Ieri sera, dopo la notizia su quello che è stato presentato come l’avviso di garanzia per Giorgia Meloni, dei ministri Nordio e Piantedosi e del Sottosegretario Mantovano, più di un amico ci ha chiesto se saremmo intervenuti sul caso. La risposta immediata è stata “no” per la poca serietà di come subito hanno prese le mosse le reazioni a quella che è solo una “dovuta” comunicazione da parte della Procura di Roma a seguito di una denuncia da parte di un privato cittadino.

Non è serio impossessarsi dei microfoni nazionali sulla base di una “non verità”. Perché a Giorgia Meloni non è giunto alcun avviso di garazia, ma una comunicazione prevista dalla Legge.

E’ solo un gran polverone in cui non vogliamo, almeno in questa fase, infilarci. Anche perché c’è chi si lamenta delle cosiddette “fake news” ma non esita a praticarla anche a dispetto del proprio ruolo pubblico che richiederebbe ben altro stile. E la prima conseguenza potrebbe essere quella che Piantedosi e Nordio evitino di presentarsi oggi in Parlamento per dare spiegazioni sulla controversa vicenda della liberazione e organizzazione di un volo di stato per il generale libico ricercato dalla Corte Penale internazionale. Se così fosse, ma per rispetto dei coinvolti e delle istituzioni speriamo non lo sia, potremmo meglio capire anche l’intervento di ieri di Giorgia Meloni oramai intenzionata a giocarsi politicamente la carta dello scontro con la Magistratura percorrendo sentieri che abbiamo già conosciuto.

Dopo trent’anni ci risiamo di nuovo?

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