Il professor Giorgio La Pira e Don Luigi Sturzo, entrambi giganti del pensiero e dell’azione avviati ad un cammino di Santità, possono ben essere annoverate nel ristretto numero di “persone che hanno reso migliori i Giorni” secondo la celeberrima esortazione di Sant’Agostino: “Non chiedete al Signore Giorni migliori, chiedete al Signore persone che rendano migliori i Giorni”.

I due “cristiani siciliani” (riprendendo l’espressione con cui si presentò Giorgio La Pira ad Ho Chi Minh, e in questo senso estendendola a don Luigi Sturzo) ebbero momenti di acceso confronto, visioni divergenti su temi di politica economica e sul ruolo dello Stato, ma li accomunava una grande passione per l’agire politico come “una forma di carità” (Papa Pio XI).

                           LA VERA POLITICA

Nell’analizzare le fondamenta del pensiero politico del professor Giorgio La Pira e di don Luigi Sturzo, ritengo fondamentale – anche e soprattutto in ragione della grave crisi della realtà odierna- ripartire dal pensiero e dall’ispirazione di fondo di queste due luminose figure del pensiero e dell’azione politica cattolica del Novecento.

Più vicini di quanto comunemente si creda, oggi ci inviterebbero a riprendere tutti INSIEME -con determinazione- lo stesso “programma sociale, economico e politico di libertà, di giustizia e di progresso nazionale, ispirato ai principi cristiani” (Statuto, art. 1) del Partito Popolare.

Proviamo a trovare gli elementi in comune

LA POLITICA

Giorgio La Pira: La politica convoglia verso il fine ultimo dell’uomo tutte le attività; in essa soltanto si integra il bene individuale … l’unica cosa che sovrasta la politica è l’attività interiore di preghiera, di contemplazione e di amore… esige una generale e profonda revisione e trasformazione dei concetti, dei fini e dei metodi della teoria politica e dell’azione politica. Esige in particolare l’abbandono della metodologia teorica e pratica del machiavellismo (ordinato alla divisione e alla guerra) e l’assunzione della sola metodologia teorica e pratica capace di edificare, nella unità e nella pace, una società nuova, proporzionata a questa nostra epoca. (Testo di La Pira G., in Opera Madonnina del Grappa (a cura di), «Il Focolare», Firenze).

Don Luigi Sturzo: Ma cos’è mai questa politica, che così in fretta e a gran voce da tanta parte del genere umano viene ripudiata e maledetta? Deve essere di sicuro…indegna del consorzio degli uomini per bene…Eppure la politica non guasta, ma rivela gli uomini Le occasioni-si legge nell’imitazione di Cristo– e le tentazioni non rendono fragile l’uomo, ma mostrano quale egli sia, quanto valga.”(L. Sturzo, Il Partito Popolare Italiano, Zanichelli, vol. II, p.78)

La politica è fare del bene riunito in uno Stato, o città, o provincia, o classe, o partito. Tutto sta nel modo di lavorare, nello scopo e nei mezzi …. La politica è per sé un bene: il far politica è, in genere, un atto di amore per la collettività…Il fare una buona o cattiva politica, dal punto di vista soggettivo di colui che la fa, dipende dalla rettitudine dell’intenzione …l’amore del prossimo in politica deve stare di casa…non consiste né nelle parole, né nelle moine: ma nelle opere e nella verità. (L. Sturzo. La vera vita. Sociologia del soprannaturale (1943), Bologna 1960,247)

 SCHIERATI CON GLI OPERAI 

Giorgio la Pira: Nello spirito dell’enciclica “Mater et Magistra” (15 maggio, 1961) di Giovanni XXIII. (“Lo Stato, la cui ragion d’essere è l’attuazione del bene comune nell’ordine temporale, non può rimanere assente dal mondo economico; deve esser presente per promuovervi opportunamente la produzione di una sufficiente copia di beni materiali, “l’uso dei quali è necessario per l’esercizio della virtù” , e per tutelare i diritti di tutti i cittadini, soprattutto dei più deboli, quali sono gli operai, le donne, i fanciulli..) come sindaco, grazie al suo intervento, la vicenda della fabbrica di Rifredi si concluse con l’assunzione  dello stabilimento da parte dell’ENI di Enrico Mattei e nacque così “Il Nuovo Pignone”: un’impresa che assumerà dimensioni internazionali.

Fu un esempio di positiva gestione del sistema delle partecipazioni statali nell’economia mista italiana. Una rinascita ottenuta grazie anche allo spirito di solidarietà fra tutti i lavoratori “questi lavoratori – disse la Pira (nei giorni terribili della paura dei licenziamenti alla fine del 1953)- sono come monaci aggrappati alle pietre del loro convento”.

Un anno più tardi, decise di requisire la Fonderia delle Cure alla periferia di Firenze per affidarla in gestione agli operai riuniti in cooperativa.

