Lo sapevamo tutti che una alleanza PD- Cinque Stelle rappresentava un pasticcio da evitare. Non c’è bisogno che lo ricordi ora qualche duro e puro della sinistra, del centro sinistra o della buona politica.

Come pure sapevamo tutti che una intesa con chi ritiene superabile la democrazia parlamentare è pur sempre un pericolo prima ancora che un rischio. E sappiamo pur sempre che prima dei programmi contano i valori e la storia delle parti in causa.

Ma le esperienze della politica non sono sempre lineari e talvolta si possono ridurre anche solo a pochi moventi che possono giustificarla, anche nelle difficoltà. E il movente di questa imprevedibile e impensata alleanza di governo è evidente, e quel che più conta, non è certo riconducibile alle convenienze: è l’avere fermato , almeno per ora, una deriva che stava trascinando il Paese su una sponda agghiacciante come quella dei “pieni poteri” a un caporione quasi improvvisato e per giunta grossolano, sgraziato e non alieno da battute e travestimenti da caserma.

Dicono che Salvini, il caporione, interpreti la pancia degli italiani. Non è vero. Piuttosto interpreta con indubbia abilità la qualità scadente del rapporto degli italiani con le istituzioni, sull’onda di quella stagione editoriale, giornalistica e mediatica non ancora finita contro la “casta” che ha fatto di tutto un fascio per screditare la politica. Non una classe politica, che pure di  motivi ne presentava in abbondanza per essere scoperchiata, ma la stessa mediazione istituzionale senza la quale il rapporto tra cittadino e Stato non regge.

Quale che sarà l’esperienza di un Governo che nasce da questa quasi forzata coalizione è importante utilizzarla, qui e oggi, per recuperare innanzitutto la centralità del Parlamento della Repubblica  Italiana su cui è modellata la Costituzione. Inoltre per mettere mano al più presto ad interventi richiesti da una situazione economica e sociale difficile.

Una nuova legge sulle immigrazioni che superi la Bossi-Fini e le follie di due decreti sicurezza; l’equilibrio nel bilancio dello Stato per riconquistare il rispetto in Europa; la ripresa degli investimenti pubblici favorita dalla riduzione ormai in atto dello “spread”; la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale per contenere il costo del lavoro e aumentare i salari, e quindi i consumi.

Forse leggeremo tra pochi giorni alcune di questi obiettivi nel programma di Governo ( che non è mai un contratto) e certamente non sarà facile percorrere questa strada senza scossoni. Ma ciò che conta è riconquistare nello stesso tempo il valore e il limite della politica così perdutamente negato negli ultimi quattordici mesi.

Guido Puccio 

About Author