E’ vero, ha ragione The New York Times. I cosiddetti “millennial” per la prima volta toccano con mano cosa significhi l’inflazione ( CLICCA QUI ). Un’inflazione che, tra l’altro, per una serie di motivi legati alla Covid- 19, con le conseguenze intervenute sulla produzione, sull’aumento dei costi dei trasporti e delle materie prime, è diventata velocissima.
Siamo pienamente, infatti, in una fase in cui pesa la crescita dell’indice dei prezzi al consumo. Che sembrano interessare, sia pure in modo non uniforme, quasi tutti i settori merceologici, in relazione anche alle carenze di manodopera, agli approvvigionamento delle materie prima o dei componenti che incidono fortemente sulla globalizzazione dei sistemi produttivi.
Molti analisti, e sembrava che fino ad ieri sulla stessa lunghezza d’onda si ponessero tutte le banche centrali e i responsabili della politica economica di molte nazioni, hanno considerato questa cui assistiamo un’inflazione non “strutturale”, ma momentanea. Una valutazione giustificata dall’analisi dei fattori che influiscono sulla lievitazione dei prezzi e sulle cause che impediscono all’offerta di far fronte alla domanda improvvisamente esplosa non appena è sembrato che, con il vaccino, ci si potesse trovare nella curva discendente del diffondersi della pandemia.
Dopo un lungo periodo nel corso del quale il prezzo di petrolio e gas sono stati tenuti bassi dal sensibile calo della produzione industriale di tutto il mondo e dal pressoché totale blocco dei trasporti aerei e marittimi durato alcuni mesi, si è registrato un balzo dei prezzi della benzina e del gas.
I trasporti hanno contribuito notevolmente all’impennata a causa delle mancate consegne di materie prime, di componenti e di prodotti finiti. Persino gli acquisti del Natale si stanno rivelando a rischio. Per la prima volta. una grande catena di supermercati britannici, Asda, ha direttamente noleggiato una nave cargo per rifornirsi in extremis di articoli festivi contenuti in 350 container pieni di giocattoli, vestiti e decorazioni. Insomma è il primo charter organizzato da un supermercato ( CLICCA QUI )
Il guaio per i “millennian” e per tutti noi è che l’inflazione galoppante, molto più alta dei livelli indicati ufficialmente, perché tutti i governi hanno l’abitudine d’intervenire sui cosiddetti panieri, rischia di non rivelarsi affatto momentanea. Così si spiega il recentissimo intervento del Presidente della Fed, Jerome Powell, il quale ha gelato tutti ed ha annunciato che al più presto sarà rivista la politica di sostegni all’economia messa in campo negli ultimi due anni ( CLICCA QUI ).
Sull’inflazione, del resto, si sta molto focalizzando l’amministrazione Biden che è davvero sorpresa per l’impennata dei prezzi ( CLICCA QUI ) che, fenomeno non a caso partito dagli Stati Uniti e che si sta oramai diffondendo in tutto il mondo.
Come sempre accaduto, l’inflazione si rivelerà un danno soprattutto per i ceti più poveri e per i paesi più poveri.
I primi, perché si vedono ridurre il loro potere d’acquisto. Ne faranno le spese soprattutto quelle categorie di lavoratori che, in nazioni come l’Italia, si trovano con salari mediamente più bassi della media europea e del resto del mondo occidentale. I secondi, perché costeranno loro molto di più tutti gli approvvigionamenti di materie prime e di prodotti che sono costretti ad importare, ma senza essere in grado di trasformarli, così come già risentono del vertiginoso aumento dei prezzi delle derrate alimentari. Visto che la carenza globale di fertilizzanti sta facendo salire i prezzi dei prodotti agricoli e lascia i paesi più poveri da soli ad affrontare la crisi.
Si tratta di economie che non possono reggere aumenti impressionanti, come quelli che ad esempio hanno interessato l’ammoniaca i cui costi sono saliti in un anno del 255%.