Don Luigi Sturzo: In linea con la Rerum novarum di Leone XIII sono convinto della necessità di una partecipazione non conflittuale degli operai al capitale e agli utili delle imprese. L’Italia sarà la prima nazione che adotterà nuovi sistemi di associazione fra capitale e lavoro….togliere al capitale il suo anonimato e la sua irresponsabilità, e creare all’operaio un ambiente morale e una tranquillità economica. Occorre riavvicinare gli uomini fra di loro, padroni e operai, capi di stato e cittadini, classi e classi, popoli e popoli, per rompere i vincoli di schiavitù che si vanno formando, come cerchi infrangibili.( “Miscellanea londinese”- Seconda Serie dell’Opera Omnia-Vol.VI-pagg.275-278)

Ci furono momenti di forte tensione e di visioni divergenti sul piano economico.

Alla domanda: Quale deve essere la parte dello Stato nella economia del Paese? Quali i limiti dello statalismo? Quali sono i doveri della iniziativa privata nei confronti della economia nazionale e della Società? Le loro risposte

Giorgio la Pira: “Le aziende di Stato e parastatali costituiscono, direttamente o indirettamente, la spina dorsale della organizzazione dello stato. …E’ necessario pilotare il sistema economico (il che è strutturalmente diverso “dall’assorbire” il sistema economico): pilotarlo in guisa da realizzare il “pieno impiego” di tutti i fattori della produzione.

Solo così lo Stato si adeguerà, nel campo economico, al fine che gli è segnato dal “valore della persona umana”.

Questo valore è tale da esigere lo sradicamento totale della disoccupazione! In una società autenticamente umana e cristiana non devono esserci disoccupati: ite et vos in vineam meam!  (intervista del 1954)

Don Luigi Sturzo: ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali-la famiglia, le classi, i comuni-che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private.

Ammetto l’intervento propulsivo dello Stato, quando manca qualsiasi possibilità immediata di serie iniziative private, l’intervento integrativo quando l’iniziativa privata non è sufficiente; nego invece l’intervento statale a tipo monopolistico che precluda, in parte o un tutto, l’iniziativa privata (Idrocarburi e avvenire economico del Paese, Senato della Repubblica 8 Giugno 1955 )

SEMPRE IN  DIFESA DEI POVERI

 Giorgio La Pira: Dove c’è un povero calpestato, dove c’è un debole percosso, dove c’è un oppresso offeso, dove c’è l’incubo della disoccupazione, un licenziato, dove c’è uno che soffre, ivi c’è il Signore (S. Matteo XXV,34 seg.): e dove c’è il Signore- per la Sua grazia-ivi siamo noi! E fermamente. ( lettera ad Edilio Rusconi, Direttore del settimanale “Oggi”.15 dicembre 1953)…

Un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti abbandona i poveri-sfrattati, licenziati, disoccupati e così via- è come un pastore che per paura del lupo abbandona il suo gregge ( Lettera ad Ettore Bernabei, Direttore del “Giornale del mattino”, 12 febbraio 1955) .

Don Luigi Sturzo: Sento sempre più il dovere cristiano e sacerdotale di essere con gli umili, con i sofferenti, i perseguitati, per una causa di moralità e di giustizia, che influirà nella nostra vita italiana.

La nostra assenza darebbe causa vinta agli avversari della religione e metterebbe questa a lato dei potenti e a difesa degli oppositori e dei violenti.

Occorre pregare assai che il Signore guardi benignamente la patria nostrs e quindi i cattolici nelle gravi difficoltà presenti (P. Stella, Luigi Sturzo Sacerdote, Pegaso editore, Caltagirone 2000, p.120; con nota p.127)

PER UNA DEMOCRAZIA OPEROSA

 Giorgio La Pira: Non bisogna battersi per la “democrazia elettorale”, ma per il pane delle creature senza pane, compreso anche il pane della libertà-non quelle delle chiacchiere-ed il pane spirituale: ma alle creature senza pane e senza casa non si può rispondere: scusi, sa, ma viva la democrazia!

Noi siamo non per la democrazia imbelle e chiacchierona – destinata al crollo, anzi già finita- ma per una democrazia operosa, sostanziosa, fatta di opere sociali rilevanti destinate ad elevare -con la casa e col lavoro- la reale dignità della persona umana (lettera ad Eugenio Artom, 4 ottobre 1953)

Don Luigi Sturzo: La democrazia nel nostro programma la sento come un istinto, è la vita del pensiero nostro. I conservatori sono dei fossili per noi, siano pure cattolici: una tendenza popolare nazionale animata da quei principi morali e sociali che derivano dalla civiltà cristiana, come informatrice perenne e dinamica della coscienza privata e pubblica. Il nostro è un partito democratico e quindi di libertà, giustizia e progresso, che importa l’abolizione di tutti i privilegi dovuti al censo, alla posizione sociale, alla cultura, e quindi la partecipazione di tutti i ceti, particolarmente quelli popolari, alla vita dello Stato.

