Adesso, tutti si attribuiscono l’elezione di Sergio Mattarella. In realtà, come ha ricordato ieri Giuseppe Sacco (CLICCA QUI) il “bis” di Mattarella è stato chiesto, prima, dal popolo italiano e, poi, da un crescente numero di parlamentari in evidente polemica con i capi partito.

Nel corso della scorsa settimana abbiamo assistito a tanti svarioni e a taluni atteggiamenti che definire scomposti è davvero un eufemismo. Anche per ciò che riguarda il rispetto di quelle norme, magari non scritte, ma che sono entrate a far parte della “cortesia istituzionale” da seguire in frangenti delicati come quelli che concorrono alla scelta di una posizione tanto importante qual è, ad esempio, la scelta del Capo dello Stato.

La ciliegina sulla torta è stata posta da alcuni capi di partito quando, intenzionati a chiedere direttamente al Capo dello Stato di rimanere al proprio posto, si sono detti disponibili a salire al Colle ed essere loro stessi gli ambasciatori del messaggio. Inevitabile la lezione di stile venuta da Mattarella che ha richiesto, invece, che la delegazione fosse composta dai capigruppo di Camera e Senato i quali, stando alla lettera e allo spirito della Costituzione, sono gli unici titolati a parlare a nome dei parlamentari.

Piccole cose che confermano come nel degrado in cui si è piombati siamo affidati a personaggi davvero “in cerca d’autore”, a dispetto del ruolo cui i loro partiti, purtroppo, li hanno chiamati. E’ forse proprio da questo che si dovrebbe partire: dall’abc costituzionale.

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