«Credo che questo libro sia un dono prezioso, perché ci indica una strada e la concreta possibilità di percorrerla, a livello individuale, comunitario e istituzionale: la transizione ecologica può rappresentare un ambito in cui tutti, da fratelli e sorelle, ci prendiamo cura della casa comune, scommettendo sul fatto che, consumando meno cose e vivendo più relazioni personali, varcheremo la porta della nostra felicità…». 

Sono parole di Papa Francesco tratte dall’introduzione al libro “Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità” (2023, Libreria Editrice Vaticana – Slow Food Editore), scritto dal padre gesuita Gaël Giraud e dall’agnostico Carlo Petrini.
«Mi sembra qualcosa di bello – scrive il Papa – vedere un credente e un agnostico che si incontrano e, che pur partendo da posizioni differenti, portano avanti una conversazione intensa e costruttiva».
Una conversazione che diventa «il manifesto di un futuro plausibile per la nostra società e il nostro stesso pianeta, così minacciato dalle conseguenze nefaste di un approccio distruttivo, colonialista e dominatore sul creato».
Secondo Papa Francesco, con questo libro i due autori mostrano, con ampiezza di esempi, come il consumo spinto all’eccesso e lo spreco elevato a sistema costituiscano «il male della contemporaneità».
Nello stesso tempo gli autori individuano nell’altruismo e nella fraternità le premesse indispensabili per costruire un futuro equilibrato e pacifico.
«Per chi ha un orizzonte di fede e per quanti non lo hanno – sottolinea il Pontefice – la fraternità umana e l’amicizia sociale, dimensioni antropologiche alle quali ho dedicato l’ultima enciclica “Fratelli tutti”, devono diventare sempre di più la base concreta e operativa delle nostre relazioni: a livello personale, comunitario e politico».
Spiega Papa Francesco che la lettura di questo testo gli ha generato «un vero e proprio “gusto” del bello e del buono, cioè un sapore di speranza, di autenticità, di futuro».
Si tratta di un libro che costituisce una sorta di «narrazione critica» rispetto alla situazione del mondo globalizzato.
«Da un lato i due autori elaborano un’analisi motivata e stringente del modello economico-alimentare in cui siamo immersi, il quale, per rifarsi alla celebre definizione di uno scrittore, “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente”; dall’altro propongono diversi esempi costruttivi di cura del bene comune e dei beni comuni, che aprono il lettore a uno sguardo di bene e di fiducia sul nostro tempo. Critica di ciò che non va, racconto di situazioni positive: l’uno con l’altro, non l’uno senza l’altro».
Il Pontefice racconta di essere stato particolarmente colpito dalla critica al modello dominante secondo il quale il PIL (Prodotto Interno Lordo) è un idolo a cui sacrificare ogni aspetto del vivere comune: sia che si parli di ambiente, sia che si parli di diritti o di dignità umana.
«Mi ha molto colpito – scrive il Papa – che Gaël Giraud abbia ricostruito il modo in cui storicamente il PIL si è affermato come unico parametro per giudicare la salute dell’economia di una nazione. Egli afferma che questo è avvenuto durante la stagione del nazismo e che il punto di riferimento era rappresentato dall’industria delle armi: potremmo dire che il PIL ha un’origine “bellica”. È un’altra prova di quanto sia urgente sbarazzarsi di questa prospettiva economicistica, che sembra disprezzare il lato umano dell’economia sacrificandolo sull’altare del profitto come metro assoluto».
Secondo Papa Francesco, uno dei principali meriti del libro è costituito dal dialogo tra i due autori: un confronto che arricchisce, una conversazione che diventa occasione di crescita e che supera il fondamentalismo che sbarra la strada alla novità.
Si tratta, dunque, di un ottimo esempio sul modo di condurre la ricerca della verità. E a tale proposito, il Papa cita le parole del beato martire Pierre Claverie, Vescovo di Orano: «La verità non la si possiede, e io ho bisogno della verità degli altri».
«Mi permetto di aggiungere – sottolinea il Papa – che il cristiano sa che non conquista la verità, ma semmai è lui a essere “conquistato” dalla Verità, che è Cristo stesso».
Antonio Gaspari
Pubblicato su www.orbisphera.org

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