«Avversioni preconcette e paura di novità isolarono Blondel dalla cultura moderna». Con queste parole Luigi Sturzo ricorda l’opera di Maurice Blondel in un articolo del 16 luglio del 1949, a distanza di un mese dalla morte dell’amico filosofo. Sono parole importanti che rivelano la grande stima del sacerdote siciliano per il filosofo francese e, come afferma Anna Vittoria Fabriziani, forse anche un «implicito intento riparatore» per alcuni dubbi che da giovane nutrì nei confronti delle tesi blondeliane.

Il libro che presentiamo è un prezioso studio che la Fabriziani dedica al sodalizio intellettuale tra Sturzo e Blondel, intitolato: Sturzo interprete di Blondel. Dal periodo giovanile agli anni del’esilio (Cleup, 2020). L’autrice scava nelle opere del filosofo francese e del teorico della politica siciliano, dimostrando quanto il pensiero filosofico di Blondel abbia contributo alla teoria politica di Sturzo. La Fabriziani individua i presupposti filosofici blondeliani del pensiero di Sturzo e intende superare gli ostacoli che una certa letteratura ha frapposto tra i due autori, in forza dell’abbandono delle tesi blondeliane da parte di Sturzo, dopo l’iniziale entusiasmo.

Invero, Sturzo accoglie in maniera entusiastica la prima edizione de L’Action di Blondel del 1893 e non pochi interpreti del pensiero sturziano, compreso l’autrice, avanzano l’ipotesi, avvalorata anche dall’articolo del ’49, che le ragioni del successivo abbandono possano risiedere nella scelta di Sturzo di rimanere ai margini della polemica modernista in cui fu coinvolto Blondel, in seguito alla pubblicazione de L’Action.

Il lavoro di scavo della Fabriziani ci riconsegna l’immagine di un sodalizio intellettuale forte e ispirato dalla comune ricerca delle ragioni più intime della libertà e del suo responsabile esercizio nella prospettiva antropologica cristiana. In tal senso, di grande utilità si è rivelato l’ampio carteggio, svoltosi dal 1924 al 1940, tra don Luigi e il fratello Mario, arcivescovo di Piazza Armerina, oltre che filosofo e teologo. Scrive a tal proposito l’autrice: «si è potuto accertare che, nel periodo dell’esilio londinese, in cui Luigi torna a coltivare gli “studi prediletti” di filosofia, in un clima di fervore culturale […] diverse sono le tesi blondeliane a cui don Sturzo presta viva attenzione».

A sostegno di questa tesi, l’autrice porta a testimonianza gli stessi protagonisti, i quali dal 1934 al 1939 intrapresero una vivace corrispondenza, da cui scaturì una profonda amicizia, oltre che una solidarietà filosofica e politica che segnò entrambi i pensatori e, nel caso del sacerdote siciliano, contribuì alla maturazione della sua teoria politica, sviluppata nelle opere teoriche fondamentali: La società. Sua natura e leggi, pubblicata in francese nel 1935, Chiesa e Stato del 1937 e La vera vita del 1943.

Con particolare riferimento alla prima opera, il trattato nel quale Sturzo espone la sua «sociologia del concreto», è qui che possiamo rintracciare la tesi blondeliana che probabilmente ha maggiormente influenzato la teoria politica sturziana: la «dualità irriducibile» che si esprime in ogni fenomeno del reale e che fornisce il substrato filosofico che conduce Sturzo a elaborare le categorie politiche del «dualismo» e della «diarchia».

Nella monumentale opera Chiesa e Stato, Sturzo cita direttamente l’opera di Blondel, giudicata come la forma di pensiero più idonea a superare la dicotomia tra Cristianesimo ed umanesimo, operata dall’età moderna. In quest’opera, di carattere storico-sociologico, Sturzo intende dimostrare la sua teoria della diarchia e «Stato» e «Chiesa» rappresentano, rispettivamente i due principi: il monista e il trascendente, che interferiscono tra loro e danno vita a sempre nuove implementazioni diarchiche.

Con questo lavoro la Fabriziani ci consente di andare all’origine del pensiero di uno dei maggiori teorici politici contemporanei, di cogliere le ragioni filosofiche che mossero Sturzo nella direzione del popolarismo, le cui implementazioni sul piano istituzionale hanno profondamente segnato il continente europeo, restituendolo alla libertà e alla democrazia, dopo l’abominio del totalitarismo statolatrico.

Flavio Felice

Pubblicato su Avvenire ( CLICCA QUI )

About Author