Il completo fallimento dell’iniziativa dei no-vax e dei no-pass di bloccare un notevole numero di stazioni ferroviarie italiane fa riflettere. In particolare su quest’abitudine da parte di giornali e televisioni di amplificare la portata di iniziative del tutto marginali. Fino al punto di “gonfiare” l’importanza di fenomeni che lasciano il tempo che trovano. Così, alcuni partiti vi corrono dietro con l’idea di raccogliere qualche consenso, di qualunque tipo esso sia. Con ciò facendo, perdendo gran parte del fondamento della loro pretesa di assurgere alla guida di una nazione evoluta come, nonostante tutto, resta l’Italia. Solo la ricerca di qualunque voto di protesta spiega perché ci sia chi ancora crede che la questione meriti una battaglia tanto speciale, fino al punto di mettere potenzialmente in agitazione la maggioranza e, persino, il Governo.

Come accaduto ieri. Mentre si confermava che le stazioni erano rimaste frequentate solamente dai normali passeggeri, gli sparuti estremisti contrari al green- pass hanno trovato un alfiere nell’onorevole leghista Borghi. Egli ha clamorosamente votato alla Camera contro il provvedimento del Consiglio dei ministri in materia, delibato con l’approvazione dei ministri leghisti.

L’on Borghi non è nuovo ad assumere atteggiamenti più estremisti persino del suo leader Matteo Salvini. Ce lo ricordiamo bene quando capitanava una ristretta pattuglia di anti Euro e anti Europa ai tempi della nascita del governo giallo – verde di Di Maio e di Salvini. Neppure quel Governo l’ascoltò. A maggior ragione quello dopo. Neppure Salvini gli ha dato un granché retta facendo esattamente il contrario nel momento in cui è saltato al volo sul predellino dell’autobus Mario Draghi diretto più spedito che mai verso l’Europa.

C’è da chiedersi se nella Lega sia davvero in atto uno scontro tra la cosiddetta anima “governativa” e gruppi di radicali.

Nel momento in cui Enrico Letta ha trovato nel contraddittorio voto di Borghi il motivo per battere il pugno sul tavolo dicendo che l’intera Lega era finita fuori della maggioranza, Salvini è dovuto intervenire facendo finta di difendere il suo deputato. Finta nel senso che lo ha sostenuto, ma mostrando in segno di sfida il delicato ramoscello di ulivo rappresentato dalla richiesta di distribuire, allora, gratuitamente i tamponi salivari. Un modo per salvare capra e cavoli?

Intanto, riflettiamo sulla grande politicizzazione della protesta contro decisioni rese necessarie da un pandemia che non molla, anche se indubbiamente fastidiose e che, in taluni casi, rendono più difficile mangiare nei ristoranti e bere nei bar, oltre che viaggiare con i mezzi pubblici, ha finito per ottenere l’effetto contrario.

Molta gente ha capito che il “green pass” ci vuole, così come la vaccinazione e il sottoporsi al test dei tamponi. Lo dimostrano le file che, almeno nel centro di Roma, continuano a formarsi nei pressi delle tende allestite dalle farmacie che applicano un costo calmierato.

La domanda che comunque resta è: cosa c’entra la politica con il Covid- 19? E perché sul fuoco continuano a soffiare soprattutto gruppuscoli di estremisti che formano uno strano miscuglio di anarchismo, individualismo ed estrema destra?  Vogliono esorcizzare la diffusione del virus? Oppure, utilizzare ogni occasione per dire la loro, in opposizione contro tutto e contro tutti? Un mistero. Bene fa Mario Draghi a far sapere che il Governo continuerà a tenere una linea ferma.

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