LA MISSIONE DEL CATTOLICO

Giorgio La Pira: Il Cattolicesimo è per questo l’infallibile depositario della Parola di Dio: non si limita ad una sterile critica dei testi o ad una disattenta e arbitraria interpretazione intellettuale della Carità…. E’ azione, cooperazione fattiva di Dio e dell’uomo: gettare mille ponti che permettono il passaggio della terra a Dio. Il Signore vuole che ogni uomo esperimenti-sia pure in minima parte-le delizie della santità e inizi l’ascesa della scala mistica che Gesù Cristo pose tra la terra e il cielo. ( lettera allo zio Luigi Occhipinti,14 settembre 1925)

Don Luigi Sturzo: La missione del cattolico in ogni attività umana, politica, economica, scientifica, artistica, tecnica è tutta impregnata di ideali superiori perché in tutto ci si riflette il divino. Se questo senso del divino manca, tutto si deturpa: la politica diventa mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto e alla truffa, la scienza si applica ai forni di Dachau, la filosofia al materialismo e al marxismo, l’arte decade nel meretricio.

I cattolici devono rivendicare l’esistenza dell’ordine giuridico basato sulla morale e al di sopra delle passioni nazionali, delle violenze di partito e di conquista. (G. De Rosa, Sturzo Luigi in Dizionario Storico del Movimento Cattolico in Italia, vol. II, I Protagonisti, ed. Marietti 1982)

IL MEDITERRANEO, SORGENTE INESTINGUIBILE DI CREATIVITA’

Giorgio La Pira: Noi pensiamo che il Mediterraneo resta ciò che fu: una sorgente inestinguibile di creatività, un focolare vivente e universale dove gli uomini possono ricevere le luci della conoscenza, la grazia della bellezza e il calore della fraternità. La congiuntura storica che viviamo, lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una Misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi: – liberare i valori tradizionali dagli stereotipi che li mummificano, – sostenere in tutte le occasioni la causa dell’Uomo contro le forze che lo opprimono e ostacolano la sua riuscita, – contenere la smisuratezza del potere e delle passioni, – in breve, lavorare per la realizzazione simultanea di un mondo fatto a misura d’uomo da uomini fatti a misura del mondo.”

 Don Luigi Sturzo: Il mezzogiorno continentale e le isole hanno la loro zona nel Mediterraneo, e sono non solo il ponte gettato dalla natura fra le varie parti del continente europeo in rapporto alle coste africane ed asiatiche, ma il centro economico e civile il più adatto allo sviluppo di forze produttive e commerciali e punto di interferenza degli scambi …

Il mezzogiorno può risorgere; se (si badi al se) la politica che la nazione italiana, non solo i governi ma la nazione italiana, saprà fare, sarà una politica forte e razionale, orientata al bacino mediterraneo, cioè atta a creare al Mezzogiorno un hinterland che va dall’Africa del nord all’Albania, dalla Spagna all’Asia Minore…il risorgimento meridionale non è opera momentanea e di pochi anni…è opera lunga, vasta, e che come spinta parta dagli stessi meridionali.

IL VALORE DELLA LIBERTA’

Giorgio La Pira: Desiderio di libertà: il più vitale fra i desideri dell’uomo. Più è violato più si rinvigorisce; perché la libertà è una fortezza impendibile, nella quale saldamente si rinserra la personalità dell’uomo.

Se comanda l‘uomo e non la legge, la libertà è alla mercé dell’arbitrio di chi comanda; se comanda la legge la libertà è saldamente garantita; perché la legge precisa immutabilmente i confini entro i quali può liberamente operare.

Don Luigi Sturzo: La libertà si conquista sempre; non è un dono gratuito di Dio, è un dono oneroso che importa doveri e che impegna alla difesa. La libertà non è divisibile; buona nella politica o nella religione e non buona nell’economia o nell’insegnamento: tutto è solidale. Vedo che certi cattolici solidali ora sarebbero disposti ad abbandonare la libertà economica e non comprendono ch’essi così abbandonano la libertà in tutti i campi, anche quello religioso (L. Sturzo, Miscellanea londinese,162-163).

IL LORO TESTAMENTO

GIORGIO LA PIRA  

Giorgio La Pira pirografava nel cuore l’accorato appello di Gesù : “tutto quello che avete fatto ai minimi dei fratelli l’avete fatto a me”.

Con la forza della sua logica radicale deduceva: “Quando sarò giudicato non potrò dire: Signore! Non sono intervenuto per non turbare il libero gioco della forza di cui consta il sistema economico: per non violare la norma ortodossa della circolazione monetaria, ho lasciato nella fame alcuni milioni di persone”. Fra l’altro, se adducessi questa scusa, io imputerei al Redentore una cosa grave: cioè che Egli mi abbia imposto un fine da perseguire, sapendo che non avrei trovato i mezzi per perseguirlo”.

 LUIGI STURZO

“Chiedo perdono a tutti perché verso tutti avrò mancato non per perverso volere (avendo amato tanti amici e avversari con l’amore cristiano del fratello), ma sia per le mancanze nell’adempimento dei miei doveri umani e sacerdotali, per la vivacità delle mie polemiche (sempre dirette al bene ma umanamente difettose e manchevoli) assicurando a tutti che da parte mia non ho mai avuto risentimento per le offese ricevute e di aver perdonato quelli che mi hanno offeso o trattato male, disprezzato e insultato, assicurando loro di avere anche pregato per loro… ”

Nino Giordano

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