I pezzi della guerra temuta da Papa Francesco rischiano di collabire in fretta o, addirittura, precipitare in un unico scenario bellico nel quale i conflitti si intrecciano in una matassa inestricabile.

Sta venendo meno ogni punto di riferimento e l’imprevedibilità di Trump rende tutto ancor più scivoloso ed ingovernabile. Perfino il G7 va a pezzi.

E’ sempre più difficile immaginare che dietro l’umore balzano di Trump sia nascosta – come hanno sostenuto fin qui taluni “trumpiani” d’assalto di casa nostra – in una piega che solo lui conosce, chissà quale strategia capace di risolvere d’un tratto il vespaio di conflitti e di tensioni che si vanno moltiplicando.

L’America farebbe bene ad aver paura di sé stessa e della sua stessa superiorità militare. Quanto più è grande la forza di cui si dispone, tanto più dovrebbe essere saldo il polso di chi la governa. E, purtroppo, non è il caso di un Trump che appare sempre più stordito. Fino al punto di aggrapparsi a Putin che, nei suoi confronti, giganteggia in quanto a lucida determinazione nel condurre un gioco infernale.

Trump mostra di non possedere neppure le categorie fondamentali per leggere, interpretare e condurre, per la sua parte rilevante, le sorti del mondo e piccona le stesse fondamenta su cui si è retto fin qui l’ordine democratico dell’Occidente. Non vale più nessuna regola, se non la logica del potere e la brama degli affari.

L’Europa balbetta e si mostra ancora una volta impotente. Se fosse vero che Giorgia Meloni può godere di una speciale considerazione da parte di Trump, sarebbe il momento di spenderla.

Domenico Galbiati 

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