Il Cardinale Ladislav Nemet, Arcivescovo di Belgrado, ha raccontato ai giornalisti quel che Papa Leone XIV avrebbe detto nel corso della cena del dopo Conclave per spiegare ai porporati, che lo avevano appena eletto al Soglio di San Pietro, la scelta del proprio nome. Le sfide portate al mondo moderno dal lavoro e dalla digitalizzazione avrebbero avuto il ruolo più importante sulla decisione.
Sarebbe, quindi, pienamente confermato il riferimento, per il nome scelto dal Cardinale Prevost, a Leone XIII che, oltre un secolo fa, si pose il problema della Rivoluzione industriale e del nascente capitalismo moderno. Delle fabbriche alienanti e dello sradicamento di milioni e milioni di persone che, allora, dettero vita a vere e proprie migrazioni, anche se in gran parte all’interno dei paesi che cominciavano ad industrializzarsi.
Avremo una Rerum Novarum adattata ai nostri tempi? In una fase del cammino della storia, in cui i processi economici e produttivi non si limitano ad un’aggravamento delle condizioni umane, ma giungono a far parlare di quel “transumanesimo” che, in realtà, significa una vera e propria, e pressoché totale disumanizzazione?
Una visione alternativa -o meglio sarebbe dire correttiva, mitigatrice, equilibratrice, pari a quel che fu con la prima enciclica sociale- all’Intelligenza Artificiale lasciata libera fino alle estreme conseguenze, all’ingegneria genetica, alla gestione ed al controllo del Cosmo come mai prima accaduto. Quando cioè lo Spazio non riguarderà più solamente la proiezione dell’uomo verso l’infinitamente grande, ma finirà per ripiegare direttamente sui problemi degli uomini, delle loro connessioni, del loro evolvere verso una piena dimensione digitale.
Per Leone XIV un’impresa davvero titanica a fronte di quel che ci prospetta il mondo. Sulla scia dei primi tentativi da parte di Francesco e della Chiesa da lui lasciata alla guida di Prevost. E sarà interessante vedere all’opera un Papa teologo, ma anche matematico. Qualcuno ritorna pure oggi sulla conciliabilità tra scienza e fede. Dimenticando che già Galileo diceva che la Matematica era il linguaggio utilizzato da Dio per scrivere l’Universo. Un Galileo che ebbe particolari problemi in particolare con l’ordine degli Agostiniani tra le cui fila si è formato e cresciuto Papa Leone XIV. E ciò rende il tutto più intrigante.
Vi sono, dunque, tanti elementi di continuità in Papa Leo, come già è chiamato il nuovo pontefice in tutto il mondo anglosassone, e la possibilità che con lui si giunga alla definizione di una specifica Pastorale rivolta all’umanità immersa nel pieno della interconnessione. Incalzata -persino scavalcata- dall’Intelligenza Artificiale e dal suo impetuoso meccanismo di calcoli, di progettazioni, di allargamento della conoscenza. Ma anche dal rischio di ritrovarsi in una civiltà “umanoide” e di fronte a tutte le inevitabili conseguenze per gli aspetti demografici, militari e la possibilità, persino, di manipolare l’essere umano in tutti i sensi, cerebrali, fisici e comportamentali; taluno azzarda anche ciò che riguarda coscienza e sentimenti. Un terreno su cui il bene con appena pochi passi può trasformarsi in male se non in autentiche catastrofi per il genere umano. Un terreno che pone ancora di più il tema delle relazioni tra le diverse comunità etniche, religiose e tribali che compongono l’Umanità. E, dunque, quello degli squilibri sociali ed economici tra paesi, e all’interno dei paesi, in una maniera potenzialmente mai resa possibile come oggi.
Il Cardine Nemet, forse proprio pensando a ciò, ha anche aggiunto un commento che lega Leone XIV ad un altro Papa Leone, il Magno, e a Francesco. Quando ha affermato, questo è quanto riportato dalla stampa, che se “Francesco parlava ai lupi” ora ci sarà un Leone che i lupi li sconfiggerà”. Evidente il riferimento all’altro Leone il Primo- appunto il Magno, colui che fermò Attila – alla guida del Papato nel pieno della disgregazione dell’Impero romano d’Occidente. Una disgregazione che, in qualche modo, mutatis mutandis, è già peraltro avvertita per l’Occidente dell’oggi. Incapace e tremebondo nel conciliare l’evoluzione tecnologica con l’essenza dell’Umanita.
Giancarlo Infante