Nelle scorse settimane (il 25 giugno) la Commissione per la garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali ha presentato la sua relazione annuale. L’andamento degli scioperi nei servizi pubblici essenziali nel corso del 2020 non era il tema principale. Nel 2020 gli scioperi sono prevedibilmente crollati, anche per effetto dei provvedimenti di moratoria degli scioperi adottati dalla Commissione. In breve nel 2020 sono stati proclamati 1.472 scioperi, rispetto ai 2.346 dell’anno pre-Covid, il 2019. Per interventi della Autorità, o per revoche spontanee, gli scioperi effettuati sono scesi a 895 rispetto ai 1.463 dell’anno precedente. La particolarità dell’anno 2020, e presumibilmente sarà così anche per il 2021, rende poco significativo soffermarsi sugli andamenti quantitativi.
La Commissione per la garanzia sugli scioperi offre però numerosi spunti di approfondimento, che vanno dal timore di un autunno con una forte insorgenza di scioperi, alla tendenziale estensione dei servizi pubblici che si ritengono essenziali. Questa ultima constatazione è legata nella relazione di Santoro-Passarelli soprattutto alle particolari esigenze emerse a causa della Pandemia e delle misure adottate per contenerla. Sarà un tema da riprendere, perché l’estensione dei servizi pubblici che si ritengono essenziali può mutare anche per effetto di cambiamenti delle strutture dei mercati e della consapevolezza degli utenti.
Non mi soffermo neanche sulla graduatoria dei settori più sensibili: trasporti (e, nell’ordine, trasporto pubblico cittadino, aerei, ferroviari), igiene ambientale, e così via. Forse la maggioranza degli utenti darebbe le risposte esatte senza compulsare statistiche.
La relazione approfondisce i temi, connessi, dell’effetto annuncio della proclamazione di uno sciopero e della necessità di una verifica della rappresentatività dei sindacati. Accade infatti che in qualche settore ci siano anche trenta sigle sindacali. Accade perciò che uno sciopero proclamato da una sigla minore e al quale aderirà poi circa l’1% del personale interessato, basti però – a causa dell’annuncio – a condizionare i comportamenti degli utenti e a destabilizzare i servizi (non mando i figlia a scuola, perché ho sentito che c’è uno sciopero, anche se poi la scuola si svolgerà regolarmente ovunque; prendo l’auto, perché c’è uno sciopero dei mezzi, anche se poi i mezzi circoleranno). Anche uno sciopero revocato lascia una scia di effetti negativi.
La relazione estende la questione, citando i circa 900 CCNL depositati al CNEL e la maggioranza dei quali non è stipulata dalla associazioni maggiormente rappresentative. Qui si annidano anche i tristi fenomeni dei contratti dumping e pirata. Si sostiene “l’opportunità di un contributo di chiarezza in materia di rappresentatività sindacale. In altre parole, l’opportunità di regole certe, rafforzate dal dovere di influenza sindacale verso i propri iscritti, che diano maggior sostegno alla contrattazione collettiva, nella prospettiva di una sua efficacia erga omnes e che, contestualmente certifichino la rappresentanza delle associazioni datoriali”.
Non sono problemi facili. Non è preoccupante che non vengano risolti velocemente, è preoccupante non registrare un impegno leale, tenace e costruttivo per mettere a punto soluzioni efficaci e che neutralizzino le controindicazioni che vengono da qualche parte (non ignorandole, ma sempre con scelte efficaci).
Altro esempio: il salario minimo. C’è nella maggior parte dei paesi europei, è ancora tabù da noi (di fatto, nonostante periodiche dichiarazioni programmatiche), lasciando persistere situazioni di sotto remunerazione o di vero e proprio sfruttamento. Le difficoltà di risolvere un problema non giustificano il disimpegno dalla ricerca delle soluzioni.
È vero che non dobbiamo incrinare un sistema di contrattazione collettiva esteso e collaudato, che ha svolto e svolgerà una funzione importante in Italia, ma intanto si deve lavorare per far diventare erga omnes i CCNL stipulati tra parti con adeguati requisiti di rappresentatività. Nei settori dove non ci siano contratti idonei alla efficacia erga omnes è una grave omissione non costruire una soluzione appropriata di salario minimo (anche di applicazione minima di altri istituti?)
Due brevi corollari. Chi è contrario a grossolane tentazioni di ‘disintermediazione’ e coerentemente sostiene e valorizza il ruolo dei corpi intermedi, deve però attendersi e sollecitare da parte delle associazioni di rappresentanza dei lavoratori e delle imprese una maggiore disponibilità ad innovare negli obiettivi e nella responsabilità. Ne beneficerebbero, oltretutto, in rappresentatività, autorevolezza e reputazione.
Ci sono poi questioni sulle quali la politica non può giocare solo di rimessa rispetto alla iniziativa demiurgica del Governo. Molte questioni sociali appaiono oggi abbandonate. È vero che le “riforme” connesse al PNRR sembrano riempire tutto l’orizzonte politico. Ma sono le riforme sufficienti per validare il PNRR, non tutte quelle necessarie per trasformare l’Italia e imprimere una vigorosa e durevole spunta di sviluppo. Un confronto sui fatti, aperto a una partecipazione ampia, e non episodica, potrebbe mettere in campo altre energie della società italiane, far maturare soluzioni delle quali abbiano pure bisogno.
Vincenzo Mannino

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