Avevo quasi completato uno scritto con alcune riflessioni sugli “imperi”, quando ho avuto modo di leggere l’intervento dell’amico Domenico Galbiati, casualmente sullo stesso argomento, qui su Politica Insieme (CLICCA QUI).

Nel suddetto articolo, che sembra avere un titolo freudianamente rivelatore, si parla di “imperi del male” che, nel tempo, vengono così appellati, alternativamente, a seconda dei diversissimi, e spesso, opposti punti di vista. Gli imperi di cui parla Galbiati sono quelli coinvolti nelle vicende belliche contingenti: in realtà, i due protagonisti attuali non hanno mai del tutto abbassato la guardia fin dal 1945, accumulando testate nucleari per la bisogna. Con la benemerita eccezione di Pratica di Mare, quando la Russia partecipava addirittura alle riunioni NATO, in attesa di farne parte, e i nuovi russi muovevano all’attacco delle belle ville italiane e occupavano i nostri porti con pericolosissimi e lunghissimi yacht.

Poi qualcuno ha deciso di boicottare la pace sul Pianeta, coinvolgendo scientemente la divisa e sottomessa Europa, per interessi di vario tipo, a volte inconfessabili. Dopo aver finanziato, per ammissione, la rivoluzione di Piazza Majdan di Kiev (non dimenticando la Georgia), come atto finale quel qualcuno ha deciso di firmare questa sua volontà ossessiva con la distruzione del Nord Stream 2, come dimostrato dal giornalista, più volte premio Pulitzer, Seymour Hersh (CLICCA QUI). L’articolo di Hersh è stato per lo più bellamente ignorato dalla nostra stampa, troppo spesso schierata. Il motivo ultimo di quell’atto di sabotaggio, simbolico, ma non solo: recidere il naturale e fortissimo legame che aveva unito Germania e Russia, che era stato creato dal visionario contributo di Brandt, Kohl e Schroeder, giganti della storia, al cui confronto l’attuale dirigenza tedesca è di una penosa irrilevanza e imbelle sudditanza. Ci si chiede a quali e quanti ricatti sia sottoposta, o forse bastano a spiegare tutto le tante basi militari USA (70, meno però delle 120 che sarebbero presenti in Italia), tutte schierate (anche) contro un nemico (altrui) che non voleva attaccare, anzi portava doni (CLICCA QUI).

Ricordo che molti anni fa, alla consueta conferenza annuale al Cremlino, con circa duemila giornalisti da tutto il mondo, ad un giornalista statunitense che gli chiedeva conto dell’aggressività russa, Putin rispose:” Noi abbiamo due basi militari fuori dai confini, gli USA 1000 e spendono dieci volte più di noi in armamenti: chi è allora l’aggressivo?”.

Poiché, per pura coincidenza, anche nell’intervento che stavo preparando si parlava di imperi, mi riallaccio adesso alla narrazione di Galbiati e mi riferisco a ben quattro imperi, aggiungendone però uno del passato, l’Impero Romano (di cui è utopico, ma non proibito, sognare il ritorno, certamente in altre forme), e uno del futuro possibile, quello cinese. Altra inusuale coincidenza “imperiale”, e sappiamo che spesso le coincidenze non sono casuali, un amico mi manda un messaggio in cui cita l’impero Romano (ma aggiungo anche, e mi scuso per la digressione frivola, una mia visita presso la storica, ottima e consigliabilissima Pasticceria Impero di Bologna, anche in questo caso casualmente, e dopo molti anni!).

Viviamo tempi bui, ma ci è comunque ancora concesso di sognare, ed allora, chiaramente in chiave fantapolitica, voglio riprendere la tesi utopica, ma non necessariamente distopica, di Giorgio Agamben, forse il più noto filosofo italiano vivente (CLICCA QUI).

Cosa ci propone Agamben? Nientemeno che la costituzione di un “Impero Latino”, promosso dalle tre grandi nazioni latine (Italia, Francia e Spagna), in accordo con la Chiesa Cattolica e aperta ai paesi del Mediterraneo. Questo pensiero, di certo non molto comune, è in realtà in sintonia con quello di altri pensatori, tra cui Massimo Cacciari. La premessa necessaria per questa riscoperta, spiega il filosofo, è che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovino un legame con i propri luoghi e le proprie tradizioni culturali, e si proiettino nell’idea di una cittadinanza europea, incarnata non in un parlamento o in oscure commissioni, ma in un potere simbolico, simile in qualche modo a quello del Sacro Romano Impero. Ecco quindi evocato il “terzo impero”.

