Nessuno, dicono, vuole il “governo tecnico”. Ma tutti ne parlano. Una delle tante stranezza che, spesso, prende i nostri politici. I quali, oramai, ci hanno insegnato che dicono tante castronerie, ma non lo fanno mai a vanvera. Nell’ultimo anno è stato un vero e proprio florilegio. E, così, non vale la pena neppure stare a rimandare alla memoria cose clamorose o meno che ci hanno confortato in questo convincimento.
Sulla questione è intervenuta persino la Presidente del Consiglio. Subito seguita ruota da Guido Crosetto che, di fatto, può essere considerato il suo più prezioso alleato dentro Fratelli d’Italia. Qual era il bisogno di scagliarsi contro l’ipotesi di un “governo tecnico”? Certo, non è una cosa fatta a freddo. Perché sono settimane che si ha l’impressione che questo Governo potrebbe finire per dimostrare di avere le gambe di argilla. Ma la maggioranza ha tale un ampio margine che difficilmente la caduta o un rimpasto possano venir provocati da questioni interne. Che pure ci sono. Non è un caso se la Lega ha fatto trapelare l’idea di andare ad un cambio di alcuni ministri. Guarda caso collocati in quota Fratelli d’Italia e Forza Italia. Poi, conosciamo bene le qualità “da mercante” di Matteo Salvini magari tentato di continuare con le sue numerose punture di spillo nei confronti della Meloni su svariati temi. Dai migranti al Ponte di Messina. Tutto considerabile interna alla logica degli alleati – concorrenti.
Ed è ovvio prendere buona nota di come, alla fine, pure Salvini si sia deciso a parlare contro l’ipotesi di un “governo tecnico”, ma solo dopo svariate ore che la Meloni e Crosetto si erano decisi a fare la voce grossa. Ora, nella ridda di dichiarazioni quotidiane, che ci inondano senza pietà, bisognerebbe che qualcuno si prendesse la briga, ammesso che ne valga la pena, di andare a vedere se le dichiarazioni del capo della Lega siano venute dopo che anche le opposizioni si sono dette contrarie a questa ipotesi ripetendo il mantra del “rispetto del voto degli elettori”. Ovviamente, per noi restano tutti in buona fede.
Quello che ancora una volta dobbiamo constatare è che, pure in questa occasione, ci sia sia messi lancia in resta nei confronti di potenziali e sconosciuti nemici che starebbe dietro questo piano. Il nostro è un Paese dove regna la logica del complotto e dei “molti nemici, molto onore”. La Meloni se la sarebbe presa con un’entità indistinta: “quelli del superbonus”. Ora, a parte che per il superbonus, e sempre con il suo piglio barricadiero, al tempo del Governo Draghi, si era spesa anche lei, non si riesce a capire, o almeno a noi mancano informazioni al riguardo, se davvero esista un’organizzazione di una tale fatta e se un complotto sia in atto. O, se invece, il complotto, come nel caso degli scafisti e dello spread, ce lo s’inventa di sana pianta e diventa un pretesto per inviare messaggi di vario genere. Intanto propagandistici per non far mancare la propria dose giornaliera di affermazioni “assertive” da far propalare ai telegiornali sempre più ridotti a strumenti degni del vecchio Minculpop.
Poi, vi è il proprio riottoso popolo. Evidentemente diviso tra i “governisti” ad ogni costo e quelli che vorrebbero partire da questo Governo per attuare chissà quali nostalgici sogni di gloria. Infine, i nemici esterni. O quelli che si vedono tra la foschia della debolezza creata dall’oggettiva difficoltà propria dei nostri tempi: Soros e la Germania che c’imbottiscono di migranti, sorvolando sul fatto che, doverosamente, in un colpo solo sembra che abbiamo già accolto dallo scoppio della guerra più di 173 mila ucraini, in aggiunta agli oltre 22o mila già presenti alla fine del 2021. In più, oltre che le Ong, si mettono di traverso anche i magistrati che hanno già cominciato a contestare la legittimità del provvedimento appena varato dal Governo in materia di detenzione e di rimpatri. Tema su cui in molti, compreso noi, hanno espresso subito delle riserve di natura costituzionale (CLICCA QUI
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E poi ancora abbiamo la Commissione europea che c’ha creato, e ci sta creando, non pochi problemi in materia di applicazione del Pnrr e versamento in ritardo delle relative tranche. Ovviamente, la colpa è di Bruxelles e non della confusione provocato con l’inopinato scioglimento delle Camere dello scorso anno e i mesi di ritardo inevitabilmente seguiti, oltre che ai ripensamenti sul Piano di ripresa e di resilienza. Peccato che parliamo di quella stessa Commissione da cui ora dipende lo sforamento di bilancio predisposto da Giorgetti. E quest’ultimo da Ministro del Tesoro ha ovviamente paura che, a suon di evocarli, i nemici si materializzino davvero. E su le cose che più contano.
Sappiamo bene che tutto dipende dalla campagna elettorale in corso in vista delle europee. Ma la Meloni pensa davvero di potere andare avanti per le lunghe con un Governo e una maggioranza che l’elmetto sembrano averlo incorporato, più che indossarlo?