Dopo aver assistito all’uscita di scena dell'”avvocato del popolo”, Giuseppe Conte, la cui immagine è andata decrescendo di qualità, insieme ai risultati, mentre crescevano le difficoltà critiche in modo esponenziale, quello presieduto dall’ex banchiere, arcinoto al mondo, economista allievo di Federico Caffè e del premio Nobel, Franco
Modigliani, sarà il 68.mo Governo repubblicano, e l’ennesimo, il quarto esecutivo (sesto se consideriamo che anche Giuseppe Conte è un “tecnico” prestato alla politica) con a capo una personalità della cosiddetta società civile (ma perché quella che non propone leader sarebbe incivile?), cioè non eletto a rappresentare la volontà popolare in Parlamento; il governo Europeista, nonostante la presenza della Lega già fautrice di “Italexit”, governo del “commissariamento” della politica, s’è detto, che durerà con molte probabilità fino al termine della XVIII Legislatura
o, in alternativa, si paventa fino alla conclusione del mandato presidenziale del Capo dello Stato, qualora Draghi, superato brillantemente l’esame di “salvatore della Patria”, venisse individuato, scelto ed eletto prossimo Presidente della Repubblica.
Il governo nascituro  non può definirsi in assoluto “governo tecnico”, bensì di solidarietà nazionale o addirittura dei “migliori”. Una tal qualificazione ci fa ritornare con la memoria agli studi classici, al Governo degli ottimati ed  alla “aristocrazia” della antica Grecia che atteneva alla formula del governo di una casta di famiglie “elette” o nobili: speriamo davvero che, per assurdo, non si debbano ricercare i migliori necessariamente al di fuori delle (sorde) aule parlamentari, sarebbe forse un assunto tutt’altro che dimostrabile. Quindi, un Governo che parte grazie ad una sorta di “benedizione” dal colle più alto della capitale (non “l’alto colle”, come dicono ormai erroneamente i nostri commentatori tv), con l’approvazione preventiva di larga quota della popolazione italiana e con obiettivi prioritari, già prefissati con chiarezza e fermezza dal Presidente Mattarella, che sono i seguenti:
a) emergenza sanitaria, b)rilancio e ricostruzione economica,
c) coesione sociale iniziando dal sistema scolastico.
Il raggiungimento di tali obiettivi sarà possibile se i partiti o meglio i Gruppi parlamentari si dimostreranno, concretamente, responsabili in sede di attuazione del Programma di governo, che sarà debitamente illustrato dal neo-presidente Draghi e sarà indispensabile, anche, una particolare efficienza nonché efficacia che possano garantire sia la qualità del PNRR e sia il rispetto dei tempi tecnici, come imposti dall’U.E. che, proprio nei giorni scorsi, ha deliberato attraverso il Parlamento tanto i criteri quanto le modalità del Piano di finanziamento concessoci in tema di “Recovery fund”.
Dunque, gli esami che attendono il nascituro esecutivo inizieranno nella prima seduta pubblica in Parlamento ove esso si presenterà a chiedere la fiducia, una volta superato quello relativo all’eterogeneità della composizione della compagine governativa – mai così ampia, dopo l’Assemblea costituente del 1946. E tutti attendiamo proprio il
documento che non è dato sapere chi dovrà studiare, elaborare e condividere quel Programma di governo, credibile da parte degli organismi comunitari e aderente oggettivamente agli obiettivi da perseguire; e nei prossimi mesi come dotare la macchina amministrativa italiana di misure e provvedimenti attuativi in senso stretto di quanto sarà approvato dal Parlamento in seguito all’atto della fiducia al Governo Draghi.
Se è decisamente apprezzabile la procedura adottata, di fedele osservanza del dettato costituzionale in merito alla nomina dei ministri da parte del Presidente incaricato (risulta essere la prima volta, in assoluto, senza dover concordare le nomine con ogni partito o peggio corrente partitica!), è anche facile previsione che il “presidente”
Draghi, esperto vero di economia e di sistemi istituzionali europei, sarà in grado di guidare, dirigere, coordinare e dare impulso all’attività governativa per un programma di sviluppo sostenibile, resilienza, ammodernamento delle infrastrutture e delle telecomunicazioni; ma sarà meno semplice adottare misure economiche per la piccola/media impresa, per le “start-up” e una riforma fiscale pienamente condivise, specialmente nel campo del “welfare state” per il rilancio del III settore, provvedimenti capaci di motivare le giovani menti e braccia della popolazione e comunque di restituire non solo la speranza, ma prospettive reali di lavoro, anche e soprattutto in un momento difficile, se non drammatico, come quello attuale in cui si parla tanto di sostenibilità e transizione.
A proposito di quest’ultima da tradurre in un super-ministero del territorio, dell’ambiente e dello sviluppo economico sostenibile, difficilmente fattibile, utile ad accompagnare il Paese verso la “green economy”, mi auguro che non si affronti con superficialità lo studio di un’ipotesi di riforma istituzionale.  Piuttosto si riesca, in modo
organico e complessivo, a ricomprendere tutte le competenze, sia pur marginali, di un tale dicastero che si estendono dal MINAMBIENTE al MIT, Min. Lavori Pubblici Infrastrutture, Sviluppo Economico, Politiche agricole e forestali ed in ultima analisi anche MIBACT.
Chi, come il sottoscritto, è da sempre (quasi 40 anni) impegnato ecologicamente, con serietà e senz’alcun interesse se non quello della “cura della casa comune” (v. Enciclica “Laudato sì” del 2015) confida nelle migliori intenzioni del Presidente incaricato; ma deve ricordargli che in Italia quello dell’ambientalismo è concetto alquanto vago, specie se
abbinato alla sostenibilità, al “green” ecc. e che “non ci facciamo mancare nulla”… sotto l’aspetto della criminalità organizzata dato che esiste, già da lunghi anni, un fenomeno definito “ecomafia” in primis dalla competente Commissione parlamentare d’inchiesta e che certamente certe società, non meglio identificate per ora, si staranno già leccando i baffi per i loro, abbondanti appetiti che già incombono su talune procedure VIA, affidate da anni alle stesse “imprese” specializzate nel settore.
Michele Marino

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