La provocazione di Agamben, ripresa da Marcello Veneziani, parte dall’inconsistenza politica dell’Europa, destinata a suo dire al dissolvimento e all’autodistruzione, ma soprattutto fa una riflessione sul cambiamento di paradigma del capitalismo, l’unico e incontrastato impero vigente nel nostro tempo globale. Il filosofo sostiene che il modello capitalistico che si va consolidando non è più quello occidentale, che conviveva con lo stato di diritto e le democrazie borghesi, ma la sua variante comunista, collegato cioè ad un regime politico statalista totalitario, caratterizzato da alienazione dei rapporti umani e da un controllo sociale senza precedenti: ecco allora, ancora in fieri, il “quarto impero”. Questo modello unifica, in una sola figura, i due “mostri” che hanno dominato la seconda metà del Novecento, capitalismo e comunismo, ed è quindi naturale che possa spaventare non poco.

Ecco allora, ma questa è una mia riflessione, che possiamo vedere, in questo ipotetico nuovo ordine delle cose, null’altro di più di quanto è stato elaborato e poi annunciato in più riprese al World Economic Forum di Davos: fine dell’egemonia americana, mondo multipolare e modello cinese come nuovo standard. L’Europa, alla luce di queste ipotesi, tutte da verificare sul campo, forse dovrebbe rendersi autonoma, e impostare una politica improntata finalmente a favorire i propri interessi. Dovrebbe forse decidere, furbescamente, di essere terza nel, secondo alcuni inevitabile, confronto diretto USA-Cina, ricordando quale sia lo status del terzo tra due litiganti. Ma una sua vera statura di grande potenza ci potrebbe essere solo se la Russia vi fosse inglobata, essendo cristiana e storicamente impregnata di cultura europea, anzi avendo fattivamente contribuito alla sua evoluzione. Come auspicato da San Giovanni Paolo II, Papa polacco, e questo significa molto, si sarebbe dovuta costituire l’Europa da Lisbona a Vladivostock, ricordando quello che non si sarebbe mai dovuto dimenticare, che cioè Mosca è la terza Roma e che forse stiamo sbagliando alleanze: ma forse si è ancora in tempo a recuperare.

Cercando poi di avere una visione reale e concreta dell’attuale situazione, forse il normale buon senso dovrebbe indurci ad ascoltare due esperti della materia, ovvero i Capi di Stato Maggiore degli eserciti italiano ed USA (CLICCA QUI). Il numero uno delle Forze armate italiane, Cavo Dragone, ha affermato: “Non possiamo permetterci un conflitto congelato nel cuore dell’Europa”. Parole sovrapponibili a quelle di Mark Milley, che da tre mesi predica prudenza e segnala il fatto che in questa guerra non ci possono essere vincitori. Cavo Dragone si pone alcune domande: “Avremmo potuto avere una maggiore possibilità nel proporre dialogo e inclusione? Dovremo fare un esame di coscienza per capire se la comunità internazionale poteva dare delle risposte in questo senso”. Finalmente, si comincia a parlare di esame di coscienza e ad ammettere che la genesi della guerra, in realtà iniziata nel 2014, ma forse addirittura nel 1945, vede enormi colpe da parte di tanti attori, e a dirlo sono due figure autorevolissime. Tradotto: fermiamo il treno finché siamo in tempo. O per qualcuno siamo forse di fronte ad altri due “putiniani” mascherati?

Restando nel campo dei sogni, per concludere, facciamone allora uno più grande, più utopico e volutamente provocatorio. Faccio riferimento alla frase finale di una poesia di Gabriele D’Annunzio scolpita sulla nave “Puglia” incastonata sulla collina del Vittoriale degli Italiani: ”Signore, fa che tutti i mari del Mondo diventino Mare Nostrum”. Quale la genesi un simile auspicio? Sono stati i giapponesi tempo fa ad affermare (e loro hanno un vero Imperatore) che l’unico popolo che, a detta loro, sarebbe idoneo a governare il Pianeta sarebbe quello italiano, proprio perché in realtà non siamo interessati alla cosa, ma lo faremmo solo per senso del dovere. Quindi Impero Romano rivisitato, o forse potremmo meglio definire questa entità Sacra Federazione Umanistica Romana, sotto l’auspicio della Chiesa di Roma e di concerto con tutte le altre chiese coinvolte, per riaffermare la primazia umanistica e culturale del mondo erede della civiltà greco-romana-cristiana. Quindi, un po’ come la filosofia di INSIEME, né di qua né di là, ma avanti per la nostra via ispirata cristianamente, facendo tesoro di quelle radici che l’Europa non aveva voluto accettare come fondanti.

