La voce del Papa si è levata ieri a nome di tutto il mondo dinanzi al Crocefisso miracoloso della peste del 1522 e all’immagine della Madonna Salus populi romani.
Hanno molto colpito le deserte Piazza San Pietro e la sovrastante Basilica. Quel vuoto sotto la pioggia esprimeva un grandioso anelito alla moltitudine. Una lacuna riempita dalla forza della preghiera del nostro Pontefice e di tutti i milioni di spettatori, uniti attorno a quella figura bianca che rappresentava la fragilità, ma anche la forza di un’umanità intenzionata a ripartire dalla Fede, dalla Carità e dalla Speranza.
Il silenzio, le lunghe pause di riflessione di Francesco divennero eloquenza interiore, sedimentazione del pensiero, preghiera persino più sofferta ed accorata.
Poi, è ripreso il tourbillon della politica con tutto il suo carico di semplificazioni, sciovinismo, strumentalizzazioni, mancanza di ragionevolezza.
Così, è giunta a proposito la voce del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, capace di farci trovare riuniti attorno a chi combatte una battaglia improba.
Il Presidente ci ha fatto due precisazioni importanti. La prima, è che il mondo ci guarda: “ molti Capi di Stato, d’Europa e non soltanto- ha detto – hanno espresso la loro vicinanza all’Italia. Da diversi dei loro Stati sono giunti sostegni concreti. Tutti mi hanno detto che i loro Paesi hanno preso decisioni seguendo le scelte fatte in Italia in questa emergenza”.
Dunque, indirettamente, giunge la conferma di un’unità d’intenti che i massimi vertici del nostro Paese ribadiscono. Anche sulla base della valutazione di aver preso i giusti provvedimenti per sconfiggere il Coronavirus.
La seconda riguarda l’Europa: “Nell’Unione Europea, la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni”.
Non è quindi l’Europa intesa nella sua dimensione comunitaria a mancare di solidarietà. Bensì è l’esclusivo interesse nazionale perseguito da alcuni paesi a rendere complicato il raggiungimento di quegli accordi necessari per affrontare adeguatamente, e risolutamente, la drammatica crisi di questi giorni.
E’ ovvio che ognuno tiri acqua al proprio mulino e che, quindi, ci sia chi continua a strumentalizzare persino il Coronavirus per i propri fini politici. Costoro sorvolano sul fatto che, come sempre accaduto, il becero nazionalismo finisce inevitabilmente per divenire dirimpettaio di un altrettanto egoistico sciovinismo.
Come ci spiega Enrico Seta le questioni europee sono complicate e non possono essere affrontate a colpi d’accetta ( CLICCA QUI ). Non si racchiudono solamente nello scontro ideologico tra europeisti e sovranisti, come tendiamo a semplificare per avere a portata di mano la comprensione di cose molto più complesse.
In ogni caso, l’Italia è pure riuscita ad ottenere dei risultati nelle ultime ore: la Bce sta procedendo con il piano previsto per l’acquisto di 750 miliardi di titoli di stato di tutti i paesi, compreso quelli greci cui fu legata una delle pagine più brutta dell’austerità imposta nel decennio scorso, e il superamento di tutti i limiti previsti finora per le emissioni nazionali e sovranazionali.
La Commissione europea e l’Ecofin hanno deciso per la sospensione del cosiddetto Patto di stabilità al fine di consentire la “flessibilità necessaria a prendere tutte le misure che sostengono salute, protezione civile ed economia anche attraverso un’azione di stimolo aggiuntivo, discrezionale e coordinato”.
Certo, ha ragione il presidente Mattarella: “Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse”.
Le iniziative comuni si avviano con la ragionevolezza e seguendo il metodo della mediazione. Non certamente, per quanto riguarda l’Italia, seminando nel Paese un facile, ma solo strumentale sentimento antieuropeo. L’impegno dev’essere, invece, e ritorno ad Enrico Seta ( CLICCA QUI ), quello di lavorare attorno ad un “europeismo ragionevole”.
Certe battaglie dovrebbero essere indirizzate con intelligenza e capacità contrattuale contro tutti gli estremismi nazionalistici e i tanti interessi costituiti, evidentemente attivi nell’utilizzare persino il Coronavirus per aiutare chi vuol far naufragare l’Europa nel momento di maggior bisogno.
Giancarlo Infante