sopravviventi che nonostante abbiano superato la fase acuta si portano appresso problematiche che devono essere confrontate con il mondo del lavoro”. “La patologia
oncologica, una volta passata la fase acuta, – continua Paola Pisanti, – evolve sempre più spesso in una situazione di cronicità, per cui dobbiamo pensare ad un modello di oncologia diverso da quello attuale, che tenga conto non
solo delle essenzialità della cura e dei follow up, ma che tenga in considerazione anche la parte esistenziale della persona ex-oncologica acuta: un modello che possa accompagnare la persona nel rapporto con la sua quotidianità, tra cui il lavoro. Un modello che si avvicina sempre di più al malato cronico. Quindi, – continua Paola Pisanti, – attenzione al percorso clinico, sia di cura che di follow up, ma bisogna attenzionare anche tutta la parte esistenziale dell’ex paziente oncologico. Questa fase, – precisa e sottolinea – è un momento prezioso, perché crea l’interdisciplinarietà, ed è per questo motivo che apprezziamo molto i contenuti di questa giornata che sono
un’ulteriore testimonianza di quanto, interventi come questi, dove c’è una reale sinergia fra diverse figure professionali, una vera rete attorno al ‘paziente-cittadino’ siano preziosi in termini di miglioramento della qualità
dell’assistenza anche in termini di miglioramento della qualità della vita degli ‘Onconauti’”.

“È proprio il capitale sociale, – ribadisce Paola Pisanti – inteso come rete di relazioni che devono legare in un rapporto di partnership tutti i protagonisti impegnati nei settori dell’assistenza, del volontariato e del non-profit, della comunicazione, dell’etica, dell’innovazione, della produzione, della ricerca, che può contribuire a sviluppare
coesione e integrazione, rafforzando la conoscenza del contesto e la capacità di elaborare strategie e azioni per il bene comune.

Questa rete di relazioni, se strutturata in un rapporto ben definito sia di collaborazione che di cooperazione può esercitare, se ben guidato e organizzato, una grande influenza sullo stato di benessere sia della comunità che del singolo individuo”.

“Attualmente, – dichiara il Dott. Stefano Giordani, direttore scientifico degli Onconauti, – il 6,4 % della popolazione italiana, circa tre milioni e mezzo di persone, ha avuto una malattia neoplastica; 50 % ha un’età inferiore ai 65 anni, quindi è ancora in piena età lavorativa. E, più in generale, il 50 per cento dei lavoratori con più di 50 anni ha sviluppato almeno una malattia cronica. La ripresa dell’attività lavorativa, – sottolinea il Dott. Giordani, – spesso è
complicata dalla persistenza di disturbi fisici, legati agli effetti collaterali tardivi delle terapie eseguite e psichici, dovuti allo stress legato al timore delle recidive.

Nel 50% dei casi, – continua – rivela uno studio condotto col supporto dell’Associazione Onconauti su donne operate al seno a Bologna, che si rifà a quello del 2017 dell’agenzia europea Osha, i sintomi causano una disabilità lavorativa di varia gravità. E, purtroppo, in assenza di Riabilitazione specifica molti sintomi tendono a cronicizzarsi. ” Return to work” – afferma Stefano Giordani – è un programma rivolto ai Manager delle Aziende, ai Medici Competenti, agli ex pazienti e ai loro colleghi, che risponde al bisogno di mantenimento e recupero della salute e ll’efficienza produttiva nonostante la presenza degli esiti di un tumore o altre malattie croniche, basato sull’apprendimento di strategie per il
recupero del benessere, attraverso il cambiamento sostenibile delle abitudini quotidiane e adattamenti ‘ragionevoli’ della mansione lavorativa”.

L’Associazione FareRete Bene Comune non può che ricordare che il suo obiettivo è quello di supportare tutte quelle condizioni che favoriscono il benessere ed il progresso di tutti i cittadini, nell’ambito della salute, dell’ambiente e del lavoro, attraverso la realizzazione di reti relazionali fra tutti gli attori del sistema: singoli individui, associazioni
e istituzioni.

La tematica che viene affrontata oggi con “Return to work”, dall’idoneità parziale al reinserimento lavorativo integrato del paziente cronico oncologico e non richiede un patto di solidarietà che veda impegnati le istituzioni, i cittadini, gli operatori socio-sanitari, il volontariato, gli organi, gli strumenti della comunicazione, nonché la Comunità Europea e internazionale. In particolare, le caratteristiche e il grado di vulnerabilità di un paziente oncologico sono da mettere in relazione, in primo luogo, con il significato che viene ad assumere la malattia in quel particolare contesto di vita e con la valutazione che il paziente fa rispetto alla propria capacità di farvi fronte e di mantenere gli obiettivi di vita e relazione che si era in qualche modo prefissato.

Inoltre, il reinserimento nel mondo del lavoro del malato oncologico cronico merita molta attenzione e richiede l’individuazione di strategie e azioni che possano favorire una  vita lavorativa e sociale serena dove deve essere forte il rispetto della morale, il rispetto del diritto, il rispetto e sviluppo della persona umana.

Creare benessere nella quotidianità della persona significa operare per il bene comune quale condizione complessiva della vita sociale che ci porta a migliorare tutti, non solo per la comunità, ma anche per il singolo individuo, perché se la comunità lavora bene anche il singolo individuo ne giova, così come, se il singolo individuo lavora bene per il suo stato di salute, ne giova anche la società in cui vive.

Pertanto, risulta fondamentale implementare il processo di formazione, che trova nella “Comunità di pratica” la metodologia più corretta per rispondere in maniera adeguata ai bisogni delle persone nonché costruire percorsi di socializzazione e di integrazione dove il volontariato si pone come intermediario tra la collettività e le istituzioni, secondo un principio di responsabilità sociale partecipata.

Quindi è necessaria una spinta verso la qualificazione degli operatori sia pubblici che privati per realizzare iniziative di interesse comune, mettendo in campo tutte le professionalità nonché di favorire l’attuazione di interventi non parcellizzati e disomogenei ma coordinati e in sinergia con le attività e con gli indirizzi delle istituzioni. Le opportunità che questo evento ci offre sono interessanti e utili e ci auguriamo che oltre a porre attenzione al problema, soprattutto sia una giornata di approfondimento che ispiri impegno e azione.
Associazione FareRete Innovazione Bene Comune

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