Un sogno utopico, ma che avrebbe anche il compito di superare quella che Galbiati descrive come “la voglia di Putin di tracciare una linea di demarcazione addirittura “antropologica” tra due umanità, come se il conflitto militare non solo sia funzionale al confronto tra democrazie ed autocrazie e diretto a scomporre il quadro complessivo delle relazioni internazionali, ma, in qualche modo, alluda, appunto, a due umanità distinte, quasi ontologicamente separate”. E chissà che in futuro tale proposta, oggi puramente utopica, non possa nascere dalla costituente Piattaforma popolare (CLICCA QUI).

Avevo di fatto concluso queste libere riflessioni quando, ringraziando il superlativo Maurizio Blondet (CLICCA QUI), ho letto un documento ufficiale del Ministero degli Esteri Cinese del 20 Febbraio che ha dell’incredibile, ad iniziare dal titolo:” L’egemonia USA e i suoi pericoli” (CLICCA QUI). Allego solo la traduzione delle conclusioni, da cui si evince la durezza di un vero e proprio “J’accuse”, ma data l’importanza forse epocale delle tesi esposte sarà necessario un esame approfondito dell’intero testo.

“Mentre una causa giusta – dicono i cinesi- ottiene un ampio sostegno da parte del suo sostenitore, una causa ingiusta condanna il suo persecutore a essere un emarginato. Le pratiche egemoniche, prepotenti e bullizzanti di usare la forza per intimidire i deboli, prendere dagli altri con la forza e il sotterfugio e giocare a giochi a somma zero stanno causando gravi danni. Le tendenze storiche di pace, sviluppo, cooperazione e mutuo vantaggio sono inarrestabili. Gli Stati Uniti hanno umiliato la verità con il loro potere e calpestato la giustizia per servire l’interesse personale. Queste pratiche egemoniche unilaterali, egoistiche e regressive hanno attirato critiche e opposizioni crescenti e intense da parte della comunità internazionale.

I paesi devono rispettarsi a vicenda e trattarsi da pari a pari. I grandi Paesi dovrebbero comportarsi in modo consono al loro status e prendere l’iniziativa nel perseguire un nuovo modello di relazioni tra Stato e Stato caratterizzato dal dialogo e dalla partnership, non dal confronto o dall’alleanza. La Cina si oppone a tutte le forme di egemonismo e di politiche di potere, e rifiuta l’ingerenza negli affari interni di altri paesi. Gli USA devono condurre un serio esame di coscienza. Devono esaminare criticamente ciò che hanno fatto, abbandonare la loro arroganza e il loro pregiudizio e abbandonare le pratiche egemoniche, prepotenti e bullizzanti”.

Il giorno dopo la Cina ha pubblicato la sua proposta per la sicurezza globale:” Documento Concettuale dell’Iniziativa di Sicurezza Globale (GSI)”, e il 25 la sua proposta di pace in 12 punti (CLICCA QUI).

Anche questo un documento da studiare attentamente, ma leggendo l’articolo di Maurizio Blondet ci si può fare un’idea iniziale e constatare che è in atto un profondo mutamento dello stato del Pianeta, confermando quanto scritto sopra. Curiosamente, mentre tutti si affannano a spiegare che solo gli ucraini devono decidere del loro destino, poi si premurano di giudicare inadatte le proposte cinesi, mentre al contrario a Kiev si dichiara che comunque è un buon inizio.

Un’ultima annotazione: a Berlino un comitato aveva posizionato un carro armato russo catturato davanti all’ambasciata russa. Un cittadino ha preso l’iniziativa di ricoprire il carro armato con 2000 rose: bene, è un bel segnale che ci fa sperare sul fatto che l’umanesimo resiste in Europa (CLICCA QUI).

Massimo Brundisini

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