Sarà pure un momento di transizione quello che viviamo, ma intanto il rischio di distruzione della democrazia rappresentativa, vissuto per poco più di un anno, sembra per il momento superato.
Da una parte, c’era la tentazione nazionalistica (“prima gli italiani”) e quanto ne conseguiva con il livore anti Europa, il no euro, la flat tax a debito, i seicentomila rimpatri forzati in un mese, e altri sogni e follie populiste e sovraniste. Dall’altra, si evocava la volontà di superare la funzione parlamentare in favore di una fantomatica democrazia diretta (che non esiste in nessuna parte del mondo) e malcelate intenzioni di rovesciare le tradizionali alleanze occidentali.
Sopratutto, si è risentita per la prima volta nella cronaca dell’Italia repubblicana la richiesta dei “pieni poteri” ad un uomo solo al comando, come negli anni trenta di infausta memoria, accompagnata da appelli contro i giudici e contro il Parlamento.
Ce n’era abbastanza per sentire i barbari alle porte tanto da richiamare alla memoria la splendida poesia di Konstantin Kavafi, il grande poeta greco del nostro tempo:
“Perchè tanta inerzia in Senato?
e perchè i senatori siedono e non fanno leggi?
Oggi arrivano i barbari
Che leggi devono fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.”
Ma come nella poesia, il pericolo sembra per il momento scampato:
“Si è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più”
Lasciamo da parte i barbari che per ora fanno altro: affollano i tweets , apprezzano proclami piazzaioli e dichiarazioni aggressive e non tollerano il dissenso, spalleggiati dai titoloni dei loro più faziosi giornali di parte.
Il fatto che non abbiano prevalso non significa certo che tutto sia risolto. Ma almeno prevale la volontà di governare le complessità del Paese invece di utilizzarle con la propaganda. Prevale il dialogo costruttivo e dignitoso con i partners europei. Prevalgono le relazioni con i nostri alleati occidentali. Prevale il rispetto reciproco con i corpi intermedi della società e dello Stato.
Anche se il pericolo è scampato, rimane il rischio perchè è certo che i barbari, nella loro ossessiva ricerca del consenso a tutti i costi, non solo non perderanno nessuna occasione per incunearsi in tutte le inevitabili difficoltà del governo ma continueranno a suscitare le solite paure agitando i fantasmi delle immigrazioni incontrollate, del presunto vassallaggio a Bruxelles, della pressione fiscale. A meno che nel loro accampamento non cominci ad affiorare la convinzione che fare politica non si esaurisce nella abilità di fare propaganda all’infinito. Una lezione già c’è stata, e non è detto che tra loro siano pochi coloro che la politica la sanno fare specialmente nei loro Comuni e nelle realtà locali.
E’ presto anche per parlare di un nuovo bilateralismo. L’attuale alleanza di governo non può dirsi di centro-sinistra per l’imprevedibilità del M5S e per la composizione quasi tribale del PD. Come è difficile immaginare un centro-destra dove la Lega raccoglie il trenta per cento dei voti e gli altri due partiti insieme superano appena il dieci per cento. D’altra parte è facile constatare che non solo in Italia le alleanze oggi si compongono o si scompongono con una volatilità che non sorprende più nessuno. Meglio quindi concentrarsi sui programmi, far prevalere il senso dello Stato e tutelare le istituzioni. Con i tempi che viviamo sarebbe già un successo.
Guido Puccio