Il Coronavirus ha solo reso più evidente quanto sia necessario avviare una rigenerazione di tutta l’Italia. Non può che essere compito esclusivo e preminente degli italiani, se davvero tengono alle loro sorti future. Nessun altro lo farà per loro, anzi.

Questo rinnovamento non può che partire dalla Politica. Quella con la P maiuscola indicata anche da Papa Francesco il quale non cessa di spendere il proprio pensiero e il proprio esempio in una estensione universale. Adesso, spetta a noi seguirlo e metterlo in pratica anche a casa nostra, nella nostra dimensione singola, familiare e di responsabilità pubblica.

Molto spinge nella società, nella vita civile e nell’economia a muoversi. Il quadro internazionale, le pesanti conseguenze della pandemia, la mancata soluzione di questioni storiche proprie dell’Italia e una pesante realtà economica e finanziaria, tra cui quella legata alla mancata crescita e al continuo aumento del debito pubblico, dovrebbero già di per sé rendere ovvie molte cose.

In realtà, vecchi  equilibri, l’incapacità a penetrare la complessità dei problemi mondiali e domestici, vecchie consuetudini dei politici nostrani, il germe dell’individualismo e la scarsa propensione a fare squadra, o a volerla fare solo salvaguardando il proprio tornaconto personale o di gruppo, creano resistenze e quasi mai le tanto proclamate buone intenzioni riescono a produrre fatti concreti e sostanziali.

Politica Insieme, nonostante il Coronavirus, ha proseguito lungo il percorso confermato nel corso dell’incontro che il 30 novembre dello scorso anno vide riuniti a Roma i sottoscrittori del Manifesto ( CLICCA QUI ). Da quel giorno, assieme ai numerosi altri gruppi e altre associazioni animati dall’intenzione di dare via a un “nuovo “soggetto d’ispirazione cristiana, aperto a credenti e non credenti, è stata ampliata la partecipazione in tutte le regioni, si è proceduto alla costituzione di gruppi di lavoro i cui primi risultati stiamo pubblicando, come è stato per quello sulle istituzioni, i processi d’innovazione e la Scuola.

Un documento politico programmatico racchiuderà tutto questo lavoro diretto all’individuazione degli interventi da proporre per una trasformazione del Paese, visto che la pluridecennale stagione delle cosiddette riforme, annunciate ad ogni piè sospinto, ha solo fatto peggiorare le nostre condizioni, a partire dagli anni ’80.

Questo documento troverà la condivisione da parte di tutte le amiche e gli amici che in questi mesi hanno manifestato l’intenzione di partecipare alla nascita di un nuovo partito o movimento e costituirà il vero terreno di confronto con singoli, gruppi e associazioni, o partiti, che già definiscono l’area di quanti si riferiscono alla tradizione del pensiero popolare e d’ispirazione cristiana.

Non è possibile altrimenti. Se non partire da qui, oltre che dalla piena e convinta adesione alla Costituzione e al Pensiero sociale della Chiesa. Non è possibile altrimenti essere credibili e rappresentare davvero un elemento di novità nella dialettica sociale e politica.

Siamo consapevoli che l’idea di dare vita a un partito “cattolico” è sbagliata, astorica e fuorviante e che anche la ricerca di una completa unità politica di chi è religiosamente ispirato non è cosa realistica da raggiungere, giacché il pluralismo costituisce una caratteristica pure del mondo dei cattolici e dei cristiani.

E’ necessario, inoltre, impegnarsi andando oltre la logica della collocazione aprioristica di schieramento. Destra e sinistra, che pure sono categorie mentali e esistono,  sono termini che richiamano in gran parte una stagione finita in Italia e nel mondo, anche se forti e distinti sono le tendenze verso il riflusso e la conservazione, oppure, la scelta ragionata dell’innovazione, che riguarda tante categorie dello spirito e della vita pratica, privata e collettiva.

