La crisi determinata dalla pandemia mondiale “Covid 19” sta avendo effetti molto negativi, al di là di ogni  fosca previsione. Nel 2020 per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, l’intera produzione mondiale subirà una diminuzione del suo valore assoluto; specificatamente, il prodotto interno lordo dei paesi europei più avanzati arretrerà perchè sono saltate le catene internazionali di creazione del valore.  Queste difficoltà si possono affrontare solo con un piano di solidarietà europea ,in grado di attivare volumi di risorse altrimenti non disponibili.

A questo proposito, va riconosciuto come , nonostante la resistenza del Paesi del Nord Europa, capitanati  di fatto dalla Germania e dall’Olanda , vi sia stata a livello UE una positiva reazione di sostegno all’Italia, attraverso la BCE. La difesa europea a breve termine ha così rafforzato l’azione governativa di immissione di liquidità nel sistema Italia, che è al centro della attuale manovra governativa .  Quest’ultima potrà disporre, tra breve, di strumenti europei nuovi e/o rinnovati  per finanziare ulteriori misure di sostegno all’economia italiana.

Il quadro potrebbe apparire favorevole ad una rapida ripresa della via dello sviluppo, ma non è così.  Per l’Italia c’è il rischio reale di una politica economica che si esaurisca nel soddisfare a 360° la complessa rete degli interessi degli operatori  in  un orizzonte di breve- brevissimo termine, dove predomina  la logica dei flussi finanziari a breve.

Va, infatti, sottolineato che il collasso dell’economia italiana  non sarà  scongiurato dalla disponibilità  a breve di  una elevata liquidità. Per evitarlo,  è necessario un legame di medio periodo tra l’attuale congiuntura e la ripresa  dei processi di accumulazione. A questo fine, vanno individuati e sostenuti tre motori di crescita economica.

Il primo è quello relativo alla ricerca e sviluppo e all’innovazione digitale.

E’ un settore dove va introdotta una novità abbastanza radicale con il cambiamento della modalità del fare ricerca nell’università e nei centri pubblici di ricerca . E’ indubbio che l’innovazione tecnologica sia oggi il principale motore della società. La conseguente manovra di sostegno è fattibile , potendo contare sulle elevate somme che lo Stato già eroga per finanziare l’attività di ricerca  svolta dai professori universitari e dai ricercatori, che hanno finora svolto  un’attività sostanzialmente individuale e senza vincoli specifici. Invece, questa attività andrebbe pilotata e organizzata  secondo un piano di priorità fissate dal Governo sulla base dell’interesse generale.

Il secondo motore della crescita riguarda la domanda pubblica. E’ necessario selezionare quei segmenti della domanda pubblica  che attivino lavoro diffuso per tutto il territorio nazionale, e che coinvolgano il numero più elevato di imprese.  Riguardano il settore  delle opere per la sostenibilità del territorio e dell’ambiente (manutenzione ponti, strade, opere antisismiche etc), opere da progettare secondo logiche di sistema, così da avere anche  ricadute sull’offerta delle infrastrutture turistiche. Va contemporaneamente accantonata la politica delle grandi opere, non funzionali per raggiungere gli obiettivi già detti.

Il terzo motore riguarda la sanità. Il coraggio evidenziato di recente da parte del personale medico e paramedico non è sufficiente a colmare le carenze di investimenti nel settore, e il ritardo organizzativo e tecnologico della sanità italiana. Vi sono importanti risorse UE a disposizione da impiegare secondo un piano coordinato tra Regioni e Governo.

Nel passaggio dal breve al medio termine non è consigliabile, a mio avviso, una manovra governativa a 360°. Prima di tutto perchè  non vi sono le risorse  professionali per gestirla, poi perché non bastano le risorse finanziarie per sostenere una spesa pubblica così elevata.

L’Italia deve puntare invece a  una politica selettiva, che realizzi un mix sistematico tra interventi  dello Stato nell’economia e forze del mercato , così da raccordare  la politica della liquidità immediata a quella strutturale, perché la ripresa  dello sviluppo economico è l’unica via per evitare  una  crisi esiziale del debito pubblico (la BCE non è eterna).

In quest’ottica, diventa strategica l’alleanza solidale dei Paesi dell’UE, in particolare per un sapiente utilizzo del Recovery Fund,  a sostegno dei tre motori di ricerca.

Roberto Pertile

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