Ricorre oggi – 23 agosto – il centesimo compleanno di Giancarlo Puecher, partigiano cattolico, milanese, catturato dai fascisti a Ponte Lambro e fucilato ad Erba, nel territorio comasco del Triangolo Lariano.

Prima Medaglia d’ oro della Resistenza conferita dopo la Liberazione, se n’è andato, a vent’ anni, in pace con Dio, con sé’ stesso e con la propria coscienza di italiano e di soldato, con i propri familiari. In pace con i suoi stessi carnefici, ai quali si rivolge, perdonandoli – “….non sanno quello che fanno….” – nella sua ultima lettera-testamento, scritta poche ore prima della fucilazione, avvenuta nella notte, nei giorni della vigilia del Natale ‘43.

Muore da “patriota” ed è, infatti – sostiene – l’ amore per l’ Italia che ha amato troppo, ad averlo spinto sulla strada della Resistenza. L’ Italia, la Patria umiliata e ferita dall’ oppressione nazi-fascista.

A Milano ha conosciuto e frequentato Luigi Meda che fu poi eletto all’ Assemblea Costituente, figlio di Filippo, figura eminente del movimento cattolico tra Ottocento e Novecento, parlamentare, ministro del Tesoro e delle Finanze nell’ immediato primo dopoguerra. Puecher frequenta anche Davide Maria Turoldo.

La sua partecipazione alla “lotta di liberazione” ha esattamente questo respiro, non nasce da un presupposto politico o ideologico, ma dall’ intima ribellione di un giovane dalla coscienza limpida, libero, interiormente libero.
Nato da una famiglia cattolica, benestante ed aristocratica, la sua attenzione va agli umili ed agli oppressi. Il padre lo seguirà nel supplizio a Mauthausen, dove morirà di stenti il 7 maggio 1945, due giorni dopo la liberazione del campo da parte delle truppe americane.

E’ per la Patria intesa come comunità di ideali, di valori morali e civili che Giancarlo Puecher offre la vita, perché se Dio ha permesso questo accadere – ad un tempo, oscuro e luminoso – della sua vicenda umana, vuol dire che c’è un disegno che trascende la sua persona ed a cui è bene consegnarsi.

Il Centro Culturale che a Milano reca il suo nome e ne mantiene viva la memoria, è stato per decenni luogo privilegiato di ispirazione e di incontro per tanti giovani democratici-cristiani che sono invecchiati senza scordare la sua lezione.

Domenico Galbiati

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