Non ha più senso, così, continuare a guardare a un centrodestra e a un centrosinistra finiti entrambi in crisi profonda, al di là delle dichiarazioni televisive, come del resto dimostra il fatto che metà degli italiani non va alle urne da molto tempo. Manca loro tutti un radicamento nella realtà sociale del Paese. Continuano a seguire metodi e comportamenti che potremmo definire molto di quello cui ci ha fatto assistere il tramonto della cosiddetta “Prima repubblica”.

Su queste pagine abbiamo a lungo spiegato perché nessuna forza politica o movimento ci rappresenta. Non stiamo con il centrodestra e neppure con il centrosinistra. Al Governo guardiamo solo per quel che fa, senza alcun atteggiamento pregiudiziale, né di favore né di contrarietà. Lo consideriamo frutto di una fase di transizione verso quella attesa, vera, “Seconda repubblica”, possibilmente disegnata da una nuova legge elettorale.

Il nostro obiettivo è quello di andare con i sottoscrittori del Manifesto a organizzare l’Assemblea costituente. Cercheremo di farlo tra la fine del mese di luglio e i primi di settembre. In questo modo sarà possibile dare vita a un nuovo partito, questo è il termine comunemente proprio del linguaggio corrente. Un’occasione per costituire una novità anche per ciò che riguarda i contenuti, la sua articolazione territoriale e digitale, oltre le relazioni con il substrato sociale che costituisce l’unica vera sostanza di ogni iniziativa politica.

L’obiettivo non potrà essere la costituzione di un’organizzazione in cui semplicisticamente si fonde ciò che è già esistente e che non ha portato alcun frutto nel corso della lunga e deprimente stagione della diaspora. Non è possibile creare una novità perseguendo un accordo di vertice tra persone e gruppi che hanno fatto il proprio tempo.

Noi riteniamo che l’uso dell’espressione “rottamazione” sia riprovevole perché ha in sé un qualche cosa di disumano. Non intendiamo lasciare da parte nessuno o mortificare alcuno solo perché si è impegnato in precedenza nella vita pubblica. Crediamo, però, che la cifra di un’organizzazione politica intenzionata a lasciare un segno di novità e, con ciò, rispondere alle attese di trasformazione che animano gli italiani, debba essere segnata dalla generosità e dall’abbandono di ogni pulsione personalistica o dal voler mettere se stessi o la vecchia propria struttura d’appartenenza dinanzi a tutto e a tutti.

Il percorso avviato o sarà frutto di partecipazione o non sarà.

Detto questo, pensiamo di poter fare tutto da soli? Certo che no. Già oggi lavoriamo ad allargare un “recinto” che  va assolutamente delineato, ma che non concepiamo come un qualcosa di chiuso. Anzi, dovrà essere dinamico,  in continuo allargamento, ma sulla base della chiarezza degli intenti e della lealtà nei comportamenti.

Starà al nuovo soggetto politico uscito dall’Assemblea costituente allacciare relazioni, andare al confronto con tutte le associazioni, i gruppi e i partiti che si collegano all’ispirazione cristiana, ma anche ad altre organizzazioni d’impronta laica; se necessario, sottoscrivere alleanze nel mettere in pratica quello spirito della coalizione che è carattere peculiare della tradizione politica popolare e cristiano democratica.

Ancora una volta è bene ripetere il concetto che il nostro lavoro di questi ultimi anni si basa sull’intenzione di dare vita a una forza che sappia dare alla propria autonomia una valenza al tempo stesso forte e dinamica. Capace di produrre i contenuti di un Piano di rinascita nazionale. In grado di trovare nei territori la spinta necessaria, tanto più forte e convinta quanto la nostra gente di oggi, e quella che si avvicinerà, vedrà davvero la possibilità di un coinvolgimento pieno e non occasionale. Se riusciremo a dare spazio autentico a un diverso ceto politico e se le facce che il movimento presenterà saranno davvero nuove, indipendentemente dal dato anagrafico perché “nuovo” non significa giovane senza esperienza.

Giancarlo Infante

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